• 3 mesi fa
Il rotocalco della domenica

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Trascrizione
00:00Ben trovati a TGS7, il nostro spazio di approfondimento domenicale.
00:21Vedete alle mie spalle due foto.
00:24E' il figlio di Paolo Borsellino e il giudice ucciso da Cosa Nostra nell'attentato del 19 luglio del 1992 assieme agli agenti di scorta.
00:35Li ricordiamo uno per uno. Emanuela Loi, Agostino Catalano, Fabio Limuli, Walter Eddy, Cosina e Claudio Traina.
00:43Un anniversario, il 32esimo, non uguale a tutti gli altri.
00:47Ci sono nuovi fronti di indagine, molto complicati, molto complessi e oserei dire anche delicati.
00:55Una prospettiva, quella di nuove indagini, che era stata più volte rilanciata dai fratelli Borsellino, guidati da Fabio Trizzino, il loro legale, nonché marito di Lucia Borsellino.
01:08Ma cominciamo con le parole di Manfredi Borsellino, che come sapete è un funzionario dello Stato.
01:13Per la prima volta, dopo tempo, ha rotto il silenzio al convegno organizzato dalla ANM a Caltanissetta il 19 luglio.
01:21Sentiamo cosa ha detto a proposito dell'ultima partita che si gioca in favore della possibile verità da mettere a fuoco su quella vicenda, su quella strage.
01:34Io ritengo molto doloroso questo saluto per questa grande presenza di Caltanissetta, perché ritengo, insieme a miei sorellini, che qui si stia giocando la partita più importante.
01:47Forse l'unica partita che vale la pena di essere giocata, anche in supplementari, se ci saranno dei supplementari.
01:57Una partita che mio padre voleva giocare, come peraltro, bruscamente aveva risposto a una voce del capo.
02:08E al manco, quando mi ha chiamata in telefonata, che diceva che è stranissima, la mattina del 19 luglio, mi rispose che la partita per lui era aperta,
02:21dopo che l'auguratore aveva detto molto sicuramente la mattina del 19 luglio, gli comunicò che la notte insieme aveva deciso di elenare il coordinamento di tutte le indagini sul palaio di Provincia.
02:41A mio padre non è stata data la possibilità di utilizzare la voce, però spero che ancora questa partita non sia l'ultima.
03:03Grazie.
03:34Tutti in famiglia lo hanno sempre chiamato Fabio e noi da ora in poi lo chiameremo come loro lo chiamano.
03:40Abbiamo ascoltato la fidanzata di allora, che è rimasta fidanzata per sempre, e la sorella. Seguiamo quest'intervista.
03:50La vita che faceva Fabio in quel periodo con il giudice Borsellino era un tipo di vita che vi preoccupava?
03:57Quei giorni sono iniziati ad essere brutti, inizialmente già con l'attentato a Falcone, quindi abbiamo visto più che altro quale è stata la reazione di Fabio e come Fabio ha vissuto tutto quel periodo.
04:11Poi ci siamo cominciati a preoccupare, per quanto riguardava tutto il resto c'era molta incoscienza, non riuscivamo a capire effettivamente,
04:20noi vedevamo solo la sua reazione, il fatto che lui non dormiva più, passava le notti insonni, si svegliava nel divano, nel salone,
04:29ha domandato in quei giorni mia sorella di recitare insieme il Padre Nostro, quindi la sua ansia era percepita da noi da questi eventi.
04:42Posso chiedere a tutti e due di quel pomeriggio?
04:47Quel pomeriggio è stato un pomeriggio, di mattina eravamo stati al mare con mia madre, io ero passata dai miei e lui stava riposando perché sarebbe stato in servizio alle ore 13.
05:04Poi io sono rientrata a casa e ho ricevuto una telefonata e mi hanno chiesto se mio fratello era di servizio o meno.
05:13Io ho detto di sì, mi hanno detto di accendere il televisore, ero un parente, avevo un bambino di tre anni allora e accendendo il televisore sento il sonnove.
05:23E a quel punto ne lascio immaginare le mie grida e la pena di quel bambino che ha visto una mamma così,
05:29anche perché eravamo noi due soli perché mio marito era in polizia ed era in servizio.
05:33Anche per me è stato un momento terribile, l'abbiamo appreso, anche io l'ho appreso dalla tv.
