Il vecchio scrittore Clive Langham, malandato e alcoolizzato, tormentato dai ricordi e recalcitrante all'idea della morte che si avvicina, vive una notte di allucinazioni sospesa tra la realtà e il romanzo, in un grande castello sul quale pesa il potere corrosivo del tempo. Scola bottiglie di vino, tossisce, rantola, s'adira, piange. Ripensa alla moglie suicida e inventa un romanzo al cui centro mette, rifacendo, cancellando, ricamando, i familiari: il figlio Claude Langham, avvocato di successo; la nuora Sonia, moglie dello stesso; l'altro figlio, Kevin Woodford. Una tempesta dell'animo, un tumulto di pensieri in cui il vecchio - sostenuto dall'alcool e mosso dai propri rimorsi di coscienza - riversa sulle figure responsabilità e colpe del tutto personali, alla ricerca di una sorta di confessione purificatrice e di una catarsi. Al mattino, ben vestito e sbarbato, riceve i figli e la nuora che vengono a festeggiarlo per il suo 78mo compleanno. Le cordiali conversazioni e discussioni dimostrano nei convenuti una statura morale notevole e costituiscono un raggio di sole per Clive.
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