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'Media, social e pandemia. L'informazione al tempo dell'emergenza' è il titolo della puntata odierna di BioMedical Report, la rubrica scientifica coordinata dall'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione Italiana per la Medicina Personalizzata, che ha affrontato il tema delicato del ruolo rivestito dall'informazione in Italia negli ultimi 16 mesi di emergenza coronavirus. Ospiti della puntata l'ex direttore del Messaggero di Roma e del Mattino di Napoli Paolo Graldi, il giornalista de La7 e inviato di Piazzapulita Alessio Lasta e il docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi presso Unisalento Luigi Spedicato. "Sempre pronti a riempire salotti televisivi e le pagine dei giornali - ha commentato Paolo Graldi - i medici intervistati sono stati i principali protagonisti della pandemia, spesso finendo col non chiarire i dubbi ma al contrario provvedendo ad alimentarli. Alcuni uomini di scienza hanno caratterizzato l'informazione nazionale contrapponendo punti di vista di altri medici e smentendo precedenti posizioni, attivando così meccanismi di confusione sociale, mentre va dato atto ad altri medici di aver eroicamente dato testimonianza del loro valore nelle corsie si ospedale". Di tutt'altro avviso Alessio Lasta che ha condiviso la linea editoriale di quelle testate che hanno voluto fortemente mostrare la realtà, senza nasconderla o edulcorarla. “Una tv ha il dovere di informare anche se questo finirà per non rassicurare ma addirittura preoccupare i telespettatori. In questo senso la comunicazione in Italia è stata corretta, non ha detto tutto ma ha mostrato molto". 
Per il sociologo Luigi Spedicato l'informazione deve prendere atto della realtà così come ha fatto, non lasciandosi sfuggire quella che qualcuno ha definito l'incertezza della Scienza. "È saltato totalmente il meccanismo di controllo della validazione scientifica, per via di enormi interessi economici ma anche per le tremende pressioni politiche a livello internazionale, e questa è stata un'altra grande novità di cui abbiamo preso atto in questi mesi". Per Mauro Minelli la
sfida più grande, adesso, sarà quella di fare economia e tesoro dell'esperienza benefica, "una presenza talvolta massiccia di medici in televisione se, da un lato, ha creato un po' di confusione magari anche per la difformità di vedute, dall'altro ci ha aiutati ad essere più consapevoli. Abbiamo imparato - ha ricordato Minelli - i meccanismi di diffusione di un contagio da coronavirus e adesso siamo in grado di affermare che non si muore di polmonite, perché Covid-19 è una malattia sistemica. Oggi possiamo certificare che non sono sufficienti, singolarmente presi, epidemiologi, virologi, immunologi e infettivologi, ma tutti insieme sì, per offrire una visione di sistema e di precisione, che è la ragione per la quale è nata la rubrica BioMedical Report". 

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