• ieri
Al Festival di Venezia 2024 ci ha sedotti. Diciannove, esordio nella regia di Giovanni Tortorici, è stato davvero il nostro coup de foudre. Un colpo di fulmine. E adesso che il film prodotto da Luca Guadagnino (dubbio: e se fosse più bravo da produttore che da regista... noi la buttiamo lì) è arrivato nei cinema, be... vi preghiamo sul serio di non perderlo. Diciannove è tre rivelazioni in un colpo solo: bel film, bravo regista, protagonista che non dimenticherete. Un po' (anche) per quel meraviglioso manifesto che sembra una lettera d'amore a I pugni in tasca di Bellocchio, Prima della rivoluzione di Bertolucci, alla Nouvelle Vague, un po' anche a Pasolini e in generale a tutto il meglio del cinema italiano ed europeo d'autore. Più, rarità, l'amore versione terzo millennio per la vecchia-grande Letteratura italiana...
Giovanni Tortorici ha collaborato con Guadagnino su più set (We are Who We Are, ma anche Bones and All). Il protagonista del suo Diciannove si chiama Leonardo nella finzione e Manfredi Marini (bravissimo!) nella realtà. Siamo nel 2015, e Leo lascia la sua Palermo e la famiglia per Londra, poi Siena, quindi Milano e infine Torino. Studia, incontra. Ama, appunto, la Letteratura. Rifiuta un 26 come vediamo nel video qui sopra. Ma lo fa guardandoci in macchina con la sua aria innocente e sfrontata, quella dei 19 anni.
Nella nostra recensione veneziana, Mattia Pasquini ha scritto: "Diciannove ci ha colpito. È un'opera prima sincera, fortemente autobiografica e molto sentita (a tratti troppo). Vedi il grande lavoro di preparazione. E la voglia di portare sullo schermo gli istinti, la confusione e le mutevoli certezze di una giovinezza. Con rinfrescanti digressioni nell'animazione. E quell'ossessione leopardiana (autore amato dal regista) per uno studio "matto e disperatissimo” della letteratura che si alterna ai ricordi e sogni. Tutto all'insegna del caso. E del caos...".
Alla domanda sull'autobiografismo, Tortorici ha risposto così: «Il film è autobiografico, ma fortunatamente, crescendo, mi sono distaccato molto da come ero allora. Ho cercato di rappresentare quello che mi è successo. L'appartamento dove abbiamo girato a Siena, era quello dove vivevo, davanti alla sede della Contrada dell'Oca. Soprattutto in quell'anno avevo l'ambizione di diventare uno scrittore eccellente e di sacrificare tutto per lo studio. Leggevo costantemente Leopardi, che a 9 anni parlava aramaico, greco, latino e francese. Mi sentivo una nullità rispetto a lui».

Categoria

🗞
Novità

Consigliato