(Adnkronos) - Il regista e attore ospite dell'Adnkronos parla del suo nuovo progetto 'Non sono quello che sono', nelle sale con Vision Distribution
Edoardo Leo è nelle sale con il suo film 'Non sono quello che sono', in cui ribalta la tragedia di Otello di Shakespeare raccontando il femminicidio di Desdemona: "nel 2024 sarebbe criminale continuare a raccontare un uomo, legato al concetto di eroe romantico, costretto a uccidere una donna per troppo amore". A dirlo all'Adnkronos è il regista, sceneggiatore e attore che torna sul grande schermo con un film in occasione del 25 novembre, in cui si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Per Leo, impegnato nel direttivo della Fondazione Una Nessuna Centomila, "è importante celebrare il 25 novembre, ma non posso cavarmela con un post sui social. Attraverso il mio mestiere, devo fare lo sforzo di farci un film". Oggi "c'è un maschilismo disperato ovunque, dalla borghesia alla periferia e in ogni ambiente di lavoro. Ma anche sui social e per strada con il 'catcalling'. Non sono contrario ai termini inglesi, ma si chiamano insulti inutili per strada e volgarità senza senso", fa notare Leo.
L'attore in 'Non sono quello che sono' interpreta Iago e per farlo si è trasformato fisicamente, ha preso 20 kg e si è invecchiato grazie alla maestria dei truccatori: "questo film mi ha dato anche l'occasione di fare un lavoro di introspezione. So per certo di non essere mai stato violento, neanche lontanamente, con una donna, però mi sono chiesto se qualche volta, incosapevolmente, ho avuto atteggiamenti maschilisti o patriarcali". Il film è stata l'occasione per confrontarsi con una realtà diversa da quella "in cui sono stato istruito ed educato", ricorda Leo, cresciuto "in una famiglia dove gli uomini non avevano bisogno di affermare la propria virilità”. Per questo "non ho mai avuto un rapporto conflittuale con la fragilità, che non ho mai considerato come qualcosa di negativo. È un aspetto che ho sempre accettato, fa parte del mio carattere e della mia sensibilità. Forse è uno dei temi su cui ho scritto più film".
Il regista e attore è reduce da un lunghissimo tour in giro per le università italiane in cui ha presentato agli studenti e ai professori 'Non sono quello che sono'. "Quello che posso fare è cercare di mettere in evidenza un tema attraverso il mio lavoro". Nel film "sbatto in faccia al pubblico che cos'è un femminicidio in tutta la sua crudezza, lontano da una ricostruzione romantica. Ho notato che molte persone sono uscite sconvolte dalla proiezione". Nelle proiezioni e negli incontri all'università "ho notato che le donne erano di più degli uomini". Oggi il problema è che "non riusciamo parlare ai maschi, in particolare ai giovani ragazzi", conclude.
Edoardo Leo è nelle sale con il suo film 'Non sono quello che sono', in cui ribalta la tragedia di Otello di Shakespeare raccontando il femminicidio di Desdemona: "nel 2024 sarebbe criminale continuare a raccontare un uomo, legato al concetto di eroe romantico, costretto a uccidere una donna per troppo amore". A dirlo all'Adnkronos è il regista, sceneggiatore e attore che torna sul grande schermo con un film in occasione del 25 novembre, in cui si celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Per Leo, impegnato nel direttivo della Fondazione Una Nessuna Centomila, "è importante celebrare il 25 novembre, ma non posso cavarmela con un post sui social. Attraverso il mio mestiere, devo fare lo sforzo di farci un film". Oggi "c'è un maschilismo disperato ovunque, dalla borghesia alla periferia e in ogni ambiente di lavoro. Ma anche sui social e per strada con il 'catcalling'. Non sono contrario ai termini inglesi, ma si chiamano insulti inutili per strada e volgarità senza senso", fa notare Leo.
L'attore in 'Non sono quello che sono' interpreta Iago e per farlo si è trasformato fisicamente, ha preso 20 kg e si è invecchiato grazie alla maestria dei truccatori: "questo film mi ha dato anche l'occasione di fare un lavoro di introspezione. So per certo di non essere mai stato violento, neanche lontanamente, con una donna, però mi sono chiesto se qualche volta, incosapevolmente, ho avuto atteggiamenti maschilisti o patriarcali". Il film è stata l'occasione per confrontarsi con una realtà diversa da quella "in cui sono stato istruito ed educato", ricorda Leo, cresciuto "in una famiglia dove gli uomini non avevano bisogno di affermare la propria virilità”. Per questo "non ho mai avuto un rapporto conflittuale con la fragilità, che non ho mai considerato come qualcosa di negativo. È un aspetto che ho sempre accettato, fa parte del mio carattere e della mia sensibilità. Forse è uno dei temi su cui ho scritto più film".
