(Adnkronos) - (dall'inviata Silvia Mancinelli) - "L’obiettivo di una pace che sia stabile, qui in Kosovo, può essere conseguito. Non ne sono profondamente convinto solo personalmente, è un sentimento diffuso. Ce la possiamo fare". A parlare all’Adnkronos, dalla base del Reggimento MSU di Pristina, è il colonnello Maurizio Mele. Da gennaio scorso al comando del Multinational Specialized Unit, spiega: "la situazione in Kosovo è una situazione in continuo divenire, fluida, che usiamo definire sostanzialmente calma ma con un equilibrio fragile. La fragilità è data dalle caratteristiche stesse della missione: siamo qui per garantire quel processo di evoluzione che nel corso degli anni ha già raggiunto numerosi successi, ma che ha bisogno ancora di una costante presenza della comunità internazionale che si concretizza con la presenza di Kfor su tutto il territorio kosovaro". Già comandante del Reparto Corsi e insegnante di "Attività e Tecniche di Polizia" nel Centro di Eccellenza per le Stability Police Units dell’Arma dei Carabinieri, è oggi alla guida di quasi duecento uomini: "Siamo nella zona nord di Mitrovica, come MSU, uno strumento militare composto da forze di gendarmeria che hanno le caratteristiche di forze di polizia e forze militari al contempo. Ci pone, questo, in una condizione di particolare prossimità alla popolazione che vede in noi la presenza militare di Kfor ma la rassicurante serenità che può derivare da una presenza di una forza di polizia. Dopo oltre 20 anni ci troviamo a un punto particolarmente soddisfacente ma ancora un pezzo di strada probabilmente lungo deve essere ancora compiuto - sottolinea il comandante - Il ponte di Austerlitz è un simbolo, oggi rappresenta l’unione e anche la divisione tra le due realtà, quella di etnia serba a nord del ponte e l’altra di matrice albanese a sud, che contraddistinguono maggiormente il Paese". "La presenza di MSU sul ponte h24, 7 giorni su 7, garantisce agli uni e agli altri quella condizione di sicurezza, di progressiva coesistenza nell’ambito della quale non può che definirsi il futuro del popolo kosovaro" conclude.
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