L’attività industriale della IMCA RADIO nasce dalla passione, per la radio, di un ingegnere piemontese, Italo Filippa. Titolare della Imballaggi Cartoni e Affini di Alessandria, ma anche inventore, auto-costruttore e radioamatore. Nel 1936 decide di dare corpo alla sua passione per la radio e fonda la IMCA RADIO Spa di Alessandria. Seguono progettazione, su brevetti dello stesso ing. Filippa, di una serie di radioricevitori innovativi e di altissima qualità (Esagamma IF71, Multigamma, Pangamma, Nicoletta IF51). L’aspetto più innovativo fu l’adozione di un telaio, per la sezione radio frequenza (RF), a forma di tamburo rotante, invece del tradizionale commutatore rotativo per il cambio di gamma. Questa soluzione permette l’esplorazione millimetrica delle frequenze, migliorando decisamente l’operazione di sintonia, essenziale per questi prodotti semi-professionali.
Ma L’aspetto tecnologico più importante che avrebbe potuto dare alla IMCA la marcia in più, era l’esperienza nel settore del VHF sviluppata dall’Ing. Filippa e che, nelle telecomunicazioni militari del periodo bellico, si dimostrarono vincenti per chi la possedeva. Le commesse che lo Stato Italiano si affrettò ad assegnare alla IMCA non si trasformarono però in realtà operative. Le sorti della guerra erano già segnate.
Alla ripresa (1949) la produzione puntava ancora sulle gloriose apparecchiature ante guerra (design dell’architetto Sironi), ma anche su nuove progettazioni, come il modello Nicoletta che presentava un nuovo “look” (scala parlante circolare a specchio) unito ad una progettazione meno costosa e più adatta a fronteggiare un mercato in ripresa , ma ancora povero. Alla fine del 1949, sfruttando l’attenzione che andava attirando su di se il settore della modulazione di frequenza (a rimorchio del nascente sviluppo televisivo), IMCA uscì sul mercato con la prima serie di apparecchi riceventi a modulazione di frequenza: Pangamma AM/FM. Il “range” di gamma andava da 86 a 108 MHZ (più che negli USA: una scelta lungimirante). Tre i modelli (IF121, IF142, IF194), progettati senza risparmio di valvole (da 13 a 19) con telai unificati per alta e media frequenza, diversi per la bassa frequenza e l’alimentazione. Percorso circuitale separato per AM e FM. Nuove valvole miniatura su zoccoli in ceramica. I mobili lussuosi erano diversi per i tre modelli. immagini e montaggio Dr. Fernando Menichini
Ma L’aspetto tecnologico più importante che avrebbe potuto dare alla IMCA la marcia in più, era l’esperienza nel settore del VHF sviluppata dall’Ing. Filippa e che, nelle telecomunicazioni militari del periodo bellico, si dimostrarono vincenti per chi la possedeva. Le commesse che lo Stato Italiano si affrettò ad assegnare alla IMCA non si trasformarono però in realtà operative. Le sorti della guerra erano già segnate.
Alla ripresa (1949) la produzione puntava ancora sulle gloriose apparecchiature ante guerra (design dell’architetto Sironi), ma anche su nuove progettazioni, come il modello Nicoletta che presentava un nuovo “look” (scala parlante circolare a specchio) unito ad una progettazione meno costosa e più adatta a fronteggiare un mercato in ripresa , ma ancora povero. Alla fine del 1949, sfruttando l’attenzione che andava attirando su di se il settore della modulazione di frequenza (a rimorchio del nascente sviluppo televisivo), IMCA uscì sul mercato con la prima serie di apparecchi riceventi a modulazione di frequenza: Pangamma AM/FM. Il “range” di gamma andava da 86 a 108 MHZ (più che negli USA: una scelta lungimirante). Tre i modelli (IF121, IF142, IF194), progettati senza risparmio di valvole (da 13 a 19) con telai unificati per alta e media frequenza, diversi per la bassa frequenza e l’alimentazione. Percorso circuitale separato per AM e FM. Nuove valvole miniatura su zoccoli in ceramica. I mobili lussuosi erano diversi per i tre modelli. immagini e montaggio Dr. Fernando Menichini
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