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00:00Fino dai primi giorni girano strane voci in paese. Fausto è di Darfo, in provincia di
00:06Brescia, e arriva anche una lettera anonima ai Carabinieri. Le voci dicono, affermano,
00:11che le cose non siano andate così. Anche i familiari di Fausto hanno dei dubbi, e non
00:16sono i soli. C'erano degli elementi che potevano far supporre
00:20sin dall'inizio, elementi naturalmente convergenti ed indiziari, che potevano far supporre che
00:28c'era qualcosa di strano in quell'incidente. Al giudice per le indagini preliminari Emilio
00:32Quaranta non torna che Fausto sia vestito come quando stava sul lavoro, con scarpe,
00:38calzoncini e canottiera. Non torna che abbia soltanto quella ferita alla testa, e non sul
00:42resto del corpo, dopo una caduta di 20 metri. E non torna che la moto accanto alla quale
00:47viene trovato appartenga al familiare di un geometra che lavora nel cantiere in cui lavora
00:51non torna che Fausto in nero. Così il giudice Quaranta chiede all'apertura
00:57di Brescia, che invece voleva archiviare le indagini, un supplemento di inchiesta e la
01:02resumazione del corpo di Fausto. Qual è l'ipotesi del giudice Quaranta? Che
01:14Fausto non sia morto su quella strada, ma nel cantiere in cui stava lavorando, che sia
01:19caduto, abbia battuto la testa e poi qualcuno lo abbia portato nella strada vicino per simulare
01:24un incidente. Si sono fatte delle indagini, i compagni
01:35di lavoro hanno cominciato ad accedere agli interrogatori fatti stringenti dal pubblico
01:40ministero, ammettendo che effettivamente lui si trovava lì, che lavorava, che era caduto,
01:46che aveva precipitato, che c'era praticamente una situazione. Il pubblico ministero, sempre
01:51da me attivato attraverso le tecnologie dell'epoca, è riuscito ad acquisire anche i tabulati
01:59dei cellulari, da cui si è evinto in maniera chiarissima che i compagni di lavoro dello
02:07spagnolo, che non era assicurato e che quindi lavorava in nero, che conviveva con una donna
02:12che mi pare si chiamasse Nicoletta e aveva una bambina di 8-9 mesi, avevano telefonato
02:18immediatamente al datore di lavoro, di cui adesso non ricordo il nome, prima ancora di
02:23chiamare il 118, cioè il soccorso, che probabilmente avrebbe salvato la vita a Fausto Spagnoli.
02:30Le nuove indagini portano al rinvio a giudizio del titolare della ditta per cui lavorava
02:34Fausto e del suo capocantiere, accusati di omissione di soccorso.
02:39Se non che durante il dibattimento tutti i testimoni di accusa hanno ritrattato e
02:47il Tribunale non li ha incriminati per falsa testimonianza, perché o dicevano il vero
02:53prima, o dicevano il vero dopo, comunque c'era qualcosa che non andava, credo che in tutto
02:57questo processo ci sia stato un comportamento omertoso nel profondo nord, c'è un comportamento
03:02di paura, un comportamento di ricatti, un comportamento forse ormai lasciamo che i
03:08vivi vivano e che i morti muoiano, ed è un comportamento che mi ha sconvolto e non
03:12poco, questa mancanza cioè di solidarietà umana, di solidarietà etica possiamo dire
03:19nei confronti di un compagno di lavoro che è morto sul posto di lavoro.
03:23Attenzione però, perché questa resta l'ipotesi del giudice Quaranta, della famiglia di Fausto
03:27e del sindacato. La verità giudiziaria è un'altra, perché nel 2001 il titolare della
03:33ditta e il capocantiere vengono assolti per insufficienza di prove, mentre verranno condannati
03:37i due colleghi di Fausto per omissione di soccorso, per averlo trovato accanto alla
03:42moto e aver tardato a chiamare il 118.