05:40In realtà c'è stato un primo avviso da una signora, una vicina che mi ha chiamata e mi ha chiesto ma il tuo ragazzo a chi fa la scorta?
05:52Ho detto non lo so perché? Dice no no niente. Dopo dieci minuti mi arriva la chiamata di mio fratello che era fuori e mi chiede Vittoria ma Fabio è con te?
06:05Gli faccio no ma perché mi chiedi questo? Mi sembra di aver sentito il suo nome in tv.
06:13Vado di corsa ad accendere la tv, vedo quelle immagini, anche io sento il nome, metto a urlare, però dico no non è possibile, non è lui, si saranno sbagliati e avranno sbagliato nome.
06:26E tentavo di chiamare i genitori che giustamente non erano in casa, quindi non avevo nessuna risposta.
06:32Voi come aspettate venga fatto giustizia? Credete in queste novità, in quello che sta succedendo?
06:39Allora non è semplice credere, non è semplice credere, non è semplice credere perché tante storie sono state raccontate, depistaggio, poliziotti incorrotti non lo sappiamo.
06:56Non sappiamo più a cosa credere, cerchiamo di avere fiducia nell'istituzione, cerchiamo, però non è facile perché dopo 32 anni se non si è arrivato a scoprire qualcosa è chiaro che siamo molto delusi.
07:25Un sentimento puro che vive ancora oggi, nonostante Fabio non ci sia più, rimango sempre innamorata di Fabio, è una persona speciale, è stato un amore molto grande.
07:43Devo dire che io molte volte dico che Fabio è sempre accanto a me, infatti dico anche a Sabrina e a loro che per me Fabio lo sento sempre intorno a me.
07:58Sicuramente raccontare questa storia, la nostra storia, dopo 32 anni non è stato facile, anche perché sono, come dicevo prima, delle emozioni molto forti che per lunghi anni ho preferito tenere strette.
08:19Quasi c'era una forma di gelosia, soprattutto per le lettere, perché vedevo come se fosse una forma di violazione del mio mondo e devo dire che Fabio nonostante tutti i pensieri riusciva ad essere sempre sorridente, riusciva ad avere sempre quel sorriso anche se nella sua testa frullavano tanti pensieri.
08:47Lui faceva quel lavoro con quell'entusiasmo perché comunque credeva nelle istituzioni. La stessa cosa riguarda noi, cioè noi nel senso che avevamo una paura immensa, sapevamo Fabio, i rischi che correva, però non pensavamo anche in quel caso perché lì dove via D'Amelio non c'era nulla, non sono stati protetti dalle istituzioni, quindi questo è stato il tradimento più grande.
09:14Come vi dicevo non è un anniversario come gli altri perché le inchieste hanno avuto un nuovo impulso nonostante il tanto tempo trascorso. Si indaga in procura a Caltanissetta, una procura epicentro delle grandi inchieste sulle stragi di quegli anni in Sicilia, si indaga su diversi filoni anche recenti, ricostruiamo tutto con Donata Calabrese.
09:41La procura di Caltanissetta sta avvaliando diversi filoni di inchiesta per far luce sulla strage di Via D'Amelio tra depistaggi e anomalie. Lo scorso 11 luglio davanti al gruppo di Caltanissetta sono comparsi quattro poliziotti che fecero parte del pullo investigativo Falcone-Borsellino.
09:57Per i quattro agenti la procura di Caltanissetta chiede il processo per depistaggio. Si tratta di Maurizio Zerilli, Giuseppe Digangi, Vincenzo Maniscaldi e Angelo Tedesco. Avrebbero mentito nel corso del processo di primo grado celebrato nei confronti di altri tre poliziotti che erano accusati di calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa Nostra.
10:18Nel corso dell'udienza i figli del giudice Borsellino hanno chiesto di costituirsi parte civile nei confronti dello Stato. Un altro filone di indagini riguarda il dossier mafia a parti, tanto caro al giudice ucciso dalla mafia è considerato dall'avvocato Fabio Trezzino, legale dei figli del magistrato, una delle cause, se non la causa scatenante della strage di Via D'Amelio.
