https://www.pupia.tv - Una vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Catania si è appena conclusa in tutto il territorio nazionale per la cattura di 32 persone accusate di appartenere a Cosa nostra etnea, in particolare al clan Santapaola-Ercolano. La Direzione distrettuale antimafia della locale Procura distrettuale le ha indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, traffico di stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi. L'indagine ha consentito di fare luce sull'articolazione della struttura interna alla famiglia catanese di Cosa nostra, cristallizzando la presenza di figure verticistiche e i ruoli di responsabilità ben definiti.
E’ stato accertato, come già emerso in passato, che l’associazione “Santapaola-Ercolano” è articolata in gruppi territorialmente localizzati, a capo di ciascuno dei quali è posto un “responsabile”, tenuto a dar conto del proprio operato al reggente “pro tempore” dell’intero sodalizio (carica suddivisa tra Francesco Santapaola, Antonio Tomaselli ed Aldo Ercolano negli anni 2015/2016).
L’indagine trae origine da un episodio avvenuto nel marzo 2015, dopo la denuncia di imprenditore di aver subito un tentativo di estorsione. A seguito di ciò venivano compiute complesse ed accurate indagini, tradizionali e tecniche, le quali permettevano di accertare la responsabilità degli odierni indagati quali affiliati del clan Santapaola-Ercolano, consentendo di evidenziare la particolare articolazione di tale sodalizio, suddiviso in gruppi radicati ciascuno su una propria zona territoriale di influenza e dotati di una autonomia decisionale ed operativa limitata dall’esigenza di rispondere, per i fatti più importanti, ai vertici del clan. In particolare l’indagine ha riguardato il gruppo di “San Pietro Clarenza e Barriera” ed il gruppo di “Lineri” operanti nei territori di Camporotondo Etneo, San Pietro Clarenza, Misterbianco e Belpasso, e sono state accertati e contestati oltre trenta episodi di estorsione, sia tentata che consumata, oltre a traffico di stupefacenti ed intestazione fittizia di società.
Le investigazioni hanno dimostrato, con riferimento ad un territorio particolarmente esteso, che il “clan” per affermare la propria esistenza e per assicurarsi una sostanziosa fonte di sostegno economico, ha pianificato e posto in essere nel corso degli anni e sino ad oggi un vasto e capillare sistema di estorsioni per il conseguimento del cui profitto potevano essere commessi anche gravi atti intimidatori, dagli attentati alle attività produttive sino alle aggressioni agli imprenditori. L’attività d’indagine, rafforzata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha permesso di monitorare le imprese vessate che, come in alcuni casi dimostrato, versavano importi che si aggiravano tra i 3.000 ed i 5.000 euro annui a cadenze periodiche.
Le ingenti somme frutto degli affari illeciti, secondo le direttive dei capi del clan, oltre ad essere destinate all
E’ stato accertato, come già emerso in passato, che l’associazione “Santapaola-Ercolano” è articolata in gruppi territorialmente localizzati, a capo di ciascuno dei quali è posto un “responsabile”, tenuto a dar conto del proprio operato al reggente “pro tempore” dell’intero sodalizio (carica suddivisa tra Francesco Santapaola, Antonio Tomaselli ed Aldo Ercolano negli anni 2015/2016).
L’indagine trae origine da un episodio avvenuto nel marzo 2015, dopo la denuncia di imprenditore di aver subito un tentativo di estorsione. A seguito di ciò venivano compiute complesse ed accurate indagini, tradizionali e tecniche, le quali permettevano di accertare la responsabilità degli odierni indagati quali affiliati del clan Santapaola-Ercolano, consentendo di evidenziare la particolare articolazione di tale sodalizio, suddiviso in gruppi radicati ciascuno su una propria zona territoriale di influenza e dotati di una autonomia decisionale ed operativa limitata dall’esigenza di rispondere, per i fatti più importanti, ai vertici del clan. In particolare l’indagine ha riguardato il gruppo di “San Pietro Clarenza e Barriera” ed il gruppo di “Lineri” operanti nei territori di Camporotondo Etneo, San Pietro Clarenza, Misterbianco e Belpasso, e sono state accertati e contestati oltre trenta episodi di estorsione, sia tentata che consumata, oltre a traffico di stupefacenti ed intestazione fittizia di società.
Le investigazioni hanno dimostrato, con riferimento ad un territorio particolarmente esteso, che il “clan” per affermare la propria esistenza e per assicurarsi una sostanziosa fonte di sostegno economico, ha pianificato e posto in essere nel corso degli anni e sino ad oggi un vasto e capillare sistema di estorsioni per il conseguimento del cui profitto potevano essere commessi anche gravi atti intimidatori, dagli attentati alle attività produttive sino alle aggressioni agli imprenditori. L’attività d’indagine, rafforzata dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha permesso di monitorare le imprese vessate che, come in alcuni casi dimostrato, versavano importi che si aggiravano tra i 3.000 ed i 5.000 euro annui a cadenze periodiche.
Le ingenti somme frutto degli affari illeciti, secondo le direttive dei capi del clan, oltre ad essere destinate all
Category
🗞
Novità