È iniziata la seconda parte della campagna “Acque senza veleni” di Greenpeace Italia, nell’ambito della quale l’organizzazione ambientalista sta raccogliendo campioni di acqua potabile in oltre 220 città in tutte le regioni italiane, per verificare la presenza di PFAS, un gruppo di sostanze chimiche pericolose per la salute e per l’ambiente, tanto da essere conosciute come “inquinanti eterni”. L’obiettivo di Greenpeace è realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione a livello nazionale.
Una volta dispersi nell’ambiente, i PFAS si degradano in tempi lunghissimi e possono inquinare fonti d’acqua, aria e coltivazioni. Attraverso l’acqua e gli alimenti, queste molecole possono quindi diffondersi nel nostro sangue, con gravi rischi per la salute. Una di queste sostanze, il PFOA, è stato ad esempio classificato come cancerogeno per le persone, mentre l’esposizione a diverse molecole PFAS può causare problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.
La spedizione dell’organizzazione ambientalista ha preso il via lo scorso 23 settembre toccando finora 102 città tra Liguria, Toscana, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna. Nelle prossime settimane, per incontrare i comitati locali che in diverse Regioni già si battono contro la contaminazione da PFAS e sensibilizzare chi ancora non conosce un problema sempre più alla ribalta delle cronache, Greenpeace sarà, nell’ordine, in Campania, Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia, Molise, Lazio, Abruzzo, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Sardegna.
«In Italia esistono diversi gravi casi di contaminazione, come in alcune aree del Veneto e del Piemonte, eppure i controlli ambientali promossi dalle istituzioni sono frammentari se non addirittura assenti in molte aree del Paese, mentre le analisi sulle acque potabili sono limitate solo a poche Regioni o porzioni di territorio. Questa inerzia rischia di trasformare l’inquinamento da PFAS in un’emergenza nazionale fuori controllo», afferma Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Nelle prossime settimane, raccoglieremo campioni di acqua potabile anche in zone del Paese, come il Centro, il Sud e le isole maggiori, dove i controlli ambientali su queste sostanze sono spesso assenti. La nostra richiesta però è sempre la stessa, per l’intero Paese: vogliamo che le istituzioni locali e nazionali garantiscano acqua pubblica sicura per tutti, pulita e libera da veleni».
Per tutelare l’ambiente e la salute delle persone, gli Stati Uniti e diversi Paesi europei hanno già adottato dei limiti all’uso dei PFAS, sostituendoli con alternative più sicure già disponibili. Greenpeace Italia chiede al governo Meloni di fare altrettanto, con una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose sostanze. I risultati dei campionamenti che Greenpeace Italia effettuerà nelle prossime settimane saranno resi noti a inizio 2025.
In questo video, rilevamenti eseguiti a Lucca.
Una volta dispersi nell’ambiente, i PFAS si degradano in tempi lunghissimi e possono inquinare fonti d’acqua, aria e coltivazioni. Attraverso l’acqua e gli alimenti, queste molecole possono quindi diffondersi nel nostro sangue, con gravi rischi per la salute. Una di queste sostanze, il PFOA, è stato ad esempio classificato come cancerogeno per le persone, mentre l’esposizione a diverse molecole PFAS può causare problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.
La spedizione dell’organizzazione ambientalista ha preso il via lo scorso 23 settembre toccando finora 102 città tra Liguria, Toscana, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna. Nelle prossime settimane, per incontrare i comitati locali che in diverse Regioni già si battono contro la contaminazione da PFAS e sensibilizzare chi ancora non conosce un problema sempre più alla ribalta delle cronache, Greenpeace sarà, nell’ordine, in Campania, Calabria, Sicilia, Basilicata, Puglia, Molise, Lazio, Abruzzo, Marche, Friuli Venezia-Giulia, Sardegna.
«In Italia esistono diversi gravi casi di contaminazione, come in alcune aree del Veneto e del Piemonte, eppure i controlli ambientali promossi dalle istituzioni sono frammentari se non addirittura assenti in molte aree del Paese, mentre le analisi sulle acque potabili sono limitate solo a poche Regioni o porzioni di territorio. Questa inerzia rischia di trasformare l’inquinamento da PFAS in un’emergenza nazionale fuori controllo», afferma Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Nelle prossime settimane, raccoglieremo campioni di acqua potabile anche in zone del Paese, come il Centro, il Sud e le isole maggiori, dove i controlli ambientali su queste sostanze sono spesso assenti. La nostra richiesta però è sempre la stessa, per l’intero Paese: vogliamo che le istituzioni locali e nazionali garantiscano acqua pubblica sicura per tutti, pulita e libera da veleni».
Per tutelare l’ambiente e la salute delle persone, gli Stati Uniti e diversi Paesi europei hanno già adottato dei limiti all’uso dei PFAS, sostituendoli con alternative più sicure già disponibili. Greenpeace Italia chiede al governo Meloni di fare altrettanto, con una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose sostanze. I risultati dei campionamenti che Greenpeace Italia effettuerà nelle prossime settimane saranno resi noti a inizio 2025.
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