http://www.pupia.tv - Firenze - I finanzieri del Gruppo Firenze stanno dando esecuzione, nelle province di Firenze e Pavia, a misure cautelari nei confronti di cinque persone. I destinatari del provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Firenze, Francesco Bagnai, su richiesta della locale Procura della Repubblica – diretta da Giuseppe Creazzo, sono 2 coniugi imprenditori di Vercelli, due commercialisti di Firenze e Pontassieve e un fiorentino, operante nel settore delle cooperative di facchinaggio.
Il gip, condividendo il quadro accusatorio delineato nella richiesta del pm Christine von Borries, ha disposto nei confronti dei 5 membri dell’associazione a delinquere la misura cautelare degli arresti domiciliari, nonché il sequestro preventivo per equivalente di beni immobili e mobili per la somma complessiva di circa 42 milioni di euro.
Le indagini hanno fatto emergere come due noti imprenditori di Vercelli avevano costituito un’associazione a delinquere nel capoluogo toscano con lo scopo di frodare il fisco, avvalendosi dell’ausilio di due commercialisti e di 1 ulteriore soggetto factotum dell’organizzazione.
Il meccanismo di evasione, essenzialmente dell’Iva, si basa sulle false fatturazioni derivanti da un utilizzo distorto delle strutture societarie consortili, delle cooperative e del meccanismo del sub-appalto.
In pratica, due società consortili al vertice della piramide societaria, amministrate dai due coniugi di Vercelli, dopo essersi aggiudicate importanti appalti, concessi da soggetti economici privati, per la gestione di magazzini di merce e per servizi di housekeeping alberghiero nel Lazio, in Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta, li sub-appaltavano a sette cooperative e società di capitali create ad hoc, grazie all’apporto fornito dai membri dell’associazione e da altri 9 soggetti indagati. Le sette imprese monitorate, dal 2006 al 2014, hanno emesso fatture per operazioni soggettivamente inesistenti nei confronti delle consortili e si sono scambiate tra di loro ulteriori fatture false, per complessivi 95 milioni di euro.
Il raggiro prevedeva un ricambio ciclico delle società e cooperative utilizzate dal sodalizio che venivano dismesse quasi sempre attraverso il trasferimento della sede legale nei Quartieri Spagnoli di Napoli, all’indirizzo di residenza di una famiglia di “prestanome di professione”. Singolari sono apparse ai finanzieri molteplici cariche societarie acquisite da un “attivo” 82enne pensionato napoletano che rappresentava aziende con fatturati milionari.
La frode nel suo complesso ha consentito di sottrarre a tassazione ricavi per 44 milioni di euro, di evadere l’Iva per circa 22 milioni di euro e di accumulare ulteriori debiti fiscali per 5,5 milioni di euro. Gli indagati a vario titolo sono 14. I capi d’imputazione contestati agli stessi sono complessivamente 70. (19.02.16)
Il gip, condividendo il quadro accusatorio delineato nella richiesta del pm Christine von Borries, ha disposto nei confronti dei 5 membri dell’associazione a delinquere la misura cautelare degli arresti domiciliari, nonché il sequestro preventivo per equivalente di beni immobili e mobili per la somma complessiva di circa 42 milioni di euro.
Le indagini hanno fatto emergere come due noti imprenditori di Vercelli avevano costituito un’associazione a delinquere nel capoluogo toscano con lo scopo di frodare il fisco, avvalendosi dell’ausilio di due commercialisti e di 1 ulteriore soggetto factotum dell’organizzazione.
Il meccanismo di evasione, essenzialmente dell’Iva, si basa sulle false fatturazioni derivanti da un utilizzo distorto delle strutture societarie consortili, delle cooperative e del meccanismo del sub-appalto.
In pratica, due società consortili al vertice della piramide societaria, amministrate dai due coniugi di Vercelli, dopo essersi aggiudicate importanti appalti, concessi da soggetti economici privati, per la gestione di magazzini di merce e per servizi di housekeeping alberghiero nel Lazio, in Toscana, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta, li sub-appaltavano a sette cooperative e società di capitali create ad hoc, grazie all’apporto fornito dai membri dell’associazione e da altri 9 soggetti indagati. Le sette imprese monitorate, dal 2006 al 2014, hanno emesso fatture per operazioni soggettivamente inesistenti nei confronti delle consortili e si sono scambiate tra di loro ulteriori fatture false, per complessivi 95 milioni di euro.
Il raggiro prevedeva un ricambio ciclico delle società e cooperative utilizzate dal sodalizio che venivano dismesse quasi sempre attraverso il trasferimento della sede legale nei Quartieri Spagnoli di Napoli, all’indirizzo di residenza di una famiglia di “prestanome di professione”. Singolari sono apparse ai finanzieri molteplici cariche societarie acquisite da un “attivo” 82enne pensionato napoletano che rappresentava aziende con fatturati milionari.
La frode nel suo complesso ha consentito di sottrarre a tassazione ricavi per 44 milioni di euro, di evadere l’Iva per circa 22 milioni di euro e di accumulare ulteriori debiti fiscali per 5,5 milioni di euro. Gli indagati a vario titolo sono 14. I capi d’imputazione contestati agli stessi sono complessivamente 70. (19.02.16)
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