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Ha preso il via – all’interno del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze – la terza edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, l’evento nato da un'idea di Federcasse (l'Associazione Nazionale delle Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen) che lo promuove insieme a Confcooperative, organizzato e progettato con NeXt (Nuova Economia Per Tutti) e Sec (Scuola di Economia Civile) e con il contributo di Fondosviluppo. Ad aprire i lavori sono stati Leonardo Becchetti (Direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile e Cofondatore di NeXt Nuova Economia per Tutti), Augusto dell’Erba (Presidente di Federcasse), Maurizio Gardini (Presidente Confcooperative) ed Elena Granata (Vicepresidente SEC Scuola di Economia Civile). «I dati – ha dichiarato Becchetti – ci dicono che la generatività è la radice fondamentale della soddisfazione della ricchezza di senso di vita. Questo vuol dire che quando ci occupiamo dei temi economici non dobbiamo pensare in modo schizzofrenico, ma dobbiamo scegliere quei percorsi che ci fanno crescere e che fanno aumentare l’occupazione, producendo al contempo lavoro di qualità, tutela del lavoro, sostenibilità ambientale, soddisfazione e ricchezza del senso di vivere. L’economia Civile è questo: evitare che succeda il contrario, cioè che ci sia una creazione di valore economico che porti a disoccupazione, a sfruttamento, a caporalato e che porti ad un’emergenza climatica». Per Becchetti «le opportunità vengono da tre parti: in primis dalle buone pratiche, che le aziende già hanno fatto sul campo. Noi diciamo sempre “yes, we can”, ma noi possiamo sempre se qualcuno già ce l’ha fatta da qualche altra parte. Le buone pratiche, quindi, ci indicano la via. Poi la cittadinanza attiva, come quella che crea una comunità energetica, ad esempio. In questi giorni si parla tanto dell’incremento delle bollette, ma in realtà come cittadini possiamo diventare anche produttori di energia oltre che consumatori: impariamo a rimboccarci le maniche invece di lamentarci. Terzo elemento sono le policy: quelle politiche che indicano cosa chiediamo alle istituzioni per creare questo mondo ricco di opportunità. Si tratta di politiche che integrano creazione di valore economico, sostenibilità ambientale e sociale. Basta con gli appalti al massimo ribasso nelle mense scolastiche, ma cerchiamo di sviluppare dei prodotti caporalato free ovunque». «Quest’anno per la prima volta – ha concluso Becchetti – il Festival Nazionale dell’Economia Civile si apre al Mondo, collegandosi intanto con i ragazzi che stanno manifestando per il Friday for future e parlando di quello che è successo in Afghanistan». «Le banche di credito cooperativo, da oltre un secolo, sono presenti non solo come sistema di territorio, ma anche e soprattutto come sistema di comunità. Noi – ha dichiarato dell’Erba – siamo l’unico sistema bancario, completamente italiano, i cui proprietari appartengono esclusivamente ai territori nei quali opera la banca stessa. Questo è un grande esempio di economia civile dal punto di vista imprenditoriale: la comunità si organizza in modo civile, genera il soggetto imprenditoriale e ne trae beneficio conservando il valore sul territorio stesso». Parlando di rapporto con il territorio, dell’Erba ha aggiunto: «Come banca siamo espressione stessa del territorio. Vi è, infatti, un controllo sociale sull’impresa molto rilevante e questo ha comportato, in anni di crisi, che il sistema delle nostre banche non abbia deluso nessun risparmiatore e soprattutto non è costato nulla allo Stato. Un vero esempio virtuoso di capacità organizzativa delle comunità». «Come Confcooperative – ha dichiarato Gardini – mettiamo in modo le buone pratiche per creare uno sviluppo coesivo, che sappia rianimare le comunità ed i territori per ridurre al massimo le diseguaglianze sociali. Il Covid ha esasperato la povertà ed anche la ripresa del PIL non ci dà dati positivi sull’occupazione. Abbiamo bisogno di pratiche nuove e protagonismo nuovo sui territori. In questi giorni di Festival faremo capire come l’impegno sui territori possa portare ad un nuovo modello di lavoro, attraverso un protagonismo dell’economia civile che non va in contrapposizione con il pubblico, ma che dà sostanza e realismo al piano nazionale che è la grande sfida del nostro paese» Parlando di giovani e occupazione, Gardini ha dichiarato: «Sono molto preoccupato per i giovani, ma non solo. Sono preoccupato anche per chi perde il lavoro a 50 anni, che rischia di scomparire totalmente dal mondo del lavoro. Dobbiamo avere una politica di attenzione alle povertà e agli ammortizzatori sociali, guardando con importanza al lavoro. Dobbiamo, quindi, guardare a chi non ce la fa e preoccuparci di intervenire, garantendo lavoro. Anche il percorso scolastico dovrà esser

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