La Legge di Bilancio 2025 non ha portato allo sperato e annunciato taglio Irpef per il ceto medio. La riduzione delle tasse per chi guadagna più di 28.000 euro era vincolata all'andamento del concordato preventivo biennale, ma con la proroga alla scadenza per l'adesione all'accordo delle partite Iva con il Fisco l'intervento sull'Irpef è slittato per mancanza di coperture.
Da una parte il gettito del concordato non è riuscito a coprire i costi che la riduzione dell'aliquota comportava, dall'altra si è aggiunta la necessità di consolidare i conti pubblici. Il taglio dell'Irpef si farà, e sembra essere una delle priorità del 2025.
Priorità al ceto medio nel 2025
Il vice ministro all'Economia, Maurizio Leo, tornando a parlare della riforma fiscale annuncia che «il governo conta di percorrere, con ancora più convinzione, il cammino di riforma fiscale, avviato con l'approvazione della legge delega nell'agosto del 2023».
Leo aggiunge anche che il 2025 sarà l'anno del taglio delle tasse al ceto medio, visto che una delle colonne portanti della riforma è proprio la riduzione della pressione fiscale.
Taglio Irpef al ceto medio, tutto rimandato
La modifica era stata annunciata dalla metà del 2024, ma essendo legata al maggior gettito portato dal concordato preventivo biennale, non è stata inserita nel testo della Manovra. La speranza era che potesse essere inserita nel testo durante l'iter parlamentare, ma così non è stato.
Il governo aveva manifestato a più riprese l'intenzione di intervenire sull'aliquota al 35% che grava su chi guadagna da 28.000 a 50.000 euro utilizzando il tesoretto proveniente dal patto con il Fisco delle partite Iva.
Il concordato non è stato sottoscritto dal numero di autonomi sperato e ha garantito un incasso non sufficienti per coprire l'intervento sull'Irpef. Anche la riapertura dei termini per aderire, fino al 12 dicembre, sicuramente non ha consentito di raggiungere il gettito necessario per l'intervento e proprio per questo il taglio della seconda aliquota Irpef non è stato inserito nella Manovra.
Prima o poi ci saranno meno tasse per chi guadagna più di 28.000 euro, ma bisogna attendere di mettere ordine nei conti pubblici, prima.
Quello che è certo è che il Governo è intenzionato a intervenire sull'aliquota al 35% e su questo non c'è nessun dubbio. Le intenzioni in tal senso sono state ribadite in più di un'occasione dal viceministro all'Economia, Maurizio Leo. Si tratta di un percorso che proseguirebbe quello iniziato lo scorso anno quando da quattro aliquote e scaglioni si è passati a tre accorpando il primo e secondo scaglione di reddito per andare a tutelare le fasce più deboli della popolazione. L'intervento a cui si mira nel futuro, quanto prossimo non si sa, riguarda una riduzione del peso dell'Irpef per gli scaglioni successivi al primo. leggi anche Quando esce la legge di Bilancio 2025? Tutte le date fino all'approvazione Meno tasse se guadagni più di 28.000 euro, le ipotesi avanzate
Una delle ipotesi avanzate nelle ultime settimane prevedeva una riduzione del secondo scaglione di reddito, quello che si riferisce a chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro. Per queste tipologie di reddito oggi è prevista un'aliquota al 35%.
L'ipotesi vorrebbe che questa aliquota sia abbassata di due punti percentuali portandola dal 35% al 33%. L'inserimento di questo intervento in Legge di Bilancio, però, era legato al gettito del concordato.
Si era parlato anche di un intervento che potesse ampliare l'attuale secondo scaglione di reddito (da 28.000 a 50.000 euro) fino ai 60.000 euro per sottoporre a tassazione del 43% solo chi guadagna oltre 60.000 euro.
