Venezia, 22 mag. (askanews) - Un salto indietro nel tempo e nella storia della Biennale, per ritrovare il vetro nelle Mostre internazionali veneziane. A Le stanze del vetro sull'isola di San Giorgio Maggiore è aperta al pubblico la mostra "Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia 1912-1930", primo capitolo di un progetto espositivo pluriennale curato da Marino Barovier, che è partito da un'idea precisa. "L'idea - ha detto ad askanews - è quella di voler presentare in futuro, spero, me lo auguro, ancora del vetro in Biennale, perché la Biennale è cominciata nel 1895 e il vetro di Murano è stato ospitato in Biennale fino al 1972, e poi basta".
[idgallery id="552550" title="Il vetro soffiato chiuso in gabbie per uccellini"]
Il percorso espositivo di questa prima mostra ripropone i pezzi originali esposti nelle Biennali degli anni Dieci e Venti del Novecento, con le opere dello scultore e ceramista norvegese Hans Stoltenberg Lerche, del muranese Vittorio Toso Borella con i suoi smalti, dei pittori Vittorio Zecchin e Teodoro Wolf Ferrari, dell'artista del ferro battuto Umberto Bellotto. E poi ancora Cappellin e Venini, Guido Balsamo Stella e la Vetreria Artistica Barovier. Stili e forme diverse, ma anche materiali molto particolari, come il vetro pulegoso dal caratteristico aspetto semiopaco a fitte bollicine o altri tipi di vetro nati da partite difettose e quindi poi non più replicabili.
[idarticle id="2334829,1735961" title="Biennale d’Arte di Venezia 2024: Lorenzo Marini, la TypeArt e i Buchi Neri Tipografici,Venezia e Murano: perle di vetro, perle di storia"]
Il discorso con Marino Barovier poi dal passato si sposta al presente, e al futuro: "Sono cresciuti nel frattempo molto artisti che si cimentano con il vetro come se fosse una materia. Cioè, come gli artisti hanno adoperato il marmo, hanno adoperato il ferro, hanno adoperato la pittura, hanno adoperato qualsiasi altro materiale per realizzare delle opere d'arte, il vetro di Murano è ancora interessante come materiale d'arte e quindi si potrebbero ancora ospitare nelle sale della Biennale artisti che anziché altre materie adoperano il vetro, perché no?". La mostra è introdotta da una serie di documenti video dell'epoca e il catalogo nasce da una approfondita indagine documentaria nell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale.
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Il percorso espositivo di questa prima mostra ripropone i pezzi originali esposti nelle Biennali degli anni Dieci e Venti del Novecento, con le opere dello scultore e ceramista norvegese Hans Stoltenberg Lerche, del muranese Vittorio Toso Borella con i suoi smalti, dei pittori Vittorio Zecchin e Teodoro Wolf Ferrari, dell'artista del ferro battuto Umberto Bellotto. E poi ancora Cappellin e Venini, Guido Balsamo Stella e la Vetreria Artistica Barovier. Stili e forme diverse, ma anche materiali molto particolari, come il vetro pulegoso dal caratteristico aspetto semiopaco a fitte bollicine o altri tipi di vetro nati da partite difettose e quindi poi non più replicabili.
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Il discorso con Marino Barovier poi dal passato si sposta al presente, e al futuro: "Sono cresciuti nel frattempo molto artisti che si cimentano con il vetro come se fosse una materia. Cioè, come gli artisti hanno adoperato il marmo, hanno adoperato il ferro, hanno adoperato la pittura, hanno adoperato qualsiasi altro materiale per realizzare delle opere d'arte, il vetro di Murano è ancora interessante come materiale d'arte e quindi si potrebbero ancora ospitare nelle sale della Biennale artisti che anziché altre materie adoperano il vetro, perché no?". La mostra è introdotta da una serie di documenti video dell'epoca e il catalogo nasce da una approfondita indagine documentaria nell'Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale.
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