10:42Sono indagati un ex PM antimafia di Palermo, Gioacchino Natori, accusato di aver favorito Cosa Nostra e di calunnia, e un generale della Guardia di Finanza, Stefano Screpanti, accusato di favoreggiamento alla mafia e falso. Avrebbero insabbiato un'indagine proveniente dalla procura di Massa Carrara.
11:00Al bagno della procura Nissena, anche un'indagine che riguarda il mistero dell'Agenda Rossa, agenda che sarebbe finita nelle mani dell'allora capo della Mobile di Palermo, Arnaldo Labarbera, considerato il vero regista e depistaggio. Sono indagati la figlia e la moglie per ricettazione con l'aggravante di aver favorito Cosa Nostra.
11:20E un gruppo di piantanissette a Santi Bologna, qualche settimana fa, ha invece ascoltato il collaboratore Maurizio Avola, killer a servizio del clan diritto Santa Paola, un killer spietato che sostiene aver preso parte alla strage di Via D'Amelio. Per la procura non è credibile, si tratterebbe dell'ennesimo depistaggio.
11:41Fra poco faremo il punto sulle ultime accuse contestate ad un alto magistrato. Ci fermiamo per qualche istante.
11:51Giornale di Sicilia Media Group, l'informazione 24 ore non stop. Giornale di Sicilia, gds.it, tgs, rgs, ci facciamo in quattro per dirvi tutto.
12:05Ripartiamo dunque dall'ultima inchiesta, molto delicata, abbastanza clamorosa per alcuni. Gli addebiti che la procura di Caltanetta, guidata da Salvatore De Luca, riguardano una inchiesta di Gioacchino Natoli, della quale aveva chiesto...
12:25Scusami, c'è qualcosa che non va in questo testo. Perdoni, mi sono emozionata, riguarda una vecchia inchiesta. Ok, va bene, posso ricominciare.
12:41Potete ripartire?
12:42Sì.
12:43Ripartiamo dall'ultima inchiesta, molto delicata, che riguarda uomini dello Stato, in particolare un magistrato. Gli addebiti mossi dalla procura di Caltanissetta, guidata da Salvatore De Luca, riguardano una vecchia inchiesta di cui Gioacchino Natoli ha chiesto l'archiviazione nel 1992.
13:07Era da alcuni mesi diventato pubblico ministero a Palermo. Si tratta di un'indagine per riciclaggio, nata tra l'altro da una ispirazione della procura di Massa Carrara, che aveva puntato i riflettori su presunte infiltrazioni di Cosa Nostra nelle cave di Marmo in Toscana.
13:22L'inchiesta riguardava i fratelli Nino e Salvatore Buscemi, imprenditori vicini a Totorina, poi diventati soci del gruppo Ferruzzi di Raul Gardini. Nei mesi scorsi questa vicenda è stata ricostruita anche dalla commissione parlamentare antimafia.
13:37Il primo a parlarne era stato Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino e legale dei fratelli Borsellino. A Natoli viene contestato di aver chiesto di smagnetizzare le intercettazioni dei fratelli Buscemi e di distruggere i brogliacci.
13:52Queste affermazioni vengono definite da Natoli del tutto destituite di fondamento. Questa replica tra l'altro davanti alla commissione antimafia. Poi Natoli ha inviato una memoria alla procura di Caltanissetta. I pubblici ministeri contestano all'ex collega di avere negato che fosse sua la grafia presente nel decreto con cui si chiedeva la distruzione di quelle bobine e dei brogliacci. Mi riferisco alle intercettazioni sui Buscemi.
14:21E' un atto pedisseco, ha detto Natoli, una prassi necessitata. Infatti in quel provvedimento che mi fu portato dall'ufficio intercettazioni di mio c'è soltanto la firma, dice Natoli, il resto non è la mia calligrafia.
14:37Praticamente accusando in questa maniera l'allora funzionario di quell'ufficio, del centro intercettazioni, accusandolo di aver commesso il reato di falso in atto pubblico. Ed è da questa vicenda che nasce l'accusa di calunnia.
14:53Convocato dai pubblici ministeri, Natoli a Caltanissetta si è abbasso della facoltà di non rispondere, ma si sta difendendo su tutta la linea. Lo ha fatto davanti alla commissione parlamentare antimafia, ha parlato anche con i giornali nei mesi scorsi.
