Dopo la pandemia è ritornata alla grande la processione del protettore San Bartolomeo con un fiume di gente. Oltre 5 mila persone tra isolani e vacanzieri. E’ partita dalla cattedrale situata al castello con al seguito l’arcivescovo Giovanni Accolla, i sindaci, i rappresentanti dei quattro Comuni delle Eolie e le forze dell’ordine al gran completo. In questo momento particolare per le isole che assistono ad eventi negativi di ogni tipo e modello, il Santo c’è sempre. Non è mai andato in pensione. Ultimamente su Vulcano c’è, su Stromboli pure come anche sulle strade di Lipari ormai ridotte a colabrodo e rischio crollo. Ogni angolo delle Eolie è un pericolo e per San Bartolo il lavoro aumenta. Sempre da solo, confortato dalle preghiere e suppliche dei fedeli, continua in silenzio a seminare miracoli su miracoli. L’ultimo è quello regalato alla politica eoliana. I rappresentanti oltre che dell’isola maggiore, ma anche di Salina proprio nel giorno della festa si sono riuniti per lavorare insieme per mantenere in vita l’ospedale di Lipari dove l’altro ieri medici e infermieri hanno compiuto un nuovo miracolo. Più Santi di cosi si muore... La festa del protettore risale al VI secolo, oltre che con la statua d’argento anche con il “vascelluzzo”, reliquiario di eccellente fattura dell’oreficeria palermitana di 2.30kg di oro e argento, al cui interno troneggia la preziosa teca contenente il “frammento di pelle” e la statuetta, entrambi portati a spalla dalle varie confraternite. San Bartolo viene festeggiato tre volte all’anno: il 13 febbraio per la traslazione del Corpo, il 5 marzo perché i contadini nel 1823 scamparono alla pestilenza, ed il 16 novembre per lo scampato pericolo del terremoto del 1824. Apostolo di Gesù e grande divulgatore della parola di Cristo, si spinse a diffondere il Vangelo fino in India, Azerba Aigian e Mesopotamia. Fu durante le sue predicazioni in Siria o forse in Armenia, che venne imprigionato e scuoiato vivo dai pagani, che ne chiusero le spoglie mortali in un sepolcro. Tale era la devozione che esercitava sulle popolazioni, che gli idolatri preferirono liberarsi delle sue spoglie buttandole in mare in un sarcofago di piombo. La cassa però non si inabissò e trasportata dalla corrente giunse fino a Lipari, a Porto delle Genti, dove il vescovo Agatone ne dispose la sepoltura su cui fece erigere una cattedrale.
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