https://www.pupia.tv - Roma - DISABILITA'. GIUBILEO, BEBE VIO: ABBIAMO DIRITTO A VITA ORDINARIA
Roma, 28 apr. - - "Il Papa diceva che le persone con disabilità hanno diritto a una vita ordinaria. Ecco, questo è proprio quello che ha fatto Luca Pancalli, presidente del Cip, con lo sport quando è riuscito a far sì che gli atleti paralimpici entrassero nelle armi sportive. Io ufficialmente sono un poliziotto e ho l'assicurazione che una volta finita la mia carriera sportiva potrò andare a lavorare appunto come poliziotto, chiaramente con un lavoro d'ufficio, un lavoro che qualcuno dovrà pur fare". Lo ha detto la campionessa paralimpica Bebe Vio, intervenendo al convegno 'Noi: pellegrini di speranza', in corso a Roma. "Lo sport paralimpico e le paralimpiadi in generale- ha continuato l'atleta- sono cresciute tantissimo sia perché lo sport è il modo più facile per fare interazione ma anche per tutta l'attività di comunicazione che c'è dietro. Lo sport paralimpico è mostrare la bellezza della disabilità senza imporre qualcosa alle persone. Quando, però, la gente sente le nostre storie se ne innamora perché, ognuno di noi ne ha una pazzesca". "Se la cultura della disabilità- ha continuato Bebe Vio- raggiunge i bambini, allora i piccoli impareranno ad avere un occhio diverso quando incontreranno per strada una persona con disabilità. In Italia fino a qualche anno fa le persone con disabilità vivevano nascoste, adesso la cultura della disabilità sta crescendo e si è capito che la disabilità è uno stato fisico o intellettivo. Ecco se cresce la conoscenza della disabilità allora la disabilità stessa diventa parte della normalità". "Io- ha raccontato ancora l'atleta- avevo 11 anni quando sono uscita dall'ospedale in carrozzina e non c'era un libretto d'istruzione su come affrontare la vita, montarsi gambe e braccia e andare avanti. Ecco lo sport mi ha aiutata". Bebe Vio ha poi ricordato l'attività della Bebe Vio Academy, attiva a Milano e dallo scorso anno anche a Roma. "I bambini che la frequentano per il 50% hanno disabilità e per l'altro 50 no. Il bello è che i bambini non si fanno troppe domande, giocano tra di loro naturalmente, l'accademia vuole promuovere proprio l'integrazione. Lo sport paralimpico- ha concluso l'atleta- non vuole essere un mondo a parte ma una parte del mondo".(28.04.25)
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Roma, 28 apr. - - "Il Papa diceva che le persone con disabilità hanno diritto a una vita ordinaria. Ecco, questo è proprio quello che ha fatto Luca Pancalli, presidente del Cip, con lo sport quando è riuscito a far sì che gli atleti paralimpici entrassero nelle armi sportive. Io ufficialmente sono un poliziotto e ho l'assicurazione che una volta finita la mia carriera sportiva potrò andare a lavorare appunto come poliziotto, chiaramente con un lavoro d'ufficio, un lavoro che qualcuno dovrà pur fare". Lo ha detto la campionessa paralimpica Bebe Vio, intervenendo al convegno 'Noi: pellegrini di speranza', in corso a Roma. "Lo sport paralimpico e le paralimpiadi in generale- ha continuato l'atleta- sono cresciute tantissimo sia perché lo sport è il modo più facile per fare interazione ma anche per tutta l'attività di comunicazione che c'è dietro. Lo sport paralimpico è mostrare la bellezza della disabilità senza imporre qualcosa alle persone. Quando, però, la gente sente le nostre storie se ne innamora perché, ognuno di noi ne ha una pazzesca". "Se la cultura della disabilità- ha continuato Bebe Vio- raggiunge i bambini, allora i piccoli impareranno ad avere un occhio diverso quando incontreranno per strada una persona con disabilità. In Italia fino a qualche anno fa le persone con disabilità vivevano nascoste, adesso la cultura della disabilità sta crescendo e si è capito che la disabilità è uno stato fisico o intellettivo. Ecco se cresce la conoscenza della disabilità allora la disabilità stessa diventa parte della normalità". "Io- ha raccontato ancora l'atleta- avevo 11 anni quando sono uscita dall'ospedale in carrozzina e non c'era un libretto d'istruzione su come affrontare la vita, montarsi gambe e braccia e andare avanti. Ecco lo sport mi ha aiutata". Bebe Vio ha poi ricordato l'attività della Bebe Vio Academy, attiva a Milano e dallo scorso anno anche a Roma. "I bambini che la frequentano per il 50% hanno disabilità e per l'altro 50 no. Il bello è che i bambini non si fanno troppe domande, giocano tra di loro naturalmente, l'accademia vuole promuovere proprio l'integrazione. Lo sport paralimpico- ha concluso l'atleta- non vuole essere un mondo a parte ma una parte del mondo".(28.04.25)
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00:00Vabbè io sono super tifosissima della Roma, tra l'altro quest'anno appunto nella squadra della Roma, l'altro anno avevamo Totti, quest'anno abbiamo ragione in Golan perché comunque è lupacchiotto nel cuore, quindi ci teniamo tantissime, bocca al lupo e daia!