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Il mondo sta andando al contrario anche per la destra di Vannacci. Il generale è infatti stato appena lasciato dal suo tenente colonnello, il quale ha promosso una scissione nel movimento perché vorrebbe l'Italia fuori dalla Nato e la Russia dentro l'Unione Europea. Ma il generale è riuscito a litigare anche con Gianfranco Fini, praticamente il fondatore della destra di governo in Italia, il quale aveva sostenuto che oggi le persone di destra dovrebbero stare con i resistenti ucraini perché sono loro i veri patrioti dell'Europa.Vannacci non era d'accordo e elegantemente ha risposto a Fini che lui non distingue un ombrello da un fucile e quindi deve stare zitto. Ma il boomerang più grosso Vannacci se l'è lanciato da solo quando ha tentato di azzannare Forza Italia, inchiodandola a una presunta contraddizione, sostenendo cioè che nel 2022, quando Berlusconi la guidava ancora, aveva votato a favore dello stop alle auto a benzina per camabiare posizione tre anni dopo.In realtà si trattava di una menzogna. Ma il generale non ha fatto una piega. Ha detto che il suo staff gli aveva letto una notizia sbagliatae e che faceva immediatamente dietrofront. Ma i falò nella destra non si accendono solo lì, anche nei quartieri più alti. Il ministro della Difesa Crosetto ha difeso il piano per il riarmo di Ursula von der Leyen, proprio mentre Salvini lo definisce una deriva bellicista e il governatore del Veneto Zaia, sul Corriere ha dichiarato che i dazi Usa sono un vero e proprio flagello e che l'Europa dovrebbe rispondere tutta insieme, proprio poche ore dopo che il leader del suo partito, la Lega, sosteneva che in realtà sono un'opportunità storica.​Il fatto è che, come successe nel 1948 dopo la guerra in Italia e come succede sempre nei grandi momenti, nelle svolte storiche, la politica estera è diventata politica interna e questo scompiglia completamente le carte della politica italiana, anche a destra. Per il governo Meloni è forse arrivata l'ora della verità.

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