03:44Gli incidenti si nascondono per paura delle conseguenze, delle denunce e delle sanzioni,
03:55o anche solo del blocco del cantiere, che porterebbe un danno economico per i datori
03:58del lavoro, ma anche per gli operai che rimarrebbero senza paga.
04:02Invece no, non è un danno, perché la sicurezza non si misura con i soldi e rimanere per un
04:10po' senza lavorare è sempre meglio che restarci per tutto il resto della vita, perché
04:13sia su una sedia a rotelle o sia morti. A volte però succede anche che qualcuno si
04:18faccia male su un cantiere perché manca qualcosa e che questo qualcosa dopo, magicamente, riappaia.
04:24Noi abbiamo addirittura, mi ricordo, un anno arrestato un datore di lavoro che in caso
04:30un morto precipitato dal terzo piano, senza parapetti, senza funili trattenuta, senza
04:35ponteggia etc., aveva all'ultimo momento messo una cintura di sicurezza addosso al cadavere
04:41del morto. Però abbiamo trovato dei colleghi, dei compagni, come li vogliamo chiamare, di
04:46lavoro, che ci hanno detto che non aveva la cintura di sicurezza, c'è una simulazione
04:51di una realtà che non esiste e sono scattate le manette. Questo significa secondo me intervenire
04:59in una materia così terribile per l'Italia. Noi siamo uno dei paesi dove gli infortuni
05:04sul lavoro non si condono sulle dita di una sola mano, ma sono centinaia e centinaia e
05:10ancora più dolorosi sono quegli infortuni sul lavoro che determinano cause invalidanti
05:17che sono un costo terribile non solo per il soggetto umano, ma anche per la società.
05:22Ma non sono soltanto i cantieri a non essere in regola, spesso lo sono anche i lavoratori
05:27che dappertutto, non soltanto nelle edilizie, lavorano in nero, senza contratti e senza
05:31fatture, senza niente. Tra le statistiche c'è una particolarmente interessante, sono
05:49sempre tantissimi i lavoratori che si fanno male il primo giorno di lavoro. Perché? Perché
05:54il primo giorno è più pericoloso, perché si è meno esperti, oppure perché appena
05:58un operaio in nero si fa male viene immediatamente regolarizzato, così quello risulta il suo
06:03primo giorno di lavoro anche se stava lavorando da mesi. Il lavoro nero è un problema enorme
06:08nel nostro settore, al di là del fatto in se stesso è un problema enorme perché mina
06:15alla base la competizione tra le imprese. Se io utilizzo mano d'opera in nero è evidente
06:21ho dei costi molto inferiori ad un'altra impresa e per cui mino la concorrenza, per
06:26cui il lavoro nero deve essere combattuto totalmente. Pensare al lavoro soltanto come
06:31un modo per fare tanti soldi significa risparmiare sui costi e risparmiare sui costi significa
06:36anche risparmiare sui lavoratori, sulla loro formazione. Quando questo si traduce in una
06:41catena infinita di subappalti in mano a imprenditori senza scrupoli, le cose si complicano e si
06:46fanno pericolose. Perché una volta che il grande committente ha fatto un appalto, l'appaltatore
06:54ha fatto un altro appalto, siamo ad una catena infinita degli appalti e anche per le opere
07:00pubbliche noi troviamo spesso delle condizioni di violazione dei diritti, di violazione delle
07:07regole mentali per la sicurezza perché bisogna capire che lavorare a 15 o 20 metri di altezza
07:15o in estate quando ci sono oltre i 50 gradi o in inverno quando si è sotto i 10 gradi,
07:23in condizioni di lavoro difficili bisogna essere informati, bisogna avere la formazione,
07:29bisogna sapere come ci si muove per non cadere dall'alto e molte volte noi abbiamo delle
07:36situazioni nella quale su 5 persone che sono per esempio su un palazzo di 15 metri ce ne
07:43sono 4 che parlano lingue diverse e l'unica modalità di comunicazione non è la parola
07:52perché non sanno l'italiano, ma sono i gesti. C'è una storia che racconta in un modo particolarmente
07:57drammatico che cosa significa un rapporto di lavoro basato esclusivamente sull'avidità
08:02e sul denaro, è la storia di Yon Kazaku, è una brutta storia e come tutte le storie
08:08che stiamo raccontando, storie di morte e sul lavoro, non riguarda soltanto la persona
08:12che è morta ma anche tutti quelli che gli stanno attorno, tutte le persone che gli vogliono bene.
