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I greci amavano molto la tecnica (parola che significa in greco sia tecnica che e arte). Platone è favorevole alla tecnica, specie per la tecnica del governare, la più grande per gli uomini. Ma quando la tecnica dà fastidio alla  filosofia, Platone si impensierisce. Questo si vede nel dialogo del Fedro: per Platone se si insegna la scrittura (cioè una tecnica) nelle scuole dell'Attica c'è da preoccuparsi. «Se gli allievi imparano a scrivere - dice Platone - leggono i libri e non vengono più a lezione da me». E lo dice e, anzi, lo scrive in un dialogo cioè usando la stessa tecnica che critica. Il grande insegnamento di Platone per noi è questo - secondo il filosofo Maurizio Ferraris -, ovvero che lui cerca di spiegare l'intelligenza naturale partendo dall'intelligenza artificiale (la scrittura). «La scrittura rovina la memoria e trasmette un falso sapere» - dice Platone - ma quando il filosofo ci deve spiegare come funziona l'anima, ci dice che assomiglia a un libro, è un pensiero che si scrive nell'anima: quindi - secondo il professor Maruzio Ferraris - se vogliamo capire cos'è l'intelligenza naturale dobbiamo partire da quella artificiale (di cui siamo pieni, si chiama «cultura»). «Dobbiamo vedere la proiezione esterna dell'intelligenza artificiale per capire come siamo noi stessi» conclude Ferraris.  ​

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