Benvenuti nell'era dell'Antropocene, quando la specie umana andò fuori controllo

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Antropocene è una parola che ha avuto un successo incredibile oltre tutte le aspettative. Fu inventata più di vent'anni fa, quasi per scherzo, durante un convegno in Messico da Paul Crutzen, premio Nobel per la chimica recentemente scomparso, studioso che ci ha insegnato a capire la dinamica che riduceva l'ozono nella stratosfera. In un convegno Crutzen disse: «Basta parlare di Pleistocene. Ormai siamo nel l'Antropocene, cioè nell'epoca geologica recente, anzi attuale, dominata da una sola specie, l'uomo. Gli esseri umani  hanno  ormai un tale potere di trasformazione dell'ambiente da essere equiparabile a una forza geologica». Ed è vero: noi cambiamo il corso dei fiumi, alziamo e  abbassiamo il livello dei mari, cambiamo la composizione dell'atmosfera, scaviamo le montagne. Insomma anche tra milioni di anni un geologo, un archeologo del futuro, guardando verso di noi scoprirà i segni della nostra presenza. Ma perché l'Antropocene ancora non è stato introdotto ufficialmente nella grande carta geologica che campeggia in tutte le aule scolastiche in tutto il mondo? Per due ragioni. Prima ragione, perché c'è un elemento di insufficienza della parola. Sembra quasi -  chiamando questa epoca Antropocene - che la colpa sia dell'Antropocene in quanto tale, cioè di tutta la specie umana in sé.In realtà non è così. La colpa della crisi ambientale dell'emissione di gas serra è di una parte dell'umanità, l'Occidente: una parte minoritaria che ha contribuito tanto e che adesso rischia di fare pagare gli effetti di questa crisi alla parte più povera del mondo.  Il secondo problema è che non sappiamo quando far cominciare l'Antropocene.  Per gli evoluzionisti, è cominciato tanto tempo fa già con la transizione neolitica, con l'agricoltura, l'allevamento. Anche se per noi oggi l'agricoltura sembra qualcosa di naturale, armonioso, biologico,  in realtà  è stata una grande rottura dell'evoluzione perché abbiamo trasformato gli ecosistemi facendo loro produrre quello che naturalmente non avrebbero mai prodotto e abbiamo decretato il successo di poche specie (mais, riso, frumento, suini, ovini, bovini) a scapito di tutte le altre.Quindi si poteva farlo cominciare da qua ma non tutti erano d'accordo.  Qualcun altro - tra cui Crutzen proponeva (giustamente):  facciamo cominciare l'Antropocene nel 1800 cioè con la macchina a vapore, con l'inizio dell'era industriale, dei canali, delle ferrovie, delle grandi locomotive inglesi,  l'età dell'imperialismo e anche del colonialismo. Però 1800 è un anno arbitrario e i geologi non sono d'accordo. Probabilmente verrà fatto cominciare - terza ipotesi - nel 1945. Molto triste come scelta ovviamente perché è l'anno in cui due bombe atomiche vengono sganciate sul Giappone e inizia una fase di esperimenti di test nucleari che va avanti fino agli anni '60 e quindi un geologo del futuro troverà gli isotopi radioattivi in decadimento ancora tra centinaia di migliaia di anni. Però un po' è anche giusto, perché il secondo dopoguerra è il momento in cui è iniziata la cosiddetta grande accelerazione in cui la specie umana è andata fuori controllo. Nella produzione di cementi, asfalti, plastiche: in quel momento davvero è cominciato l'Antropocene.

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