Oggi l’esistenza dell’Iraq è minacciata. Da un lato c‘è il rischio della divisione, dall’altra la minaccia terroristica e il controllo esercitato da Paesi stranieri. Per parlare delle sfide cui fa fronte l’Iraq oggi, abbiamo incontrato il presidente della Repubblica irachena, Mohamed Fuad Masum, a Bagdad.
Aissa Boukanoun, euronews: Presidente, lei ha vissuto nel Regno Unito: come utilizza quell’esperienza democratica e come la applica alla situazione irachena?
Mohammed Fuad Masum: Ho vissuto a Londra, ho beneficiato molto della vita democratica e delle pratiche democratiche. In quella democrazia trovavo quello che sarebbe potuto essere il futuro dell’Iraq, quando sarebbe stato libero dalla dittatura. Ho vissuto anche altre esperienze in altri Paesi simili all’Iraq per diversità della popolazione e inevitabilmente ciò mi ha influenzato come ha influenzato tutti coloro che hanno vissuto a lungo all’estero. Lo consideravamo un modello per l’Iraq e penso che lo si ritrovi nella stesura della Costituzione.
euronews: Oggi lo Stato iracheno affronta crisi politiche ed economiche mentre si prepara la battaglia di Mossul.
Masum: La battaglia di Mossul è posta sotto il comando militare, il capo del comandante delle forze armate è il primo ministro che lavora con gli esperti militari. Ciò ha permesso all’esercito, ai combattenti delle forze di mobilitazione popolare, ai peshmerga e ai volontari di realizzare molti progressi. Per un periodo, vaste zone sono rimaste nelle mani dell’Isil, ora siamo riusciti a ridurle. Resta Mossul. Ci sono degli ufficiali militari incaricati della pianificazione e dell’esecuzione di queste missioni.
euronews: Si teme una soluzione che conduca a una catastrofe umanitaria poiché a Mossul ci sono i civili sotto il controllo dell’Isil. Che piani avete per accogliere gli sfollati se la battaglia comincia?
Masum: Ovviamente abbiamo paura, perché a Mossul vive oltre un milione di persone. Dobbiamo stare attenti, perché l’Isil potrebbe usarle come scudi umani. Ma ci sono dei preparativi, non definitivi, per accogliere gli sfollati. La battaglia di Mossul subisce dei ritardi perché si deve prendere in considerazione la popolazione per evitare gravi catastrofi umanitarie.
euronews: Presidente, pensa che con la situazione attuale dell’Iraq sia possibile riuscire a sconfiggere l’Isil?
Masum: C‘è fiducia nelle capacità dell’esercito, della polizia, delle forze di mobilitazione popolare e nei peshmerga. Ora si battono contro l’Isil con grandi capacità. Sul terreno c‘è una regressione delle forze dello Stato Islamico in numerose regioni.
euronews: Si può parlare di un’autorità irachena vista la presenza di forze militari turche, statunitensi e iraniane sul territorio iracheno?
Masum: Tutte le forze, eccetto quelle turche, sono venute con l’autorizzazione dell’Iraq. All’inizio abbiamo lanciato un appello a tutti i Paesi amici affinché venissero in aiuto dell’Iraq con esperti, armi e sostegno umanitario.
euronews: Ci sono
Aissa Boukanoun, euronews: Presidente, lei ha vissuto nel Regno Unito: come utilizza quell’esperienza democratica e come la applica alla situazione irachena?
Mohammed Fuad Masum: Ho vissuto a Londra, ho beneficiato molto della vita democratica e delle pratiche democratiche. In quella democrazia trovavo quello che sarebbe potuto essere il futuro dell’Iraq, quando sarebbe stato libero dalla dittatura. Ho vissuto anche altre esperienze in altri Paesi simili all’Iraq per diversità della popolazione e inevitabilmente ciò mi ha influenzato come ha influenzato tutti coloro che hanno vissuto a lungo all’estero. Lo consideravamo un modello per l’Iraq e penso che lo si ritrovi nella stesura della Costituzione.
euronews: Oggi lo Stato iracheno affronta crisi politiche ed economiche mentre si prepara la battaglia di Mossul.
Masum: La battaglia di Mossul è posta sotto il comando militare, il capo del comandante delle forze armate è il primo ministro che lavora con gli esperti militari. Ciò ha permesso all’esercito, ai combattenti delle forze di mobilitazione popolare, ai peshmerga e ai volontari di realizzare molti progressi. Per un periodo, vaste zone sono rimaste nelle mani dell’Isil, ora siamo riusciti a ridurle. Resta Mossul. Ci sono degli ufficiali militari incaricati della pianificazione e dell’esecuzione di queste missioni.
euronews: Si teme una soluzione che conduca a una catastrofe umanitaria poiché a Mossul ci sono i civili sotto il controllo dell’Isil. Che piani avete per accogliere gli sfollati se la battaglia comincia?
Masum: Ovviamente abbiamo paura, perché a Mossul vive oltre un milione di persone. Dobbiamo stare attenti, perché l’Isil potrebbe usarle come scudi umani. Ma ci sono dei preparativi, non definitivi, per accogliere gli sfollati. La battaglia di Mossul subisce dei ritardi perché si deve prendere in considerazione la popolazione per evitare gravi catastrofi umanitarie.
euronews: Presidente, pensa che con la situazione attuale dell’Iraq sia possibile riuscire a sconfiggere l’Isil?
Masum: C‘è fiducia nelle capacità dell’esercito, della polizia, delle forze di mobilitazione popolare e nei peshmerga. Ora si battono contro l’Isil con grandi capacità. Sul terreno c‘è una regressione delle forze dello Stato Islamico in numerose regioni.
euronews: Si può parlare di un’autorità irachena vista la presenza di forze militari turche, statunitensi e iraniane sul territorio iracheno?
Masum: Tutte le forze, eccetto quelle turche, sono venute con l’autorizzazione dell’Iraq. All’inizio abbiamo lanciato un appello a tutti i Paesi amici affinché venissero in aiuto dell’Iraq con esperti, armi e sostegno umanitario.
euronews: Ci sono
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