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Il film si basa sulla storia vera del giudice Giovanni Falcone, in particolare sui suoi ultimi anni di lavoro (si parla degli anni 1981-1992) e sulla lotta contro la mafia, che gli costerà la vita nella strage di Capaci, il 23 maggio 1992. Il film si apre in parallelo con due giuramenti: quello di un mafioso e quello del giudice stesso avvenuto nel 1964, per poi concentrarsi sugli episodi più importanti dell'attività di quest'ultimo, dall'uccisione dei boss Bontate e Inzerillo alla seconda guerra di mafia, dall'assassinio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa fino alla collaborazione con Rocco Chinnici. Si intravede anche la Cupola mafiosa, la morte di Ninni Cassarà, gli interrogatori dei pentiti, tra cui quello di Tommaso Buscetta, che rivelò diversi segreti di Cosa nostra ma non tutti, lo smantellamento del gruppo e l'incarico al ministero di Grazia e Giustizia come direttore generale per gli affari penali ed infine la strage di Capaci e quella di via d'Amelio, in cui perde la vita il collega ed amico Paolo Borsellino. Il regista mescola materiale di repertorio, tratto da telegiornali dell'epoca, con scene ricostruite con molta verosimiglianza, per raccontare con uno stile da docufiction l'inquietante intreccio fra mafia e politica. Significativa è la scelta di inserire brevi sequenze tratte da Il settimo sigillo che raccontano la partita a scacchi tra la morte e il cavaliere, e che nel film rappresentano per Falcone una sorta di ossessione ricorrente. Meno evidente, forse, ma ugualmente significativo, nella parte finale del film in cui la vicenda si avvia alla sua tragica conclusione, il ripetuto ricorso della colonna sonora di Pino Donaggio alle tre note che introducono La morte di Isotta. Alla fine di ciò, il 15 gennaio 1993 Toto Riina viene arrestato e condannato all ergastolo.

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