Filippo Turetta, il video del procuratore capo di Venezia: «Non è un processo contro tutti i femminicidi»

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È iniziato, davanti alla Corte d'Assise di Venezia, il processo a Filippo Turetta per l'omicidio di Giulia Cecchettin. Reo confesso, Turetta non è in aula. Lo è invece Gino Cecchettin, il padre di Giulia, che ha anticipato di essere presente soltanto oggi. L'udienza è a numero chiuso: il presidente della Corte d'assise di Venezia, Stefano Manduzio, ha stabilito che metà dei posti disponibili per il pubblico (20) è riservata ai cittadini, la restante metà ai giornalisti; altri 18 posti a sedere sono a disposizione delle parti processuali. «Questo non è il processo contro i femminicidi, ma un processo contro il singolo che si chiama Turetta e che risponderà dei reati che gli sono stati contestati» ha dichiarato Bruno Cherchi, procuratore capo di Venezia: «Se si sposta questo quadro a obiettivi più ampi si snatura totalmente il processo - ha affermato - Il processo non è uno studio sociologico, che si fa in altre sedi, il processo è l'accertamento di responsabilità dei singoli» ha tenuto a ribadire Cherchi. «Questa è la posizione della Procura, e lo è fin dall'inizio, quando abbiamo detto che il processo deve svolgersi in aule giudiziarie con i diritti che anche l'imputato ha, secondo la Costituzione e il Codice di procedura penale». No, dunque, alla «spettacolarizzazione», secondo Cherchi. Ed è quanto ha ribadito anche l'avvocato Giovanni Caruso, legale di Turetta, auspicando che non sia «un processo in cui la spettacolarizzazione possa autorizzare a fare del giovane il vessillo di una battaglia culturale contro la violenza di genere».

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