• 2 mesi fa
Trascrizione
00:00Danni sanitari e ambientali dal commercio globale di abbigliamento di seconda mano in Ghana. La
00:09denuncia arriva dal rapporto di Greenpeace Africa e Greenpeace Germania, Fast Fashion,
00:14Slow Poison. The Toxic Textile Crisis in Ghana che documenta l'impatto degli indumenti usati
00:21sull'Africa occidentale. Ogni settimana, secondo il report, circa 15 milioni di vecchi vestiti
00:26arrivano accantamanto secondo mercato di abiti usati del Ghana, di cui quasi la metà è
00:32invendibile. Per volume importati, sostiene Greenpeace, il Ghana è anche la seconda
00:37destinazione di abiti di seconda mano dall'Europa e l'Italia è la nona esportatrice a livello
00:43mondiale, terza in UE dopo Belgio e Germania. I primi dieci brand di capi invenduti,
00:48secondo il report, sono marchi del Fast Fashion come H&M, Zara, Primark e Shein. Molti dei vestiti
00:56usati che arrivano in Ghana, si denuncia, finiscono così in discariche abusive o vengono
01:01bruciati nei lavatoi pubblici, contaminando l'aria, il suolo e le acque, mettendo a rischio
01:06la salute delle comunità locali. Le analisi condotte dall'organizzazione ambientalista hanno
01:11inoltre rilevato che circa il 90% degli abiti è costituito da fibre sintetiche, contribuendo alla
01:18diffusione di microplastiche. Greenpeace Africa chiede azioni immediate a lungo termine per
01:23affrontare la crisi, ad esempio limitando l'importo ai soli indumenti che possano essere
01:28realmente riutilizzati, chiede inoltre che i marchi di moda siano responsabili dell'intero
01:33ciclo di vita dei loro prodotti e si sostenga allo sviluppo di un'industria tessile sostenibile in
01:38Ghana.

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