Dopo tanto dolore, una domenica mattina alle 8.45 arrivano loro. Dopo morte, guerre, sesso non gioioso arrivano George Clooney e Brad Pitt in Wolfs (fuori concorso) e finalmente Venezia 2024 si diverte. Esattamente come loro sul set... Lo dicono e lo ripetono e, per una volta, ci credi. In conferenza stampa i due scherzano e fanno i buddies esattamente come nell'action comedy che mixa Fuori orario di Scorsese con inseguimenti metropolitani della New Hollywood, E ci chiude in una notte newyorchese (c'è anche la neve) in cui i due fixer devono capire chi li ha messi insieme, perché e, soprattutto, come salvarsi la pelle. «Lo script era meraviglioso. E 15 anni dopo Burn After Reading dei fratelli Coen era l'occasione perfetta per tornare insieme. L'eco del cinema anni 70 con cui siamo cresciuti ci ha convinto. Se ci dite che sullo schermo vi ricordiamo Paul Newman & Robert Redford ci rendete felici. La cosa più bella da dire a due che sono cresciuti con Butch Cassidy». Si spalleggiano e parlano in coro. Pitt più "romantico" e Clooney più professionale. «Le battute che ci scambiamo sono meravigliose. Il ritmo è da commedia sofisticata. E gli inseguimenti metropolitani rimandano davvero a Il braccio violento della legge». Aggiungete l'autoironia e l'auto citazione con cui i due giovano in ogni inquadratura: del resto il film è davvero la contemplazione di quelle che, forse, sono le due ultime icone di Hollywood. «L'anagrafe parla chiaro. Quando abbiamo cominciato noi c'erano 64 canali tv e adesso ce ne sono 700, tra canali e piattaforme. Le occasioni di lavoro sono molte di più. Ma noi, in un certo senso, avevamo la sicurezza di lavorare in un sistema, quello degli studios, che ci copriva e garantiva. Adesso siamo nel pieno di una rivoluzione, iniziata prima e che poi il Covid ha reso più difficile. Ma la verità è che le piattaforme hanno bisogno degli studios che sanno come fare questo lavoro e hanno in sé la storia del cinema. E chi fa film ha bisogno dello streaming per arrivare al pubblico. Il cinema come racconto per immagini non morirà mai. E ci servirà sempre per raccontare il mondo, il nostro tempo e chi vogliamo essere».
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