08:17Sono Nicoletta Kazaku, di nazionalità romena che nel 2000 lavoravo e vivevo insieme alle
08:27mie figlie in Romania. Ero sposata e dico ero perché la situazione mi ha portata a utilizzare
08:39il passato con Yon Kazaku, però che viveva, lavorava più che viveva in Italia per necessità
08:52familiare e economiche. A marzo 2000 io lavoravo in un asilo per i bambini, facevo un po' la maestra
09:05e un'altra parte del mio programma facevo sarta per i bambini. Il marito della signora Nicoletta
09:13è venuto in Italia a lavorare, in Romania sarebbe un ingegnere ma qui da noi ha trovato lavoro come
09:18operaio, fa il piastrellista nella ditta del signor Jan Nece a Gallarate in provincia di Varese
09:24e siccome è bravo Yon Kazaku praticamente è diventato il suo braccio destro. Le condizioni
09:29di lavoro non erano neanche da lontano ottime anche perché essendo in una condizione così
09:37ambigua ovvio che la maggior parte della gente, la maggior parte delle persone se ne approfittano.
09:46Viveva in una casa di Pietromica al numero 5 di Gallarate insieme ad altri dieci compagni
09:58in un monolocale con dei letti a castello e ognuno al mattino prendeva andava via sul posto di lavoro.
10:09Yon Kazaku lavora ed è anche bravo ma ci sono un sacco di problemi, il permesso di soggiorno
10:15che non arriva, un documento dopo l'altro da portare in questura e anche vivere in quel buco
10:20che costa e i soldi il signor Jan Nece gli detrae dalla paga perché quell'appartamento è suo.
10:25Se non li aiutavo io a farli lavorare questo cosa facevano? Cosa facevano? Dove andavano?
10:30Andavano a rubare? Andavano a farci fare un contratto regolare. E glielo hanno fatto il
10:34contratto regolare perché non è regolare il contratto che gli ho fatto io. Se li pagava
10:38al nero non è regolare no? Stavano aspettando che gli davano il permesso di soggiorno però nel
10:43frattempo che non arrivava il permesso di soggiorno questo cosa facevano? Aspettavano 6-7 mesi così
10:49senza fare niente. E anche farsi pagare non è facile perché il signor Kazaku e i suoi colleghi
10:54rumeni lavorano in nero e non è che lo stipendio arrivi con regolarità però i soldi a casa bisogna
10:59mandarli e così Ion Kazaku che è bravo appunto trova lavoro presso un altro imprenditore e glielo
11:05dice al signor Jan Nece finisco di lavorare da te e poi vado da un'altra parte. Mi chiamava quasi
11:11tutti i giorni tranne i giorni in cui non riusciva per motivi economici e poi erano
11:22passati un po' di giorni in cui non mi aveva chiamato ed ero preoccupata perché non era da
11:27lui in un modo o in un altro un messaggio o una telefanata o qualcosa mi arrivava sempre. Finché
11:34un bel mattino verso le quattro mezza sento squilando il telefono e ovvio come non era
11:42mai successo essendo già preoccupata erano già una situazione abbastanza tesa ho pensato
11:49sinceramente al peggio che era successo qualche cosa ed ero tutta agitata alzata la cornetta era
11:57la moglie di un suo carissimo amico un suo compagno di lavoro anche che mi diceva che in
12:07quella mattinata non dovevo andare al lavoro perché avrei ricevuto una telefonata con
12:13più informazioni perché qui in Italia era successo un qualche cosa ma niente di grave.
12:22La signora Nicoletta non lo sa ma è successo qualcosa suo marito in Italia è successo che la
12:27sera del 14 aprile del 2000 il signor Jannece è andato all'appartamento in cui vive Ion Kazaku.
