Omicidio Br di Giovanni D'Alfonso, parla il figlio: «I segni di quel lutto li porto sempre addosso»

  • mese scorso
(simona lorenzetti) È cominciata al palazzo di giustizia di Torino l’udienza preliminare a quattro ex esponenti delle Brigate Rosse per la sparatoria del 5 giugno 1975 alla cascina Spiotta, nell’Alessandrino, che costò la vita all’appuntato dei carabinieri Giovanni d’Alfonso. Il procedimento ha preso le mosse dopo la riapertura delle indagini determinata da una denuncia depositata nel dicembre del 2021 dal figlio del militare, Bruno d’Alfonso, a sua volta carabiniere in congedo, che aveva chiesto alla Dda del capoluogo piemontese di individuare un brigatista che era sfuggito alla cattura: ora gli inquirenti ritengono che si tratti di Lauro Azzolini. Gli altri imputati sono i capi storici Renato Curcio e Mario Moretti e un ex militante, Pierluigi Severino Zuffada. Nello scontro a fuoco morì anche la moglie di Curcio, Mara Cagol.

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Trascrizione
00:00Che ricordo ha di quel giorno di suo padre?
00:04Di quel giorno è un giorno bruttissimo, è che
00:07è stato uno shock
00:09che ancora oggi, insomma, ne parlo le conseguenze, cioè ne riporto addosso le conseguenze
00:14come ho sempre raccontato perché avevo diciamo 10 anni e mezzo e
00:19lo stavo aspettando a casa e da un momento all'altro doveva tornare, invece
00:22ho preso questa notizia dal telegiornale dell'epoca
00:26e questa cosa
00:28ha fatto sì che
00:29diciamo
00:34è stato uno shock appunto
00:36come ho detto poco fa
00:38che mi ha portato a
00:40ricercare questa verità
00:42questo rancore interno che avevo nei confronti
00:46della giustizia che non veniva mai fuori, ecco questo è, quindi
00:50adesso sono contento perché
00:52è stato fatto un grande lavoro da parte
00:55dei difensori, da parte della
00:58della magistratura
01:00e quindi sono fiducioso anche sull'esito finale

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