Nel bel mezzo di una corale apertura onirica a suon di Beach Boys, la voce narrante di Laura Morante ci introduce cautamente nella favola nera di Marta, ventiquattrenne siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode, abbraccio accademico e pubblicazione della tesi in filosofia teoretica.
Umile, curiosa e un poco ingenua, Marta si vede chiudere in faccia le porte del mondo accademico ed editoriale, per ritrovarsi a essere "scelta" come baby-sitter dalla figlia della sbandata e fragile ragazza madre Sonia (interpretata con struggente intensità da Micaela Ramazzotti). È proprio questa "Marilyn di borgata" a introdurla nel call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di un apparecchio di depurazione dell'acqua apparentemente miracoloso.
Da qui inizia il viaggio di Marta in un mondo alieno, quello dei tanti giovani, carini e "precariamente occupati" italiani: in una periferia romana spaventosamente deserta e avveniristica, isolata dal resto del mondo come un reality, la Multiple si rivela pian piano al suo sguardo ingenuo come una sorta di mostro che fagocita i giovani lavoratori, illudendoli con premi e incoraggiamenti (sms motivazionali quotidiani della capo-reparto), training da villaggio vacanze (coreografie di gruppo per "iniziare bene la giornata") per poi punirli con eliminazioni alla Grande fratello. Un mondo plasticamente sorridente e spaventato, in cui vittime (giovani precari pieni di speranze come il fragile Lucio 2 di Elio Germano) e carnefici (Ghini e Ferilli, di nuovo insieme diretti da Virzì dopo La bella vita) sono accomunati da una stessa ansia per il futuro che si tramuta in folle disperazione. Non c'è scampo per nessuno all'interno di queste logiche di sfruttamento, e a poco servirà il tentativo dell'onesto ma evanescente sindacalista Giorgio Conforti (Valerio Mastandrea) di cambiare idealisticamente un mondo che difficilmente può essere cambiato.
Prendendo spunto dal libro della blogger sarda Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", Virzì esplora con gli occhi di Marta, attraverso il viso curioso della fresca Isabella Ragonese (per adesso solo una piccola parte in Nuovomondo), l'inferno di questo precariato con tutta la vita davanti; e lo fa con lo spirito comico e amaro che da sempre lo contraddistingue. Accentuando stavolta i toni tragicomici e grotteschi da commedia nera, il regista toscano dà vita a un'opera corale, matura e agghiacciante, che rivisita (attualizzandola) la miglior tradizione della commedia amara alla Monicelli, costruendo - grazie anche all'apporto del fido sceneggiatore Francesco Bruni - personaggi complessi e sfaccettati, teneri e feroci, comici e tragici a un tempo, ma tutti disperatamente umani e autentici.
Umile, curiosa e un poco ingenua, Marta si vede chiudere in faccia le porte del mondo accademico ed editoriale, per ritrovarsi a essere "scelta" come baby-sitter dalla figlia della sbandata e fragile ragazza madre Sonia (interpretata con struggente intensità da Micaela Ramazzotti). È proprio questa "Marilyn di borgata" a introdurla nel call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di un apparecchio di depurazione dell'acqua apparentemente miracoloso.
Da qui inizia il viaggio di Marta in un mondo alieno, quello dei tanti giovani, carini e "precariamente occupati" italiani: in una periferia romana spaventosamente deserta e avveniristica, isolata dal resto del mondo come un reality, la Multiple si rivela pian piano al suo sguardo ingenuo come una sorta di mostro che fagocita i giovani lavoratori, illudendoli con premi e incoraggiamenti (sms motivazionali quotidiani della capo-reparto), training da villaggio vacanze (coreografie di gruppo per "iniziare bene la giornata") per poi punirli con eliminazioni alla Grande fratello. Un mondo plasticamente sorridente e spaventato, in cui vittime (giovani precari pieni di speranze come il fragile Lucio 2 di Elio Germano) e carnefici (Ghini e Ferilli, di nuovo insieme diretti da Virzì dopo La bella vita) sono accomunati da una stessa ansia per il futuro che si tramuta in folle disperazione. Non c'è scampo per nessuno all'interno di queste logiche di sfruttamento, e a poco servirà il tentativo dell'onesto ma evanescente sindacalista Giorgio Conforti (Valerio Mastandrea) di cambiare idealisticamente un mondo che difficilmente può essere cambiato.
Prendendo spunto dal libro della blogger sarda Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", Virzì esplora con gli occhi di Marta, attraverso il viso curioso della fresca Isabella Ragonese (per adesso solo una piccola parte in Nuovomondo), l'inferno di questo precariato con tutta la vita davanti; e lo fa con lo spirito comico e amaro che da sempre lo contraddistingue. Accentuando stavolta i toni tragicomici e grotteschi da commedia nera, il regista toscano dà vita a un'opera corale, matura e agghiacciante, che rivisita (attualizzandola) la miglior tradizione della commedia amara alla Monicelli, costruendo - grazie anche all'apporto del fido sceneggiatore Francesco Bruni - personaggi complessi e sfaccettati, teneri e feroci, comici e tragici a un tempo, ma tutti disperatamente umani e autentici.
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