12:33Quella sera alle 8 entra in casa. Sono entrato in casa sapevo dove abbiamo iniziato prima a urlare
12:39lui dicendo che non era vero non era così non era colà poi dicendo che se dovevo trovare un altro
12:43lavoro lui voleva cambiare. Si sono messi a discutere per i soldi Ion Kazaku vuole essere
12:48pagato vuole essere messo in regola se no se ne va la discussione degenera diventa un litigio il
12:54signor Jannece si arrabbia e perde la testa. Era sempre per il lavoro che lui mi faceva arrabbiare
12:59a me perché io l'ho sempre aiutato sempre sempre gli facevi i documenti gli ho trovato il contratto
13:04d'affitto gli ho fatto il contratto di lavoro l'ho sempre aiutato mi chiedevi i soldi glielo ho
13:07sempre dato siamo andati al bar assieme a lui andavo a mangiare al ristorante assieme a lui
13:12gli ho sempre aiutato perché lui mi si comportava così con me. Tutto questo la signora Nicoletta
13:17non lo sa è in Romania e sta aspettando la telefonata assistita da un'amica e finalmente
13:22quella telefonata arriva è un collega di Ion che ha assistito all'incidente vuole parlare con sua
13:27moglie che è l'amica della signora Nicoletta. Mi ricordo che mi sono appoggiata al muro perché
13:32sentivo già l'agitazione che è il cuore che mi era arrivato nella gola ho visto lei più andava
13:39avanti ascoltava quello che le diceva il marito dall'altra parte vedevo lei che faceva un'espressione
13:45del volto che si stava sbiadendo e degli occhi che anche se in maniera involontaria sgranava
13:54gli occhi non non riusciva a trattenere certe certe reazioni. A questo punto ho sentito che le
14:02ginocchia non mi reggevano più e mi ricordo di essere scivolata piano piano a terra. Il marito
14:13dell'amica era lì quella sera e ha visto tutto il signor Janneci ha preso una bottiglia di benzina
14:18l'ha versata addosso a Ion e gli ha dato fuoco. Lei provava a tranquillizzarmi a confortarmi
14:25dicendomi ma guarda che non è niente di così grave io gli ho detto guarda se tu conosceresti
14:31mio marito a metà di come lo conosco io te ne renderesti conto che queste spiegazioni non hanno
14:41alcun valore per me e non sono vere e lo sai anche te. Infatti le condizioni di Jan Kazaku
14:47sono gravissime l'hanno portato all'ospedale di Gallarate ma poi visto come ridotto è stato
14:52portato a Milano e poi al centro grandi ostionati di Genova San Pierdarena. All'aeroporto di Genova
14:57sono stata sono stata ricevuta dai compagni di mio marito che sono venuti a prendermi ad
15:07accompagnarmi all'ospedale arrivati in ospedale cioè in ospedale loro per prima mi hanno portato
15:13in un bar mi hanno dato un caffè mi hanno detto guardati dobbiamo dire una cosa non aspettarti di
15:19vedere tuo marito vedrai una persona che non è neanche da lontano quello che tu ti ricordi che
15:26hai visto tre mesi fa speriamo che tu non non avrai quella reazione proprio di far capire a
15:36lui che comunque la situazione magari è peggio di quello che lui crede di essere.
15:43Sono andata a vederlo è vero non c'era rimasto più niente di quello che io mi ricordavo se non
15:58quei due occhi di un'espressività incredibile e quando mi ha visto non è stato affatto contento
16:09era molto dignitoso lui come persona non avrebbe mai voluto che io lo vedessi in quelle condizioni
16:15così impotente così indifeso così incapace di reagire in qualunque maniera.
16:25Mi avevano raccontato gli altri quello che era successo quello che sapevano loro ma io volevo
16:41sapere da lui da mio marito quello che era successo qual era la sua versione la volevo
16:47conoscere. Dopo qualche giorno Yon Kazaku muore i suoi colleghi dopo un attimo di esitazione
16:53perché sono tutti in nero e senza documenti hanno denunciato tutto alle forze dell'ordine.
