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Altri due giorni di sciopero dei taxi nazionale, il 5 e 6 giugno, ovvero alla vigilia delle elezioni europee e a due mesi dal bando per nuove mille licenze a Roma. Non è bastato il fermo del 21 maggio, ora tornano sul piede di guerra le sigle sindacali Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Satam, Tam, Claai, Unione Artigiani, Unione Tassisti d'Italia, Uritaxi, Fast Confal taxi, Unica taxi Cgil, Orsa taxi, Usb taxi, Unimpresa, Sitan/Atn, mentre restano contrari dal sindacato Unitaxi 3570. Le auto bianche si fermeranno dalle 8 alle 22 in entrambe le giornate, per chiedere al governo i decreti attuativi della legge che regola il settore. Critiche le associazioni dei consumatori che chiedono in alcuni casi di precettare l'astensione dal lavoro. Le sigle sindacali spiegano che “Non essendo pervenuta alcuna convocazione dopo lo sciopero nazionale indetto per lo scorso 21 maggio, contro i diffusi fenomeni di abusivismo presenti nel settore e per chiedere la regolamentazione delle piattaforme tecnologiche, è stato proclamato un nuovo fermo nazionale di 48 ore, per le giornate del prossimo 5 e 6 giugno”. Il servizio pubblico taxi, spiegano i sindacalisti, “riveste per i territori e per l'utenza un'importanza estremamente rilevante, in quanto complementare e integrativo del trasporto pubblico locale di linea, tale delicata funzione deve esser tutelata, dall'azione di soggetti che basano la loro attività su logiche meramente speculative, a discapito del lavoro e delle garanzie per l'utenza”. I sindacati non si dichiarano contrari all'aumento di licenze, decisione che spetta ai comuni e che sta avvenendo a Roma, oltre a Milano e Bologna.

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