Milano, 10 dic. (askanews) - Ogni anno nel Lazio si registrano 1.700 decessi a causa di oltre 9.000 infarti, con un paziente su cinque a rischio di un secondo evento cardiovascolare entro dodici mesi. Abbassare il colesterolo LDL è fondamentale per prevenire nuovi eventi ma l'80% dei pazienti non raggiunge i livelli raccomandati esponendosi così a possibili recidive. E' quanto emerge dallo studio italiano "AT TARGET-IT" coordinato da Pasquale Perrone Filardi, direttore della Scuola di specializzazione in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare dell'Università Federico II, e presidente della Società italiana di cardiologia (Sic), che ha coinvolto l'Uoc di Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, diretta dal prof. Francesco Barillà."Ridurre i livelli di colesterolemia LDL è fondamentale. Dobbiamo scendere al di sotto dei 55 mg/chilo: questo spesso non è possibile ottenerlo con le statine o con l'associazione combinata statine e ezetimibe, ma è molto spesso utile associare anche gli inibitori del recettore PCSK9. Questi sono dei farmaci più potenti sulla colesterolemia che ci consentono di poter portare subito a target i pazienti dopo un infarto miocardico acuto" afferma Barillà, spiegando che "il trattare precocemente e in modo aggressivo il colesterolo con questi inibitori del recettore PCSK9, ci consente di poter avere subito una riduzione in modo importante e significativo della colesterolemia LDL anche in coloro che partono, basalmente, da livelli di colesterolemia al di sopra dei 150 mg-dL". Secondo il direttore Uoc di Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma, "l'aderenza della terapia è un fattore cruciale per tutte le cure mediche ma, a maggior ragione, per quanto riguarda i pazienti che hanno avuto un infarto e che hanno un alto rischio di sviluppare un altro evento nel follow-up. Si fanno due punture, due iniezioni sottocutanee ogni mese, quindi una ogni quindici giorni - precisa - e quando fa gli esami vede subito che il suo colesterolo è rientrato nel range terapeutico raccomandato da tutte le linee guida. Ecco perché il paziente si sente anche motivato a continuare il trattamento".I dati dello studio, che ha coinvolto 771 pazienti post-infarto trattati in 22 centri italiani, sono stati recentemente pubblicati sull'European Journal of Preventive Cardiology e dimostrano l'efficacia dell'approccio "colpisci presto, colpisci forte". Intervenire subito dopo l'infarto, in modo intensivo con anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9, abbassa i livelli di colesterolo LDL fino al 70%. Il 68% dei pazienti ha raggiunto l'obiettivo raccomandato di C-LDL (55 mg/dL) già al primo controllo, offrendo così una protezione efficace e sicura nella delicata fase post-infarto."Il trattamento 'colpisce presto e subito' è efficace nella fase acuta, ma è efficace anche nel lungo termine perché consente un'aderenza che supera il 90% in tutti I pazienti che noi abbiamo visto sono stati trattati nello studio AT-Target. L'auspicio futuro qual è? È quello di poter applicare questa strategia di trattamento in tutti i pazienti. Devo dire che da circa sei mesi presso l'ospedale di Tor Vergata" continua il professore, sottolineando che "abbiamo stabilito che tutti i pazienti con infarto che hanno un valore di colesterolemia al di sopra dei 150 mg-dL devono essere trattati con un trattamento 'colpisce presto e subito' e questo ci potrà consentire sicuramente di ridurre gli eventi cardiovascolari non solo nella fase acuta dell'infarto e intendo nel primo mese dopo l'emissione acuto, ma anche nell'anno, nel follow-up successivo".
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