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La cronaca e il cinema. Che a volte sono così "vicini". Come in Cutro, Calabria, Italia di Mimmo Calopresti. Era il 26 febbraio 2023 quando 94 migranti, molti i minori, si inabissarono di fronte alla cittadina calabrese, sulla spiaggia dove Pasolini aveva girato il suo Il vangelo secondo Matteo. Il calabrese Mimmo Calopresti li racconta in Cutro, tra i vincitore ai Nastri d'Argento Documentari 2025. Eccoveli tutti:

Documentario dell'anno: CIAO MARCELLO - MASTROIANNI L’ANTIDIVO di Fabrizio Corallo
Cinema del reale: CUTRO, CALABRIA, ITALIA di Mimmo Calopresti
Cinema, cultura e spettacolo: IL CASSETTO SEGRETO di Costanza Quatroglio
Il racconto dello sport: LA VALANGA AZZURRA di Giovanni Veronesi
Miglior docufilm: CONTROLUCE di Tony Saccucci
Premi speciali:  LILIANA di Ruggero Gabbai (Omaggio alla sen. Liliana Segre
Miglior opera prima: DUSE, THE GREATEST di Sonia Bergamasco
Premio speciale per lo sport: EROICI! 100 ANNI DI PASSIONE E RACCONTI DI SPORT di Giuseppe Marco Albano
Protagonista dell’anno: LUC MERENDA  PRETENDO L’INFERNO di Eugenio Ercolani
Menzione speciale: IL CRITICO VIAGGIATORE  di Luca Verdone

 

 

 

 

 

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Novità
Trascrizione
00:00Io e la sceneggiatrice Silvia Scola, che aveva conosciuto molto bene da vicino Mastroianni
00:05perché suo padre Ettore lo aveva diretto in 8 o 9 film e lo conosceva in quanto amico
00:11di famiglia, abbiamo scelto una strada dell'autoracconto, come se lui da dovunque si trovasse venisse
00:19a raccontarci chi era stato nella vita o nel lavoro o perlomeno quello che avrebbe voluto
00:24essere e in particolare come per sfatare alcune leggende, alcuni luoghi comuni. Lui detestava
00:31il fatto di essere considerato un divo, di essere considerato un latin lover, un seduttore
00:35per Antonio Mase e quindi abbiamo cercato di seguire un filoconduttore attraverso varie
00:43interviste da lui realizzate in passato per varie tv a partire dalla Rai ma anche per
00:49vari archivi stranieri, varie tv all'estero, in cui lui avesse appunto la necessità di
00:58puntualizzare e di ironizzare su queste etichette che giudicava infondate.
01:04Com'era Eleonora? Che voce aveva? Di lei abbiamo un solo film, Muto, e poi abbiamo le riprese del suo funerale a New York, Mentafro.
01:16La grande rivelazione è che Eleonora Duse, grandissima del teatro, una per tutte, è però agganciata
01:29magicamente al cinema e quindi pochi anni fa ho capito che per raccontarla e per raccontare
01:39il nostro mestiere attraverso di lei il mezzo cinema era il mezzo ideale. Ho messo la sua
01:48assenza al centro e ho accettato questa sfida e mi sono messa sulle tracce di questa amatissima
02:00fantasma ed è cominciata una sorta di indagine. Ho detto che io ho sempre avuto passione per
02:06lo sci, l'ho sempre seguito e quindi quando Domenico Procacci mi ha proposto di fare la
02:11storia della valanga azzurra ho pensato che avesse ragione lui, cioè che io lo potevo
02:16fare quel documentario perché c'avevo la patente per parlare di sci nella mia vita
02:22e quindi sono andato a caccia di quei miti degli anni settanta e ho messo insieme questa
02:28storia. Mi sembra che sia una delle cose più libere che ho fatto nella mia vita.
02:33Il nastro d'argento per il documentario è stato aspettato? La pensate?
02:39No, ci speravo perché i documentari hanno una storia a parte, di solito il successo
02:45di un documentario è proprio una vita fatta di premi, di festival e quindi insomma cominciare
02:52un nastro d'argento mi sembra un bel inizio. Quando siete in mezzo ad altre persone sistematele
02:57in una posa bizzarra, non si ribellerà se c'è pubblico.
03:00Questo per me è un po' più di un premio, nel senso che questo è un riconoscimento,
03:11c'è una differenza tra premio e riconoscimento, il premio è qualcosa che tu dai per una bravura
03:16tecnica che io non so neanche di avere sinceramente, però questo lo sento come riconoscimento
03:21proprio nel senso spirituale del termine, due cose si riconoscono a vicenda e si intrecciano
03:27tra loro. Siccome questo è un film su un fotografo che in qualche modo è entrato in
03:33maniera dialettica anche a volte in contrasto con l'Istituto Luce, il film è prodotto
03:39interamente dall'Istituto Luce, è girato tutto dentro Cinecittà e in mezzo anche la
03:45drammaturgia rispecchia un pezzettino di mia storia personale.
03:49E' un film molto personale ovviamente perché è un film che si rivolge alla figura del
03:54tuo padre, ma è stato difficile realizzarlo?
03:58Mi è stato difficile realizzare questo film perché c'è stata una buona dose di incoscienza
04:03che mi ha permesso appunto di girare e di montare anche diciamo mentre poi le cose accadevano,
04:10grazie anche alla collaborazione non soltanto della produzione che è stata molto vicina
04:14ma anche di Sabrina Varani alla fotografia, di Letizia Caudullo al montaggio che è stata
04:18veramente fondamentale perché il loro supporto ha determinato il fatto che poi il film davvero
04:26esistesse anche in un breve termine.
04:29Papà fu uno dei primi critici a capire la potenza che rappresentava la dolce vita e
04:35lui scrisse una recensione meravigliosa, papà venne attaccato, mio padre perse il lavoro
04:41per salvare Federico Fellini.
04:44Senza Verdone, realizzare un film sulla figura di suo padre Mario Verdone, una personalità
04:51che dire di rompente, come l'ha voluto raccontare?
04:56Sì ma anche molto pacato, cioè era un uomo che non era pieno di sé, oggi se ne vedono
05:05tanti di uomini pieni di sé, nella cultura, nel mondo imprenditoriale, nella finanza,
05:14sono tutti molto pieni di sé, lui era una persona assolutamente pacata, direi quasi
05:21umile nel suo modo di proporsi ma con un'apertura mentale e con uno sguardo di una profondità
05:27tale che rendevano tutte le cose che faceva estremamente importanti, è stato di quello
05:33di valorizzare il cinema come arte sintetica, un'arte in cui confluiscono tutte le altre
05:41arti e le sintetizzano in una forma unica e espressiva.

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