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Milano, 28 dic. (askanews) - Iman Al-Masry è esausta. Accanto a lei, su un materasso logoro, tre dei suoi quattro gemelli che ha dato alla luce, prematuri, in piena guerra dopo un estenuante viaggio per raggiungere il sud della Striscia di Gaza. La madre e i suoi neonati Yasser, Tia e Lynn si trovano in un'aula scolastica a Deir el-Balah, nel centro della Striscia di Gaza, insieme a 50 membri della sua famiglia allargata.Il suo quarto figlio, Mohammad, è sotto controllo medico in un ospedale del campo di Nousseirat, sette chilometri più a nord.Come gli 1,9 milioni di sfollati, secondo i numeri delle Nazioni Unite, Iman Al-Masry è dovuta fuggire dai combattimenti tra l'esercito israeliano e Hamas. Ha lasciato in fretta la sua casa a Beit Hanoun, nel nord della Striscia, il quinto giorno della guerra iniziata il 7 ottobre.La mancanza di una alimentazione adeguata non le permette di allattare a sufficienza. Le mancano anche i prodotti per l'igiene dei suoi neonati. "Sono molto magri, fa freddo e tira vento e non c'è una vasca per lavarli, come quella che ho comprato per loro a casa. Per lavarli posso usare solo le salviette", racconta."Non pensavo che la guerra sarebbe durata così a lungo. Pensavo che sarebbero passati 10 giorni prima del nostro ritorno, quindi non abbiamo portato niente con noi", racconta il marito, Ammar, che trascorre le sue giornate per strada alla ricerca di "qualsiasi cosa" per sfamare la famiglia.

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