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Dalle scelte relative ad acquisti e cessioni al rapporto quotidiano con il gruppo squadra: mentre all'estero la figura del ds diventa sempre più rara, in Italia sembra ancora essenziale. Al Milan farebbe comodo? Guarda l'ultimo episodio de "La Tripletta", il podcast settimanale de La Gazzetta dello Sport.

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Trascrizione
00:00serve un direttore sportivo al Milan?
00:02Questa è una domanda per cui le persone di calcio diventano matte sia sul sì sia sul no.
00:07Non per caso l'uomo che decide, che prende queste decisioni,
00:11è un ex capo scout, che è Geoffrey Moncadat,
00:13che ha preso delle buone decisioni perché ha scelto giocatori di qualità.
00:19Alcuni valgono decisamente di più di quando li ha scelti,
00:22poi alcuni sono stati meno fortunati, sbagliati, qualcuno potrà dire condannando già magari Musa,
00:27un po' eccessivo, aspetterei, però è chiaro che non è un fenomeno di prima qualità,
00:31deve migliorare su tante cose.
00:33Però forse non è un caso che sia stata fatta una squadra da una persona che nell'anima ha lo scouting,
00:38non ha la costruzione dei valori, e qui si apre una grandissima pagina,
00:42scuole inglese, scuole italiane, in Italia sono sempre abituati ad avere un direttore sportivo,
00:46Walter Sabatini per dirne uno, ma anche Massara nel Milan precedente,
00:50che guardano tutte queste cose, hanno queste caratteristiche,
00:54vedono l'allenamento, parlano con i giocatori, parlano con l'allenatore,
00:57mediano, cercano di capire questi equilibri all'interno della squadra.
01:01È un modello che anche all'estero adesso si usa molto meno,
01:04ci sono squadre anche top in cui una figura così non c'è,
01:08si procede semplicemente per scelta dei calciatori,
01:11e poi si delega all'allenatore molto questo ruolo di assemblaggio.
01:15Al Milan l'ultimo anno non è andato molto bene,
01:17perché quando Pioli resta unico a Milanello poi fa una stagione sotto le aspettative,
01:22però la partita è aperta.

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