17:10Nel frattempo il signor Riannece era stato arrestato si giustifica dicendo che si è
17:15trattato di un tragico incidente era andato lì per parlare poi c'era stato un piccolo litigio
17:19poi si era versata una bottiglia di benzina e poi una sigaretta ed era successo quello che è
17:24successo. E' entrato in casa gridando come un pazzo adesso ti brucio ti ammazzo sono le prime
17:29parole che ha detto quando è entrato. Ho preso sta bottiglia io e lui mi ha afferrato i bracci
17:34nel frattempo io gli ho riuscito a farla fare così poi si è rovesciata tutta a terra. Questo
17:39qua svita il tappo dalla bottiglia gliela rovescia addosso una parte. A due metri di
17:45distanza c'era lo scaldino era acceso e è successo ha scoppiato tutto la fiammella. Lui ha acceso ha
17:55fatto la fiammella con l'accendino è uscito dalla porta e ha bloccato l'uscita. Lei voleva
18:01tirargli una bottigliata? Sì. Lui ha provato a uscire dalla porta per andare nel cortile dove
18:09c'era la ghiaia e pensava di arrotolarsi di fare qualche cosa ma la porta era bloccata perché lui
18:18teneva fermo dall'altra parte. Il signor Cosimo Jannece viene condannato a 30 anni per omicidio
18:23volontario con l'aggravante dei motivi abietti. Dopo il solito iter giudiziario di appelli,
18:29cassazioni e nuovi appelli la pena viene ridotta a 16 anni perché cade l'aggravante e quello che
18:35è successo viene ricondotto più o meno ad una tragica discussione di lavoro. Per quanto riguarda
18:40il fatto che mio marito non non riusciva più ad accettare una situazione così ambigua così
18:49incerta e che lui ha alzato la voce a richiedere un suo diritto sono molto contenta e rappresenta
19:04la sua personalità in assoluto però se devo fare se potrei fare una scelta tra avere questa
19:16ammirazione verso una persona che non si lascia calpestare da nessuno e da niente di fronte a
19:28quello che sono i suoi diritti e la sua dignità e averlo qui ancora vivo preferirei la seconda.
19:37Quella di Yon Kazaku non è l'unica brutta storia di questo genere e ce ne sono anche di peggiori se
19:43è possibile. Storie in cui la violenza nei rapporti di lavoro non è soltanto un'esplosione
19:48di assurda follia ma un vero e proprio sistema. C'è un uomo un muratore marocchino che si chiama
19:59Abouza Krizitouni abbandonato su una piazzola di sosta fuori l'ecco da due uomini che l'hanno
20:04sequestrato e minacciato con le pistole. Lui aspettava i datori di lavoro con i soldi per
20:12essere pagato e invece sono arrivati quelli se chiedi ancora i soldi se vai alla polizia ti
20:18ammazziamo. Il signor Zitouni invece alla polizia ci va e con lui ci va anche un altro muratore
20:31marocchino nella sua stessa condizione lavoratore in nero non pagato minacciato in più quello è
20:38anche un immigrato irregolare un clandestino. La squadra mobile di l'ecco apre un'inchiesta
20:56i muratori marocchini conoscono i datori di lavoro soltanto per nome Salvatore Rino e poi Fabio e
21:02anche altri ma la squadra mobile ricostruisce le loro identità sono alcuni costruttori di
21:08l'ecco e i loro collaboratori che sono tutti pregiudicati. La cosa che ci ha sorpreso è che
21:13molti dei manovali impiegati erano lavoratori clandestini i quali venivano sottopagati ad
21:20esempio uno di loro per due mesi di lavoro ha percepito 180 euro e in molti casi anche non
21:26pagati e venivano poi minacciati nel caso in cui pretendessero giustamente il salario venivano
21:32minacciati di morte anche con l'uso di armi da fuoco ad esempio in un caso con una pistola e
21:37in altri casi venivano anche percossi o feriti ad esempio una volta uno di loro è stato ferito con
21:42un coltello. Finiscono in manette sei persone che all'inizio negano ma poi di fronte alle
21:48testimonianze dei muratori, alle immagini della telecamera della piazzola di sosta e alle
21:52intercettazioni uno di loro ammette e confessa tutto. Quello che emerge è un vero e proprio
21:58sistema di sfruttamento, ingiusto naturalmente, illegale e per certi versi anche criminale.
