Paolo Pillitteri, sindaco di Milano dal 1986 al 1992 e condannato dal pool di Mani Pulite, racconta “la carcerazione preventiva” applicata dai magistrati di Tangentopoli e contestata da autorevoli giuristi. Di cosa parliamo? Dell’abbondante ricorso alla carcerazione preventiva, come leva per ottenere, se non addirittura “estorcere”, la confessione dell’indagato. In buona sostanza, per i detrattori, l’impianto accusatorio poggiava su ammissioni di colpa degli inquisiti rilasciate sotto evidente pressione psicologica. Della serie, «o fai i nomi o resti dentro».
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