L’ottava edizione del Festival Lumière si è aperta in bellezza con un ospite speciale, Quentin Tarantino.
3 anni dopo aver ricevuto il Premio Lumière alla carriera, è tornato a Lione in veste di cinefilo per presentare una serie di film a cui è particolarmente legato: “E’ stato bello, molto eccitante, sono molto molto felice di essere tornato. E’ stato uno dei più bei festival. Qui puoi davvero guardare tutti i film. E’ pazzesco!”
Thierry Fremaux ha spiegato che lo spirito del Festival ruota intorno all’amore per il cinema e non ai personalismi: “Non è tornato a mani vuote, è tornato con una retrospettiva… è una carta bianca sul 1970 e lui ha detto che non è venuto in veste di cineasta, ha detto:” Non voglio che si parli di me, voglio che si parli dei film degli altri…”... e questo è lo spirito del Festival”
Tarantino aveva scelto Butch Cassidy e The sundance Kid per aprire il Festival e la sua retrospettiva speciale sul 1970…
Un altro ospite di tutto rispetto al Festival Lumière è stato il regista sud coreano Park chan-wook, uno dei prodigi della sua generazione. Ha tenuto una lezione e ha presentato una selezione dei suoi film, tra cui Old Boy, un thriller tutto suspence che gli era valso il Premio della Giuria a Cannes nel 2004.
Park Chan-wook, grande cinefilo, ha accettato subito l’invito al Festival Lumière, dedicato in buona parte ai classici del cinema: “Sono davvero un cinefilo come dite voi, e penso che questo festival sia fantastico perchè ci sono molti film classici o restaurati. Potendo scegliere mi piacerebbe vedere il maggior numero di film possibile. Qui c‘è davvero una scelta enorme. Di solito prefirisco i classici a i film contemporanei che escono adesso nelle sale”.
Altro personaggio di rilievo, il regista Nicholas Winding Refn che ha realizzato Drive con Ryan Gossling.
Ha presentato qui il suo secondo film, Bleeder, uscito nel 1997 ma raramente proiettato fuori dalla Scandinavia
Anche per lui il Festival Lumière è unico: “E’ una sensazione travolgente. Non mi sono mai trovato in un posto così intenso. L’amore per i film e l’apprezzamento, la celebrazione del cinema… E’ come un museo ma in costante evoluzione . E’ imparare il passato per capire il futuro”.
Il punto d’orgoglio del Festival Lumière è stata la consegna del Premio Lumière “Life time Achievement Award”, solitamente assegnato a un grande nome del cinema per la sua carriera. E per la prima volta è stata una donna, la Grande Catherine come la chiamano qui, a riceverlo. Visibilmente emozionata: “Essere qui con tutta questa gente, questi amici, tutti questi attori, registi, vedere tutti questi film,... tutto questo è molto emozionante per me, davvero…”.
Con lei sua figlia Chiara Mastroianni e da Roman Polanski, uno dei suoi registi preferiti.
3 anni dopo aver ricevuto il Premio Lumière alla carriera, è tornato a Lione in veste di cinefilo per presentare una serie di film a cui è particolarmente legato: “E’ stato bello, molto eccitante, sono molto molto felice di essere tornato. E’ stato uno dei più bei festival. Qui puoi davvero guardare tutti i film. E’ pazzesco!”
Thierry Fremaux ha spiegato che lo spirito del Festival ruota intorno all’amore per il cinema e non ai personalismi: “Non è tornato a mani vuote, è tornato con una retrospettiva… è una carta bianca sul 1970 e lui ha detto che non è venuto in veste di cineasta, ha detto:” Non voglio che si parli di me, voglio che si parli dei film degli altri…”... e questo è lo spirito del Festival”
Tarantino aveva scelto Butch Cassidy e The sundance Kid per aprire il Festival e la sua retrospettiva speciale sul 1970…
Un altro ospite di tutto rispetto al Festival Lumière è stato il regista sud coreano Park chan-wook, uno dei prodigi della sua generazione. Ha tenuto una lezione e ha presentato una selezione dei suoi film, tra cui Old Boy, un thriller tutto suspence che gli era valso il Premio della Giuria a Cannes nel 2004.
Park Chan-wook, grande cinefilo, ha accettato subito l’invito al Festival Lumière, dedicato in buona parte ai classici del cinema: “Sono davvero un cinefilo come dite voi, e penso che questo festival sia fantastico perchè ci sono molti film classici o restaurati. Potendo scegliere mi piacerebbe vedere il maggior numero di film possibile. Qui c‘è davvero una scelta enorme. Di solito prefirisco i classici a i film contemporanei che escono adesso nelle sale”.
Altro personaggio di rilievo, il regista Nicholas Winding Refn che ha realizzato Drive con Ryan Gossling.
Ha presentato qui il suo secondo film, Bleeder, uscito nel 1997 ma raramente proiettato fuori dalla Scandinavia
Anche per lui il Festival Lumière è unico: “E’ una sensazione travolgente. Non mi sono mai trovato in un posto così intenso. L’amore per i film e l’apprezzamento, la celebrazione del cinema… E’ come un museo ma in costante evoluzione . E’ imparare il passato per capire il futuro”.
Il punto d’orgoglio del Festival Lumière è stata la consegna del Premio Lumière “Life time Achievement Award”, solitamente assegnato a un grande nome del cinema per la sua carriera. E per la prima volta è stata una donna, la Grande Catherine come la chiamano qui, a riceverlo. Visibilmente emozionata: “Essere qui con tutta questa gente, questi amici, tutti questi attori, registi, vedere tutti questi film,... tutto questo è molto emozionante per me, davvero…”.
Con lei sua figlia Chiara Mastroianni e da Roman Polanski, uno dei suoi registi preferiti.
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