http://www.pupia.tv - Como - Nuova operazione anti-‘ndrangheta, denominata"‘Crociata", in Brianza, contro la locale di Mariano Comense. Il gip del Tribunale di Milano Andrea Ghinetti ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 28 persone.
Per 11 di loro, il giudice ritiene “incontrovertibili” gli elementi di prova sull’affiliazione alla ‘ndrangheta. Gli arresti eseguiti sono 26, nelle province di Monza-Brianza, di Crotone, di Reggio Calabria e di Bari, mentre altre due persone risultano latitanti.
L’inchiesta è partita da un episodio di intimidazione avenuto a Sesto San Giovanni e si regge inoltre sulla collaborazione di un imprenditore che si era messo in affari con un noto ‘ndranghetista, che poi lo aveva sostanzialmente estromesso dall’azienda.
Le due persone ricercate sono un italiano e un albanese. Gli arrestati sono accusati a vario titolo associazione mafiosa, di traffico di stupefacenti, estorsioni e rapine. L’indagine del comando provinciale dei carabinieri di Milano, avviata nel 2013, aveva già portato all’arresto di 9 pregiudicati ed al sequestro di circa 200 kg. di sostanze stupefacenti.
L’inchiesta, secondo gli inquirenti, ha permesso lo smantellamento del locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense, già emerso in precedenti indagini, impegnato nel traffico internazionale di stupefacenti destinati ai mercati lombardi, calabresi e pugliesi. Centinaia i chili di droga sequestrati dai carabinieri: marijuana proveniente dall’Albania, cocaina dalla Romania e hashish dalla Spagna.
Tra gli arrestati spiccano personaggi già finiti in carcere negli anni ’90 e poi condannati per mafia. Ma anche soggetti comparsi in indagini più recenti, come la celenbre “Infinito” scattata nel 2010. Come il cosiddetto ‘soggetto 19′, ovvero uno dei partecipanti al summit di ‘ndrangheta al circolo Arci ‘Falcone e Borsellino’ di Paderno Dugnano avvenuto il 31 ottobre 2009 e filmato dagli investigatori.
I carabinieri filmarono l’incontro e identificarono quasi tutte le persone intervenute, ma a quelli rimasti anonimi assegnarono un numero. Come nel caso del ’19’, che ora si scopre essere Giovanni Carneli, 40enne di Locri, indagato nel 2006 per traffico di droga. Quel giorno accompagnò in auto al summitSalvatore Muscatello, il boss di 81 anni detto ‘il vecchio’, allora capo della locale di Mariano Comense.
L’episodio che ha fatto partire le indagini è avvenuto nel 2012: un’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro due macchine aSesto San Giovanni (Milano). Gli inquirenti hanno scoperto che si trattava di un’intimidazione dei fratelli Molluso nei confronti di due persone interessate ad acquistare degli immobili su cui loro avevano interesse.
Fondamentale però è stata la denuncia di un imprenditore che si sentiva schiacciato dai metodi mafiosi del suo socio in affari, un noto ‘ndranghetista, e che ha deciso di presentasi allaDirezione distrettuale Antimafia di Milano. “La testimonianza di Francomanno, questo il nome dell’imprenditore, è un caso molto raro – ha affermato il sostituto procuratore della Dda milanese, Alessandra Dolci, che ha curato le indagini insieme al collega Marcello Tatangelo, nella conferenza stampa sull’operazione -. La sua storia dimostra che stringere accordi con esponenti della criminalità organizzata, con la speranza di ottenere vantaggi o crescita lavorativa, porta ad essere fagocitati lentamente dal sistema”.
Francomanno, ha continuato Dolci, “aveva deciso di accogliere come socio di minoranza della sua attività commerciale un pregiudicato che dall’interno, attraverso i metodi mafiosi, è riuscito a rosicchiare tutta la sua azienda fino a costringerlo a cedere a prezzi irrisori la maggioranza e a chiudere altri rami che entravano in concorrenza con l’attività dello ’ndranghetista”.
