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Il film è ascrivibile al filone dei melodrammi sentimentali comunemente detto strappalacrime (poi ribattezzato dalla critica con il termine neorealismo d'appendice), allora molto in voga tra il pubblico italiano.
Venne iscritto al Pubblico registro cinematografico con il n. 783. Presentato alla Commissione di Revisione Cinematografica, presieduta da Nicola De Pirro, il 13 settembre 1949, ottenne il visto censura n. 6.448 del 28 settembre 1949 con una lunghezza accertata della pellicola di 2.334 metri, senza alcun taglio.
Nelle sequenze canore la Pampanini canta con la propria voce.

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