Milano, 5 dic. (askanews) - Difficile raccontare Renato Zero, artista rivoluzionario, poetico e anticonformista che ha segnato la storia della musica italiana, per farlo ci si è messo lui stesso col nuovo album Autoritratto."Migliore giudice di me in giro non c'è, quindi mi prendo questa responsabilità di gestire i miei angoli, i miei spigoli, la mia precarietà emotiva. Sono sempre alla ricerca di amore, compagnia e scambi affettivi e culturali, per cui scrivere di me insieme ad amici che hanno collaborato è un passaggio interessante e formativo perché non si finisce mai di imparare da noi stessi.Ho fatto bene a soffermarmi con questo autoritratto per guardare dentro la mia costituzione sentimentale perchè ho bisogno di verifiche, come tutti".L'album restituisce l'immagine più che mai vivida di Zero, la geografia del suo sentire più profondo, una sorta di punto fermo nella sua carriera mentre il vulcanico artista ha già in mente nuovi live e nuove sorprese."Questa volta il bilancio non è una azione commerciale o un modo di mettersi in vetrina a tutti i costi, ma è un bilancio che facciamo con il pubblico per godere di tutto quello che abbiamo condiviso fino ad oggi".Renato Zero ha un pubblico tansgenerazionale, ma si sente a disagio quando i giovani lo chiamano Maestro."Io devo insegnare qualcosa a qualcuno? No. Io raccolgo e metto in musica quello che ho sentito e provato non insegno, io imparo sempre".Pungente e lucido nel raccontare se stesso e la società, senza mai dimenticare un elemento prezioso."Prendersi un po' per i fondelli è un'attitudine che rende, perché se uno si prende troppo sul serio finisce per deperire. L'autoironia è una forma alta di analisi e bisogna farle queste cose".
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