Dagli investigatori arriva dunque un appello alla collaborazione: “Chiedo personalmente ai cittadini di collaborare e di darci una mano nelle segnalazioni, in modo che il pool antimafia di Milano possa arrivare immediatamente con le indagini a dei risultati per stroncare il fenomeno”, ha affermato in conferenza stampa dal colonnello Canio Giuseppe La Gala, comandante provinciale dei carabinieri di Milano. (19.02.16)
Per 11 di loro, il giudice ritiene “incontrovertibili” gli elementi di prova sull’affiliazione alla ‘ndrangheta. Gli arresti eseguiti sono 26, nelle province di Monza-Brianza, di Crotone, di Reggio Calabria e di Bari, mentre altre due persone risultano latitanti.
L’inchiesta è partita da un episodio di intimidazione avenuto a Sesto San Giovanni e si regge inoltre sulla collaborazione di un imprenditore che si era messo in affari con un noto ‘ndranghetista, che poi lo aveva sostanzialmente estromesso dall’azienda.
Le due persone ricercate sono un italiano e un albanese. Gli arrestati sono accusati a vario titolo associazione mafiosa, di traffico di stupefacenti, estorsioni e rapine. L’indagine del comando provinciale dei carabinieri di Milano, avviata nel 2013, aveva già portato all’arresto di 9 pregiudicati ed al sequestro di circa 200 kg. di sostanze stupefacenti.
L’inchiesta, secondo gli inquirenti, ha permesso lo smantellamento del locale di ‘ndrangheta di Mariano Comense, già emerso in precedenti indagini, impegnato nel traffico internazionale di stupefacenti destinati ai mercati lombardi, calabresi e pugliesi. Centinaia i chili di droga sequestrati dai carabinieri: marijuana proveniente dall’Albania, cocaina dalla Romania e hashish dalla Spagna.
Tra gli arrestati spiccano personaggi già finiti in carcere negli anni ’90 e poi condannati per mafia. Ma anche soggetti comparsi in indagini più recenti, come la celenbre “Infinito” scattata nel 2010. Come il cosiddetto ‘soggetto 19′, ovvero uno dei partecipanti al summit di ‘ndrangheta al circolo Arci ‘Falcone e Borsellino’ di Paderno Dugnano avvenuto il 31 ottobre 2009 e filmato dagli investigatori.
I carabinieri filmarono l’incontro e identificarono quasi tutte le persone intervenute, ma a quelli rimasti anonimi assegnarono un numero. Come nel caso del ’19’, che ora si scopre essere Giovanni Carneli, 40enne di Locri, indagato nel 2006 per traffico di droga. Quel giorno accompagnò in auto al summitSalvatore Muscatello, il boss di 81 anni detto ‘il vecchio’, allora capo della locale di Mariano Comense.
L’episodio che ha fatto partire le indagini è avvenuto nel 2012: un’esplosione di colpi d’arma da fuoco contro due macchine aSesto San Giovanni (Milano). Gli inquirenti hanno scoperto che si trattava di un’intimidazione dei fratelli Molluso nei confronti di due persone interessate ad acquistare degli immobili su cui loro avevano interesse.
Fondamentale però è stata la denuncia di un imprenditore che si sentiva schiacciato dai metodi mafiosi del suo socio in affari, un noto ‘ndranghetista, e che ha deciso di presentasi allaDirezione distrettuale Antimafia di Milano. “La testimonianza di Francomanno, questo il nome dell’imprenditore, è un caso molto raro – ha affermato il sostituto procuratore della Dda milanese, Alessandra Dolci, che ha curato le indagini insieme al collega Marcello Tatangelo, nella conferenza stampa sull’operazione -. La sua storia dimostra che stringere accordi con esponenti della criminalità organizzata, con la speranza di ottenere vantaggi o crescita lavorativa, porta ad essere fagocitati lentamente dal sistema”.
Francomanno, ha continuato Dolci, “aveva deciso di accogliere come socio di minoranza della sua attività commerciale un pregiudicato che dall’interno, attraverso i metodi mafiosi, è riuscito a rosicchiare tutta la sua azienda fino a costringerlo a cedere a prezzi irrisori la maggioranza e a chiudere altri rami che entravano in concorrenza con l’attività dello ’ndranghetista”.
Dagli investigatori arriva dunque un appello alla collaborazione: “Chiedo personalmente ai cittadini di collaborare e di darci una mano nelle segnalazioni, in modo che il pool antimafia di Milano possa arrivare immediatamente con le indagini a dei risultati per stroncare il fenomeno”, ha affermato in conferenza stampa dal colonnello Canio Giuseppe La Gala, comandante provinciale dei carabinieri di Milano. (19.02.16)
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