15:11Dunque evidentemente il magistrato che si sente fortemente colpito da questa vicenda sta costruendo una linea di difesa. Poi c'è l'accusa di aver fatto parte dell'accordata dell'allora procuratore Pietro Giammanco, che viene considerato dai pubblici ministeri di Messina l'istigatore dell'insabbiamento di quell'inchiesta.
15:35Ed è sotto indagine ora Stefano Scremanti, oggi generale alla guida del nucleo per la repressione delle frodi all'Unione Europea, indicato come il coesecutore materiale di questi personaggi. È venuto a mancare Pietro Giammanco, il magistrato, è morto nel 2018.
15:53E adesso spazio anche alla voce di un amico personale di Paolo Borsellino, il giudice Vittorio Teresi. Oggi presidente della fondazione Paolo e Rita Borsellino, è un magistrato che ha affrontato anche processi molto complicati nei quali l'onere della prova è stato davvero il grande rompicapo di pubblici ministeri, anche molto valorosi nel nostro paese e nei nostri distretti.
16:24Ecco l'intervista registrata qualche giorno fa.
16:27A Caltanissetta si è aperto un nuovo filone, fortemente stimolato dalle denunce, dalle pressioni anche emotive della famiglia dei figli di Paolo Borsellino, questo va detto. Lei cosa pensa di quello che è accaduto nelle ultime settimane?
16:43Diciamo che il fronte che riguardava la vicenda di Raul Gardini, per dirla in termini sintetici, era una vicenda complessa della quale io purtroppo non avevo notizie dirette perché non me ne occupai quando mi trovavo alla procura della Repubblica di Palermo.
17:10Però so che era un'inchiesta che aveva suscitato tanti molumori e tante preoccupazioni. Chi l'avesse gestita e con quali risultati sinceramente non lo so.
17:26Oggi riscopro determinate cose e allora la mia memoria va a quei giorni terribili di convivenza tesissimi all'interno della procura della Repubblica di Palermo che sono trascorsi tra il 23 di maggio e il 19 di luglio del 1992.
17:46La convivenza, i rapporti testi con il procuratore Gianmanco che non si capiva quali interessi volesse difendere e che certamente era stato un procuratore divisivo, un procuratore che aveva creato una enorme serie di polemiche e discontenti in personaggi che avevano un grande senso dello Stato e dell'ufficio e del dovere.
18:14Sia Giovanni Cavalcone che Paolo Bostellino avevano un grandissimo senso del dovere e spesso passavano sopra anche a condizioni personali di lavoro e anche a rapporti testi con i capi degli uffici.
18:30A loro interessava il lavoro che fosse fatto bene e che fosse portato fino in fondo. La sensazione era che Gianmanco non gli consentisse di fare questo.
18:39Vengono fuori anche altri nomi di colleghi con profili molto alti nell'ambito dell'antimafia, è una cosa che fa male penso alla magistratura?
18:51Fa male non solo all'immagine della magistratura, ancora una volta fa male a quei simboli dell'antimafia che sono rimasti scolpiti nella storia. Probabilmente saremmo un paese felice se non avessimo bisogno di simboli.
19:12Non mi sento di dire nulla, ho una grande amarezza e una grande rabbia nel sentire certe cose. Bisogna però capire bene la lettura dei giornali, mi induce a riflettere sul fatto che se c'è stata una grafia che ha aggiunto un'annotazione in un documento
19:38e se questa non appartiene né al magistrato né al dirigente dell'ufficio intercettazioni dell'epoca, che io mi conoscevo, persona fidatissima, allora è di qualche altro.
19:52Le assicuro che non era facile a quell'epoca e non è mai facile mettere le mani su un documento ufficiale di un'inchiesta della Procura della Repubblica, quindi è certamente una mano interna che aveva una grande familiarità con quegli uffici. Ecco perché sono molto preoccupato.
20:12Bisogna andare avanti? Secondo lei questa è la strada giusta?
20:15E' sempre giusta la strada che cerca di scoprire pezzetti di verità. Il problema è che questa inchiesta scopre dei reati che probabilmente ormai sono caduti in prescrizione ed è un'inchiesta che potrebbe eventualmente portare ad una risposta parziale sulle ragioni della strage.
20:40Vedete, io non ho mai creduto fino in fondo alla unicità del momento della strage Via d'Amerio. Io sono convinto che Via d'Amerio è una strage che ha avuto una serie complessa e interconnessa di causali differenti.