Il regista e attore è reduce da un lunghissimo tour in giro per le università italiane in cui ha presentato agli studenti e ai professori 'Non sono quello che sono'. "Quello che posso fare è cercare di mettere in evidenza un tema attraverso il mio lavoro". Nel film "sbatto in faccia al pubblico che cos'è un femminicidio in tutta la sua crudezza, lontano da una ricostruzione romantica. Ho notato che molte persone sono uscite sconvolte dalla proiezione". Nelle proiezioni e negli incontri all'università "ho notato che le donne erano di più degli uomini". Oggi il problema è che "non riusciamo parlare ai maschi, in particolare ai giovani ragazzi", conclude.
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00:00The Tragedy of Othello is the title that has reflected for too many centuries
00:06a conviction that depended on the aura of a romantic hero that Othello had.
00:14He was the man who was forced to kill for too much love, because he had been deceived.
00:19In 2024, doing this reading would be criminal.
00:25So I thought I would also call it the Tragedy of Desdemona, because it really is.
00:28It's the story of a man who kills a woman, an innocent woman who is massacred for no reason.
00:36And then we decided to give this title, I'm not what I am,
00:39but a phrase that says Iago and that concerns all the characters.
00:43Within me, the work I have done, not only on the character of Iago,
00:48but also on the whole film, is a work of introspection.
00:52When you make these films, you can't help but ask yourself if in life...
00:57I know for a fact that I've never been violent, not even remotely, with a woman,
01:02but I asked myself if sometimes, unconsciously, I had some male or patriarchal attitude,
01:11without realising it.
01:14And so it was a nice journey in my education, my culture,
01:20the way in which I was taught and educated.
01:25My relationship with fragility has never been as conflictual as it is now,
01:30because I've had figures, I think,
01:36because I've had figures of educators, and I'm not just talking about family,
01:43but also at school, of people who exercised a fascination on me without being authoritarian.
01:55I grew up in a family where men had no need to assert their virility.
02:02So the concept of fragility, I've never seen it as a diminution,
02:08as something negative.
02:09It has always been part of my character, of my sensitivity,
02:15and it's one of the things on which I've written perhaps the most films.
02:20So it's always been a side of me that I've accepted quite consciously.
02:28I think that I'm not what I am in a film, and I'm discovering this.
02:33Even these days, I see a lot of people coming out of the theatre quite upset,
02:39because I hit them in the face.
02:42What is a real, raw femicide, not a romantic reconstruction?
02:49This is the only thing I think I can do, and I have to do it through my work.
02:53November 25th is a day that absolutely has to be celebrated.
02:59I think, and I've been saying this for a long time, but I'm saying it for myself,
03:04that I can't just celebrate it by posting on Instagram or writing something on Twitter,
03:12but I have to make an effort to do something with my job.
03:16I have to make an effort to make a film, and I can't do it with a post,
03:19if I want to talk about that.
03:23The problem is that we can't talk to the men.
03:25We can't talk to the young people.
03:27Even in the tours I've done at universities, there were only a few of them.
03:34Even these days in the theatres, there are a lot more women coming,
03:37and often they're already sensitive to the subject.
03:39We struggle to get into these young people's heads on certain issues,
03:48and we all have to question ourselves as a society,
03:50because I might have the solution, but I don't.
03:52I feel them around me, I feel them on the street, I read them on social media.
03:57You can't pretend it's not like that, right?
04:00Now they call it catcalling, right?
04:05I'm not in favour of catcalling, but they call it useless insults on the street.
04:16They call it vulgarity, it doesn't make sense.
04:20Yes, I think this is not a prerogative of certain environments.
04:28Unfortunately, this type of vulgarity is transversal throughout society,
04:34from the bourgeoisie to the periphery, it affects everyone, in all environments.
04:40There's this desperate masculinity.
04:46I saw at universities that 80% of the students were female,
04:52and then in the front rows there were all the professors, and 80% were male.
04:56So you can't understand what happens in the transition
05:00between studying and taking an important place in society.