La protesta studentesca pro Palestina ha raggiunto anche il Career Day, l’evento organizzato dall’Università di Padova che ogni anno riunisce centinaia di aziende pubbliche e private allo scopo di orientare e reclutare migliaia di giovani futuri lavoratori. Nella mattinata del 23 maggio gli studenti che fino ad una settimana fa avevano occupato Palazzo del Bo, con decine di tende piantate nei cortili antico e nuovo, hanno deciso di continuare a manifestare per chiedere il boicottaggio accademico (bocciato dal Senato Accademico lo scorso martedì 14 maggio) e la cessazione dei rapporti tra l'ateneo di Padova e lo Stato di Israele. Qualche tensione all’entrata quando un centinaio di persone, tra manifestanti e non, premeva sui cancelli chiusi in attesa di poter entrare all’evento. È stato Andrea Gerosa, delegato a orientamento, tutorato e placement dell'università a intervenire: prima per intavolare un dialogo e cercare di raccogliere le diverse richieste poi per concordare un’entrata sicura, a patto che la manifestazione non intralciasse la buona riuscita della giornata dedicata all’orientamento lavorativo degli studenti. E così è stato: dopo un po’ di volantinaggio a tema “Boycott Career Day” e qualche giro della sala al grido di “Free Palsestine” i manifestanti sono usciti di loro spontanea volontà, recandosi fuori dai cancelli della Fiera. «Il nostro obiettivo era quello di disturbare un evento che dimostra per l’ennesima volta come l’Università di Padova decida di focalizzarsi sul guadagno e sul profitto piuttosto che sulla libertà e sulla vita dei palestinesi, scegliendo di collaborare con aziende che cooperano con il regime sionista», dice Riccardo Fasano, portavoce della protesta. Tutta la manifestazione si è svolta sotto il controllo delle forze dell’ordine. (Matilde Bicciato)
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