Roma, 14 ott. (askanews) - Riaccendere i riflettori sul dolore cronico; favorire, senza pregiudizi, l'uso appropriato dei medicinali oppioidi; proporre azioni concrete da attuare con rapidità per migliorare la gestione del problema e dare sollievo ai pazienti; delineare una via italiana all'uso appropriato dei farmaci oppiacei. Sono gli obiettivi del convegno "I farmaci umiliati: gli oppioidi e il riscatto della buona cura", promosso da Fondazione ISAL, nel quale a Roma si sono confrontati medici, farmacologi, società scientifiche e rappresentanti delle istituzioni.Di dolore cronico soffrono 13 milioni di italiani e 150 milioni di europei, ma i farmaci oppioidi sono ampiamente sottoutilizzati nel nostro Paese: a differenza di altri Paesi del Vecchio Continente - dove comunque non si sono verificati fenomeni di abuso o dipendenza - in Italia gli oppioidi sono usati poco e per brevi periodi e vi è inoltre una forte disparità tra Regioni.Il presidente della Fondazione ISAL, William Raffaeli: questi farmaci "sono indispensabili per la buona cura, in particolare per le persone con malattie dolorose croniche, malattie oncologiche, quindi è un nostro fiore all'occhiello per dare alle persone ciò che meritano: un sollievo profondo dal dolore che le aiuti a stare bene. Dobbiamo ritornare a parlarne senza vergognarcene, in maniera scientificamente precisa e corretta, affinché la gente non tema di essere drogata dal medico ma curata dal medico". Sulla questione ha pesato la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti, dove in passato si è verificata una situazione di eccessivo e incontrollato impiego, con dosaggi inappropriati e prescrizioni a categorie di pazienti fragili, che ha portato molte persone a sviluppare dipendenza.Patrizia Romualdi, professoressa associata di Farmacologia, "Alma Mater Studiorum" Università di Bologna: "In America i farmaci oppiacei sono stati usati da persone che non avevano il dolore cronico. Il timore è assolutamente infondato perché in Italia abbiamo intanto un consumo di oppiacei infinitamente più piccolo rispetto a quella che è stata la crisi americana; in secondo luogo perché in Italia abbiamo un uso appropriato e abbiamo degli ottimi sistemi di monitoraggio e controllo. Sono farmaci sicuri che vanno usati in maniera corretta, ovvero nel dolore cronico". Oltre a sottolineare strategie utili a prevenire eventuali situazioni di rischio legate all'utilizzo degli oppioidi - puntando su un ottimo rapporto medico-paziente, su una terapia multimodale e su un'adeguata misurazione del rischio - la Fondazione ISAL chiede di ripristinare il monitoraggio sull'applicazione della legge 38/2010 e avanza a società scientifiche ed istituzioni proposte per delineare una via italiana all'uso appropriato dei farmaci oppioidi. "Le azioni che speriamo di poter mettere in campo - conclude William Raffaeli, presidente Fondazione ISAL - sono una buona informazione per la classe medica e infermieristica, affinché riconoscano le qualità dei farmaci e le persone a rischio sulle quali bisogna stare attenti nella prescrizione; una profonda comunicazione sociale, che permetta alla gente di sentirsi serena nella cura, e una sensibilizzazione generale sul fatto che il dolore vada trattato e non sopportato".
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