Roma, 25 gen. (askanews) - Non era mai stata raccontata in un film la vita dei detenuti del campo di concentramento che si trova a 60 chilometri da Praga dove i nazisti rinchiusero artisti, intellettuali, musicisti ebrei. Lo fa Gabriele Guidi, figlio di Johnny Dorelli e Catherine Spaak, direttore artistico e produttore, al suo esordio alla regia con "Terezin", nei cinema il 26 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria. Protagonista è un clarinettista italiano che si innamora di una violinista cecoslovacca: nel 1942 vengono deportati a Terezin dove la loro storia si intreccia con quella dei tanti artisti rinchiusi nel ghetto, che realizzarono centinaia di produzioni musicali, riuscendo a far divenire l'arte uno strumento di sopravvivenza. "Sono centinaia le incisioni discografiche, gli spettacoli, le messe in scena teatrali che sono nati all'interno del ghetto di Terezin quando ad un certo punto i tedeschi diedero loro la possibilità di fare l'unica cosa che erano realmente in grado di fare, con strumenti di fantasia, o comunque in qualche modo reperiti prima furtivamente iniziò infatti una attività artistica mostruosa".Ancora oggi nascosti nelle mura del campo vengono ritrovati spartiti o disegni. Guidi ha potuto girare il film proprio all'interno di quel campo:"L'arte divenne uno strumento di sopravvivenza per migliaia di persone, cioè, rendiamoci conto che là dentro per un quadriennio furono rinchiusi e poi mandati a morire i più grandi direttori d'orchestra del centro Europa, i più grandi musicisti, pianisti, violinisti, violoncellisti, alcuni dei più grandi poeti".Il 23 giugno 1944 i nazisti consentirono una visita al campo da parte dei rappresentanti della Croce Rossa, allestendo uno spettacolo perché sembrasse un ghetto modello. Il film, interpretato da Mauro Conte, Dominika Zelenìkovà, Alessio Boni, Cesare Bocci, Antonia Liskova, racconta come alcuni musicisti, proprio attraverso le prove di quel concerto, si diedero il coraggio di resistere e di sopravvivere.
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