20:58Probabilmente la vicenda è il rapporto mafiapalti di quel rapporto mafiapalti, non dell'altro che riguardava altri personaggi. Probabilmente potrebbe essere una concausa tra le altre dell'accelerazione della strage, ma non escludo altre concause che secondo me sono state individuate nei processi che sono stati celebrati.
21:24A di là della questione della prescrizione, che è un rischio molto concreto, c'è anche un portato diverso e lei ne sa qualcosa perché provare certi reati è veramente molto difficile, come l'è capitato per la presunta trattativa Stato-mafia, un processo che a metà era stato vinto e poi è andato perduto nella sentenza finale.
21:51Cosa pensa lei di queste procedure per l'onere della prova così complesso, così complicato?
21:59Ho fatto il magistrato per 40-41 anni quindi non posso che avere una mentalità assolutamente rispettosa dei limiti del processo, però dobbiamo essere tutti consapevoli che il processo non è lo strumento perfetto per attivare la verità dei fatti.
22:15Il processo penale soprattutto è uno strumento assolutamente imperfetto per la conoscenza dei fatti perché non mira alla conoscenza in sé, mira soltanto all'accertamento di responsabilità personali con i limiti imposti dalla legge, che sono limiti sacrosanti, che devono tenere conto di due opposte esigenze entrambi costituzionalmente garantite,
22:42che sono il diritto alla verità e il dovere di definire le inchieste giudiziarie da parte del Pubblico Ministero, da un lato, dall'altro il diritto alla libertà personale.
22:56Tornando un attimo indietro, lei è in rapporti con il dottore Natoli? Che uomo ha conosciuto in lui?
23:03Sì, ci vediamo ormai raramente per la verità da quando siamo entrambi in pensione, però l'ho visto in qualche occasione pubblica e non abbiamo per carità mai avuto rapporti diretti, amichevoli, non ci siamo mai visti fuori dall'ufficio per intenderci, però all'interno dell'ufficio i rapporti sono sempre stati cordiali, cortesi.
23:26Risultava che fosse particolarmente vicino a Giammanco in quel periodo, che potesse rimanere indifferente?
23:33Sono giudizi che terrei per me, perché sono giudizi in quanto tale che sono discutibili, che invece potrebbero avere delle ricadute molto importanti su una persona, quindi non mi sento di farle.
23:49Quel periodo era particolarmente complicato, io ricordo soltanto una cosa, in sette all'interno della procura della Repubblica dopo la strage di Via D'Amelio ci siamo ribellati e abbiamo detto no al procuratore, o tu o noi.
24:02Fra poco torneremo a discutere del movente possibile della strage di Via D'Amelio, vi farò riascoltare un'intervista di Fabio Trizzino, ce la rilasciò nel trentennale della strage.
24:33I dossier mafia appalti, da anni i figli di Paolo Borsellino insistono su questo filone di indagini, adesso ci si sta lavorando concretamente.
24:45Nel luglio del 2022, nel trentennale dell'Ecidio, Fabio Trizzino ci rilasciò quest'intervista dove tratteggia proprio le ragioni dal punto di vista dei familiari della strage di Via D'Amelio, sentiamo.
25:00Nella mia ringa ho sostenuto che senz'altro il centro propulsivo del depistaggio è da individuarsi nella squadra mobile retta a Arnaldo Barbera, però ho altresì sostenuto, e questo apre un vero scenario di fondo,
25:15che senza la ratifica, la convalida da parte dei magistrati, senza per questo dire che loro abbiano intenso condolo specifico creare e concorrere nella calunnia, senza però la ratifica dei magistrati questo depistaggio, questa calunnia non poteva reggere.
25:45E dunque avvocato, qual è lo scenario nel quale matura la strage di Via D'Amelio a 57 giorni dalla strage di Capaci?
25:58Intanto io premetto che non sono depositario di alcuna verità e soprattutto non mi pongo rispetto a questa problematica immane in termini dogmatici.
26:09La lettura delle carte però indicano sostanzialmente queste direttrici di fondo.
