• 8 anni fa
Con il suo ruolo da protagonista nel film del regista cileno Pablo Larraín Jackie, Natalie Portman sta diventando una candidata forte come migliore attrice al premio Oscar.
Per cogliere l’essenza della first lady Jaqueline Kennedy, Portman ha fatto i compiti a casa: «Ho visto un sacco di filmati. Di certo non c‘è una grande ricchezza di informazioni, dunque mi sono messa a studiare la Casa bianca, i percorsi che abbiamo ricreato fedelmente, e ho lavorato sulla lingua, sull’inflessione, con un insegnante. Abbiamo ascoltato ossessivamente tutto, anche le pause e le incertezze. Inoltre ho letto tutto quello che ho potuto».

Il film Jackie, uscito in edizione limitata venerdì, esplora le sfumature pubbliche e private di questa figura enigmatica nel periodo immediatamente successivo all’assassinio di suo marito nel 1963: come Jackie ha organizzato i funerali, lasciato la casa, confortato i figli e badato all’eredità del marito.
Portman inoltre apprezza il ruolo che Jackie Kennedy ha avuto in quel periodo storico:«L’assassinio ovviamente è stato un evento tragico per tutta la nazione e anche per il mondo intero, non solo per la famiglia, per cui certamente è stato un trauma personalissimo e intenso, ma una parte dell’incredibile potere di Jackie è stata la sua capacità di riconoscere che era così non solo per lei ma per ognuno. Tutti ci stavano passando, lei li doveva guidare perché tutti vedessero che se lei ce l’avesse fatta anche gli altri ce l’avrebbero fatta».

Il film Jackie, già proiettato al festival di Venezia e al Toronto film festival, ha ottenuto principalmente recensioni positive.

La pellicola è nelle sale americane dal 2 dicembre, a gennaio negli altri Paesi.

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