Fnsi: giornalisti precari? 10 ore al giorno e 15mila euro lordi

  • 2 anni fa
Roma, 15 feb. (askanews) - Lavorano anche 8 o 10 ore al giorno e guadagnano fino a 15mila euro lordi l'anno. E' l'esercito dei giornalisti autonomi che "fanno un lavoro povero" e rappresentano i tre quarti di tutti i professionisti dell'informazione che collaborano per giornali, tv, radio e agenzie. E' quanto emerge da uno studio della Federazione nazionale della Stampa denominato 'Precariometro'. Lo ha presentato Mattia Motta, giornalista freelance, segretario generale aggiunto di Fnsi, a Riccione dove è in corso il congresso nazionale."E' uno studio nazionale che ha coinvolto 400 giornalisti nell'arco di un anno e mezzo - ha spiegato Motta -. L'abbiamo chiamato 'precariometro' perché il profilo del giornalista autonomo, ossia un giornalista senza contratto da lavoratore dipendente che oggi rappresentano i tre quarti dei giornalisti scriventi, fanno un lavoro povero, con poca autonomia e molto precariato, lavorano anche 8 o 10 ore al giorno e guadagnano fino a 15mila euro lordi". Un problema di "lavoro povero" che, come ha ricordato il sindacalista, "non è solo il problema di una categoria, quella del mondo dell'informazione che oggi celebra il congresso, ma è un problema che riguarda il diritto dei cittadini a essere informati da giornalisti liberi e indipendenti, anche dai bisogni materiali".Come tutti gli altri, anche giornalisti autonomi sono alle prese con la trasformazione del mondo dell'informazione all'interno del quale operano. "I giovani che oggi si affacciano nel nostro mercato del lavoro - ha spiegato Motta - devono avere competenze trasversali, sia rispetto a piattaforme social ma anche a video-editing e soprattutto alla raccolta dati perché oggi molte inchieste si fanno a partire dall'elaborazione di una grande mole di dati e da lì si inizia a lavorare". Ovviamente, ha aggiunto il segretario aggiunto della Fnsi "oggi non ci sono gli strumenti contrattuali e neanche normativi per governare certi processi. Basti pensare all'intelligenza artificiale, allo smartworking che ha colpito i dipendenti smaterializzando le redazioni. Tutto questo lavoro precario e parcellizzato concorre all'abbassamento della qualità della democrazia. A dirlo non è solo la Federazione della stampa ma anche il Consiglio europeo nell'ultimo Rapporto sullo stato dell'Unione dove viene indicata la precarietà dei giornalisti assieme alle querele e al bavaglio come due problemi per la qualità della democrazia in Italia".

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