Risuona la musica di “Bandiera rossa” sotto la pioggia. Sventolano bandiere della Palestina, striscioni per chiedere dignità e sicurezza sul lavoro, stop alla guerra, cancellazione del sistema degli appalti. È tutto collegato secondo le centinaia di manifestanti che mercoledì mattina, nella festa del 1 maggio, si sono riuniti al cantiere del crollo di via Mariti, a Firenze, nella manifestazione-corteo promossa, tra gli altri, dall’Unione sindacale di Base e dai Cobas. Risuona la musica di “Bandiera rossa” sotto la pioggia. Sventolano bandiere della Palestina, striscioni per chiedere dignità e sicurezza sul lavoro, stop alla guerra, cancellazione del sistema degli appalti. È tutto collegato secondo le centinaia di manifestanti che mercoledì mattina, nella festa del 1 maggio, si sono riuniti al cantiere del crollo di via Mariti, a Firenze, nella manifestazione-corteo promossa, tra gli altri, dall’Unione sindacale di Base e dai Cobas.
Prima della partenza tante canzoni: “Gerardo nuvola ‘e povere”, “Figli dell’officina”, “Malarazza”. Canti e balli, ombrelli aperti per ripararsi dalla pioggia. “Giù le armi sui salari” recita uno striscione di Potere al Popolo. E poi un altro: “Contro il Governo della guerra interna e esterna. 1 giugno tutto a Roma”. Si chiede “Giustizia per Suviana”.
Alla rete del cantiere, oltre ai nomi dei cinque operai morti a febbraio, uno striscione con scritto: “Fermiamo la strage di vite e diritto suo lavoro. Ogni giorno è 1 maggio”. I promotori hanno spiegato: «La strage quotidiana sui posti di lavoro continua e non accenna a rallentare. Il governo Meloni ha approvato un decreto che non produrrà alcun effetto e che non servirà né a colpire i responsabili né a invertire la rotta degli incidenti e delle morti sul lavoro. Il primo maggio non può bastare una festa ma serve una giornata di lotta e protesta incentrata sul tema degli omicidi sul lavoro».
Prima della partenza tante canzoni: “Gerardo nuvola ‘e povere”, “Figli dell’officina”, “Malarazza”. Canti e balli, ombrelli aperti per ripararsi dalla pioggia. “Giù le armi sui salari” recita uno striscione di Potere al Popolo. E poi un altro: “Contro il Governo della guerra interna e esterna. 1 giugno tutto a Roma”. Si chiede “Giustizia per Suviana”.
Alla rete del cantiere, oltre ai nomi dei cinque operai morti a febbraio, uno striscione con scritto: “Fermiamo la strage di vite e diritto suo lavoro. Ogni giorno è 1 maggio”. I promotori hanno spiegato: «La strage quotidiana sui posti di lavoro continua e non accenna a rallentare. Il governo Meloni ha approvato un decreto che non produrrà alcun effetto e che non servirà né a colpire i responsabili né a invertire la rotta degli incidenti e delle morti sul lavoro. Il primo maggio non può bastare una festa ma serve una giornata di lotta e protesta incentrata sul tema degli omicidi sul lavoro».
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