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Gli agenti della squadra mobile di Trapani e Palermo coordinati dalla Dda, hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di 10 persone tutte residenti nel trapanese accusate a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi. L’indagine parte da una prima inchiesta iniziata a maggio del 2021 dalla Squadra mobile di Trapani e condotta insieme alla Squadra mobile di Palermo, della locale Sosco e del servizio centrale operativo della polizia di Stato. L’indagine avrebbe consentito di documentare gli assetti e il rinnovato dinamismo criminale delle «famiglie» mafiose di Alcamo e Calatafimi, in seguito all’arresto dei numerosi esponenti storicamente al vertice delle stesse.
Sono state ricostruite estorsioni alcune consumate altre solo tentate, ai danni di imprenditori locali, tra i quali un imprenditore di Castellammare, con interessi nel settore della distribuzione alimentare e del mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi attivi nel settore dell’edilizia, del movimento terra e della commercializzazione di autovetture. Le vittime sarebbe state minacciate di ritorsioni se non avessero versato, nelle mani di un uomo di fiducia del capo famiglia alcamese, la somma di 50 mila euro. Anche il titolare di un maneggio sarebbe stato vittima degli indagati. E un buttafuori trapanese sarebbe stato costretto ad abbandonare il proprio impiego in un esercizio commerciale per fare assumere il figlio di un noto pregiudicato del posto, destinatario del provvedimento cautelare. (ANSA).
(ANSA) - TRAPANI, 16 SET - L’inchiesta, secondo l’accusa, ha inoltre documentato il voto di scambio politico mafioso che sarebbe stato organizzato in occasione delle elezioni regionali siciliane del 2022. L’organizzazione dietro un compenso di denaro di circa 3 mila euro avrebbe indirizzato il voto in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico «Via», con l’appoggio di un ex senatore della Repubblica alcamese, ispiratore del movimento politico e promotore di una richiesta di voti alla famiglia mafiosa. L’operazione avrebbe scoperto un traffico di stupefacenti grazie all’apporto di fornitori albanesi, e alla detenzione di armi, nascoste dagli indagati e nella disponibilità del gruppo, evidenziando così la trasversalità e la caratura criminale dei sodali. Uno degli indagati è stato arrestato per detenzione di oltre 9 chili di marijuana. In quella occasione, nel corso della perquisizione, sono stati inoltre trovati 2 fucili a canne mozzate calibro 12, con relativo munizionamento, entrambi provento di furto. Contestualmente al provvedimento cautelare sono stati eseguiti 8 decreti di perquisizione personale e domiciliare, nei confronti di altrettanti soggetti, indagati a vario titolo per traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.

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