Operazione antimafia a Milano, dove secondo le indagini della pm Alessandra Cerreti e dal Nucleo investigativo dei carabinieri esiste un sistema che raggruppa clan siciliani, calabresi e campani in una unica associazione. La ricostruzione della procura, però, è stata bocciata dal gip che con un'ordinanza di duemila pagine ha accolto solo 11 richieste di arresto su ben 153 proposte. Disposto il sequestro di oltre 200 milioni di euro, centinaia le perquisizioni in corso.
Dollarino, al secolo Emanuele Gregorini uomo del clan campano-romano diretto da Michele Senese, non ha dubbi: “Qua è Milano! Non ci sta Sicilia, non ci sta Roma, non ci sta Napoli, le cose giuste qua si fanno!”. Dollarino sta parlando con Gioacchino Amico, siciliano con residenza lombarda, vicino ai Senese e agli uomini di Cosa nostra, sia palermitani che trapanesi. Amico aggiunge: “Abbiamo costruito un impero e ci siamo fatti autorizzare tutto da Milano, passando dalla Calabria da Napoli ovunque”. Le ambientali nascoste negli uffici della Seven Space di Busto Garolfo registrano tutto e fissano un punto: oggi esiste un sistema mafioso lombardo che raggruppa clan siciliani, calabresi e campani in una unica associazione, che condivide affari e società, gestite da professionisti comuni. E’ questa la rivoluzione copernicana proposta dalla procura di Milano, dal pm Alessandra Cerreti e dal Nucleo investigativo dei carabinieri di via Moscova diretto dal colonnello Antonio Coppola.
La federazione della mafia sotto al Duomo – Non più dunque diverse associazioni, ma una super-associazione al cui tavolo milanese siedono i rappresentanti più influenti di Cosa nostra, ndrangheta e camorra. Una federazione, insomma, o meglio, come si ascolta nelle intercettazioni, “il consorzio”, termine già usato negli anni Novanta proprio per descrivere un’altra federazione mafiosa cresciuta e nata sotto al Duomo. Così come ha spiegato il pentito Salvatore Annacondia, detto manomozza riferendosi al passato: “Il Consorzio era la mamma di tutti i gruppi. Una realtà che andava oltre la ’ndrangheta e ricomprendeva ‘ndrangheta, pugliesi, siciliani, campani. Milano e la Lombardia erano la terra di elezione di questo Consorzio”. E se allora erano quintali di droga, oggi sono milioni di euro. I protagonisti di questo nuovo patto hanno in testa un solo obiettivo: fare soldi senza creare allarme sociale, e intimidendo solo quando è proprio indispensabile.
I nomi degli arrestati – Ora l’ipotesi dell’accusa è stata bocciata dal giudice per le indagini preliminare Tommaso Perna che nella sua ordinanza di oggi, circa duemila pagine (scritta a partire da aprile), ha accolto undici richieste di arresto su ben 153 proposte dalla Procura in una richiesta monster di oltre cinquemila pagine. Finiscono così in galera: Gioacchino Amico, Francesco Bellusci, Rosario Bonvissuto, Giacomo Cristello, Giuseppe Fiore, Pietro Mazzotta, Dario e Francesco Nicastro, Massimo Rosi, Sergio Sanseverino, Giuseppe Sorce.
Dollarino, al secolo Emanuele Gregorini uomo del clan campano-romano diretto da Michele Senese, non ha dubbi: “Qua è Milano! Non ci sta Sicilia, non ci sta Roma, non ci sta Napoli, le cose giuste qua si fanno!”. Dollarino sta parlando con Gioacchino Amico, siciliano con residenza lombarda, vicino ai Senese e agli uomini di Cosa nostra, sia palermitani che trapanesi. Amico aggiunge: “Abbiamo costruito un impero e ci siamo fatti autorizzare tutto da Milano, passando dalla Calabria da Napoli ovunque”. Le ambientali nascoste negli uffici della Seven Space di Busto Garolfo registrano tutto e fissano un punto: oggi esiste un sistema mafioso lombardo che raggruppa clan siciliani, calabresi e campani in una unica associazione, che condivide affari e società, gestite da professionisti comuni. E’ questa la rivoluzione copernicana proposta dalla procura di Milano, dal pm Alessandra Cerreti e dal Nucleo investigativo dei carabinieri di via Moscova diretto dal colonnello Antonio Coppola.
La federazione della mafia sotto al Duomo – Non più dunque diverse associazioni, ma una super-associazione al cui tavolo milanese siedono i rappresentanti più influenti di Cosa nostra, ndrangheta e camorra. Una federazione, insomma, o meglio, come si ascolta nelle intercettazioni, “il consorzio”, termine già usato negli anni Novanta proprio per descrivere un’altra federazione mafiosa cresciuta e nata sotto al Duomo. Così come ha spiegato il pentito Salvatore Annacondia, detto manomozza riferendosi al passato: “Il Consorzio era la mamma di tutti i gruppi. Una realtà che andava oltre la ’ndrangheta e ricomprendeva ‘ndrangheta, pugliesi, siciliani, campani. Milano e la Lombardia erano la terra di elezione di questo Consorzio”. E se allora erano quintali di droga, oggi sono milioni di euro. I protagonisti di questo nuovo patto hanno in testa un solo obiettivo: fare soldi senza creare allarme sociale, e intimidendo solo quando è proprio indispensabile.
I nomi degli arrestati – Ora l’ipotesi dell’accusa è stata bocciata dal giudice per le indagini preliminare Tommaso Perna che nella sua ordinanza di oggi, circa duemila pagine (scritta a partire da aprile), ha accolto undici richieste di arresto su ben 153 proposte dalla Procura in una richiesta monster di oltre cinquemila pagine. Finiscono così in galera: Gioacchino Amico, Francesco Bellusci, Rosario Bonvissuto, Giacomo Cristello, Giuseppe Fiore, Pietro Mazzotta, Dario e Francesco Nicastro, Massimo Rosi, Sergio Sanseverino, Giuseppe Sorce.
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