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La "Pantera" nacque nei mesi a cavallo tra il 1969 e il 1970, su spinta della Ford, che voleva commercializzare una vettura a motore centrale ad elevate prestazioni per conseguire il duplice risultato di sfruttare commercialmente in Europa i successi sportivi ottenuti con la GT 40 e contrastare il successo ottenuto dalla Corvette (di produzione General Motors) sul mercato statunitense.
La realizzazione della vettura fu affidata ad una giovane azienda emiliana, la De Tomaso, che realizzò il prototipo rielaborando lo schema tecnico già sperimentato sulla "Mangusta", con carrozzeria disegnata da Tom Tjaarda. Assemblata negli stabilimenti della carrozzeria Vignale, all'epoca di proprietà De Tomaso, la "Pantera" è una coupé a due posti con motore centrale dall'impostazione molto sportiva. La commercializzazione cominciò nella primavera del 1971.
Lo staff tecnico della Casa di Modena, guidato da Gianpaolo Dallara, abbandonò il costoso telaio a trave centrale della "Mangusta" e per la "Pantera" scelse la più economica soluzione della carrozzeria monoscocca, in quanto la Ford voleva vendere la vettura ad un prezzo concorrenziale e aveva bisogno di un elevato ritmo produttivo, incompatibile con l'artigianale processo di costruzione dei telai a traliccio[2]. Il propulsore è il V8 Ford Cleveland 351 di 5763 cm³ (pari a 351 pollici cubi) che, alimentato da un grosso carburatore quadricorpo Holley, eroga 330 cv.
Tipiche, in rapporto all'impostazione generale della vettura, le altre soluzioni: trazione posteriore, sospensioni a triangoli sovrapposti (sia davanti che dietro), freni a disco autoventilati, cambio manuale a 5 rapporti sincronizzati ZF e differenziale autobloccante. Editing Dr. Fernando Menichini

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