Appare chiaro che le risorse limitate che sono state messe a disposizione per la manovra di fine anno (la maggior parte delle quali serviranno a confermare l'Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale), non permettono di intervenire in tal senso. La promessa, in ogni caso, è che il taglio dell'Irepf è solo rimandato. C'è chi parla di gennaio, con un decreto apposito, ma va detto che qualsiasi intervento si realizza a gennaio avrà effetto solo a partire dal 1° gennaio 2026 perchè una modifica all'Irpef non può essere retroattiva. leggi anche Meno tasse sugli straordinari, novità nella Legge di Bilancio 2025
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Da una parte il gettito del concordato non è riuscito a coprire i costi che la riduzione dell'aliquota comportava, dall'altra si è aggiunta la necessità di consolidare i conti pubblici. Il taglio dell'Irpef si farà, e sembra essere una delle priorità del 2025.
Priorità al ceto medio nel 2025
Il vice ministro all'Economia, Maurizio Leo, tornando a parlare della riforma fiscale annuncia che «il governo conta di percorrere, con ancora più convinzione, il cammino di riforma fiscale, avviato con l'approvazione della legge delega nell'agosto del 2023».
Leo aggiunge anche che il 2025 sarà l'anno del taglio delle tasse al ceto medio, visto che una delle colonne portanti della riforma è proprio la riduzione della pressione fiscale.
Taglio Irpef al ceto medio, tutto rimandato
La modifica era stata annunciata dalla metà del 2024, ma essendo legata al maggior gettito portato dal concordato preventivo biennale, non è stata inserita nel testo della Manovra. La speranza era che potesse essere inserita nel testo durante l'iter parlamentare, ma così non è stato.
Il governo aveva manifestato a più riprese l'intenzione di intervenire sull'aliquota al 35% che grava su chi guadagna da 28.000 a 50.000 euro utilizzando il tesoretto proveniente dal patto con il Fisco delle partite Iva.
Il concordato non è stato sottoscritto dal numero di autonomi sperato e ha garantito un incasso non sufficienti per coprire l'intervento sull'Irpef. Anche la riapertura dei termini per aderire, fino al 12 dicembre, sicuramente non ha consentito di raggiungere il gettito necessario per l'intervento e proprio per questo il taglio della seconda aliquota Irpef non è stato inserito nella Manovra.
Prima o poi ci saranno meno tasse per chi guadagna più di 28.000 euro, ma bisogna attendere di mettere ordine nei conti pubblici, prima.
Quello che è certo è che il Governo è intenzionato a intervenire sull'aliquota al 35% e su questo non c'è nessun dubbio. Le intenzioni in tal senso sono state ribadite in più di un'occasione dal viceministro all'Economia, Maurizio Leo. Si tratta di un percorso che proseguirebbe quello iniziato lo scorso anno quando da quattro aliquote e scaglioni si è passati a tre accorpando il primo e secondo scaglione di reddito per andare a tutelare le fasce più deboli della popolazione. L'intervento a cui si mira nel futuro, quanto prossimo non si sa, riguarda una riduzione del peso dell'Irpef per gli scaglioni successivi al primo. leggi anche Quando esce la legge di Bilancio 2025? Tutte le date fino all'approvazione Meno tasse se guadagni più di 28.000 euro, le ipotesi avanzate
Una delle ipotesi avanzate nelle ultime settimane prevedeva una riduzione del secondo scaglione di reddito, quello che si riferisce a chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro. Per queste tipologie di reddito oggi è prevista un'aliquota al 35%.
L'ipotesi vorrebbe che questa aliquota sia abbassata di due punti percentuali portandola dal 35% al 33%. L'inserimento di questo intervento in Legge di Bilancio, però, era legato al gettito del concordato.
Si era parlato anche di un intervento che potesse ampliare l'attuale secondo scaglione di reddito (da 28.000 a 50.000 euro) fino ai 60.000 euro per sottoporre a tassazione del 43% solo chi guadagna oltre 60.000 euro.
Appare chiaro che le risorse limitate che sono state messe a disposizione per la manovra di fine anno (la maggior parte delle quali serviranno a confermare l'Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale), non permettono di intervenire in tal senso. La promessa, in ogni caso, è che il taglio dell'Irepf è solo rimandato. C'è chi parla di gennaio, con un decreto apposito, ma va detto che qualsiasi intervento si realizza a gennaio avrà effetto solo a partire dal 1° gennaio 2026 perchè una modifica all'Irpef non può essere retroattiva. leggi anche Meno tasse sugli straordinari, novità nella Legge di Bilancio 2025
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