• 7 anni fa
È emergenza nei campi del Bangladesh che accolgono i Rohingya, la minoranza musulmana in fuga dalle persecuzioni in Myanmar. “Abbiamo passato la frontiera due giorni fa – ha detto uno di loro dal campo di Balukhali – e i militari del Bangladesh ci hanno portati qui con un camion. Non abbiamo avuto ancora niente da mangiare, aspettiamo del cibo, siamo affamati”.
Il governo birmano rifiuta di riconoscere i Rohingya come un distinto gruppo etnico, chiamandoli invece musulmani o “bengalesi”, e li definisce ‘migranti illegali’, come spiega un altro ragazzo: “Ci uccidono perché il nostro nome è Rohingya. Il Myanmar ci dice ‘non siete Rohingya’ e ci chiama bengalesi. Da noi in Rakhine ci chiamano bengalesi. Da quando siamo arrivati in Bangladesh ci stanno chiamando Rohingya. Dove dobbiamo andare? Non c’è posto per noi”.
La mancanza di accesso umanitario nello stato del Rakhine, da dove oltre cinquecentomila Rohingya sono fuggiti dalle violenze è “inaccettabile”, ha detto il sottosegretario Onu per gli Affari umanitari, Mark Lowcock. Una piccola delegazione delle Nazioni Unite ha visitato la regione nei giorni scorsi e ha avuto testimonianza di sofferenze “inimmaginabili”.

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