26:17L'arrivo di Paolo Borsellino alla procura di Palermo da Marsala non fu vissuto serenamente dal capo dell'ufficio, il quale già si era in qualche modo sbarazzato di Falcone, del dottor Falcone, e quindi dobbiamo noi sostanzialmente cercare di capire perché a un certo punto Paolo Borsellino in un momento di prostrazione assoluta definisce il suo ufficio un nido di vipere.
26:46La mafia in quel momento non aveva un interesse immediato all'eliminazione del dottor Borsellino perché in Parlamento si stava discutendo la conversione del decreto dell'8 giugno 1992 immediatamente successiva alla strage di Capaci in cui si erano inasprite fortemente le misure contro la criminalità organizzata.
27:12Quindi Tottorina sicuramente non aveva un interesse immediato a rendere il livello dello scontro ancora più elevato e volto a in qualche modo sopire per sempre le istanze garantistiche che si stavano già sollevando in Parlamento, in particolare dalla sinistra italiana, rispetto appunto a quel decreto.
27:34Allora dobbiamo pensare ad un input esterno irresistibile a cui lo stesso Salvatore Riina non ha potuto dire di no e dobbiamo pensare anche al fatto che ormai è nelle carte che Riina si assume quasi personalmente la responsabilità di questa cederazione.
27:54Da qui la famosa battuta riportata da Cancemi, Ganci, Chistone e Consumatut perché anche all'interno della commissione provinciale questo tipo di accelerazione è evidentemente vissuta male perché sanno che a quel punto lo Stato non può reagire come di fatto può reagire.
28:19E allora dobbiamo andare a vedere di che cosa si occupò Borsellino in quel periodo e ammonte l'ostracismo di Giammanco.
28:29Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
29:00Il 19 luglio si è tenuto un convegno organizzato proprio da ANM nel convegno nel quale è intervenuto Manfredi Borsellino con quelle parole dirompenti.
29:11C'è ancora tempo e spazio per la verità? Dice Santi Bologna in questa intervista rilasciata a Divana Bayunco.
29:18C'è ancora spazio e tempo per la ricerca della verità?
29:24Sì, io penso che ci sia ancora spazio e tempo e il fatto che le indagini sono in corso e sono pienamente in corso lo assevera.
29:33Se allarghiamo l'orizzonte vediamo anche che pochi giorni fa abbiamo avuto una sentenza di merito per una strage, quella di Bologna, che precede di 12 anni quella di Via D'Amelio.
29:46Quindi non dobbiamo farci illusioni perché il tempo che si è perduto si è perduto per sempre.
29:53Determinati accertamenti non si possono più fare, i testimoni invecchiano e muoiono, però un po' di tempo c'è ma bisogna fare presto perché altrimenti, come diceva qualcuno, c'è il rischio che quando potremo raccontare tutta la verità non ce la ricorderemo più.
30:10In occasione della commemorazione della strage di Via D'Amelio un convegno organizzato dall'ANM che parla di errore giudiziario, perché?
30:20Perché riteniamo che fare questo convegno a Caltanissetta abbia un grande valore simbolico perché quello che è avvenuto con la strage di Via D'Amelio e dopo la strage di Via D'Amelio rappresenta oggi un grave bullnus per la memoria collettiva di tutti gli italiani.
30:40E più in generale riteniamo che da magistrati riflettere sul tema dell'errore giudiziario sia importante, siamo consapevoli che il numero di errori giudiziari rispetto alla percentuale di casi trattati in un anno non è altissimo, però vogliamo farne una questione di approccio diverso, ogni errore giudiziario è un errore di troppo.
31:05Il distretto giudiziario di Caltanissetta ha un carico rispetto alle grandi indagini sulle stragi, avvertite tutta la responsabilità?
31:17Io avverto solo la responsabilità connessa al gravoso compito di dover giudicare altre persone che è insita nel lavoro del magistrato, ma è una cosa che riguarda tutti i procedimenti.
31:31Sono convinto che i magistrati non devono scrivere libri di storia, ce l'ha ricordato la Cassazione nell'atto finale del processo cosiddetto trattativa, anche quando il giudice è chiamato a ricostruire vicende assai complesse sul piano storico non deve mai perdere la bussola costituita dal capo di imputazione, perché noi giudichiamo su reati e quello non lo dobbiamo mai dimenticare.
32:01Vi ringrazio di averci seguito fin qui, arrivederci.

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