22:04Nel corso dell'indagine abbiamo riscontrato che le condizioni di vita dei lavoratori erano
22:09disumane. Più volte i testimoni si sono messi a piangere ai nostri uffici nel ricordare le
22:14condizioni di vita che avevano dovuto sopportare, le minacce, le percosse, le lesioni. Quello che
22:19mi ha colpito nel corso dell'indagine, particolarmente nel corso delle intercettazioni, sono i toni
22:25usati per descrivere o parlare o commentare le condizioni di vita o il trattamento riservato
22:33ai clandestini, considerati semplicemente una merce da sfruttare il più possibile e
22:38di cui liberarsene quando non servivano più, quando pretendevano di essere pagati, quando
22:45minacciavano loro di ricorrere alla polizia. I lavoratori non hanno i documenti in regola,
22:50sono, come si dice spesso a sproposito, clandestini e come tali sono soggetti molto deboli.
22:54Hanno paura, paura di perdere i soldi, paura di perdere il lavoro, paura di essere denunciati
23:04e rispediti a casa. Gente così si può trattare male, si può non pagare, si può spaventare
23:08e minacciare.
23:19Succede così al signor Zituni e succede così anche all'altro lavoratore marocchino che
23:27decide di denunciare.
23:28Io ho lavorato da un anno e mezzo, quando ho preso i miei soldi lui mi ha detto no,
23:35tu non hai i tuoi soldi, vai via o ti prendo. Prima ho pensato che lui stava scherzando,
23:43dopo due giorni, tre giorni vado con lui a pregare, dammi i miei soldi, perché ho tanti
23:50soldi, un anno e mezzo e non ho pochi soldi. Loro con i miei amici, con il suo fratello
23:58e anche gli altri miei amici, prendono i miei bicchieri con il cortello, rompono tutte
24:06le mie cose, mi mandano a dormire fuori. Grazie a Dio arriva la polizia a salvare la mia vita.
24:16Il processo, che si tiene corrito abbreviato davanti al giudice per l'udienza preliminare
24:21di lecco, si conclude con la condanna in primo grado di tutti gli imputati, con pene che
24:26vanno dai 4 ai 3 anni.
24:27Uno degli elementi essenziali è stata la volontà dei muratori di prendere i soldi
24:36e di denunciare e di resistere alle pressioni e di costituirsi anche parte civile. A chi
24:41lo ha fatto è stato riconosciuto il permesso di soggiorno per motivi giudiziari, secondo
24:46la legge. Uno è anche stato messo sotto protezione, perché alcuni degli imprenditori condannati
24:51avevano amicizie parentele piuttosto pesanti.
24:54Gli imprenditori sono tutti dellecchese e operavano attraverso dei tedeli nella provincia
25:01di Lecco. Alcuni di loro sono pregiudicati. Nel corso di altre attività di indagine,
25:08simili a questa che abbiamo portato a termine nel 2008, abbiamo riscontrato anche vincoli
25:13di parentero legami con sodalizi andranghettisti che esistono sul territorio della provincia.
25:20L'andrangheta, Cosa Nostra e i Casalesi, che sono presenti al nord come al sud e grazie
25:25ai soldi fatti con le attività illegali si sono inseriti in tutti i settori produttivi,
25:29soprattutto quello edilizio, dove non si comportano certo come imprenditori onesti e regolari,
25:37non hanno paura della concorrenza, hanno fiumi di denaro sporco da riciclare e non hanno
25:42certo una cultura del lavoro. La sicurezza del lavoratore per un imprenditore mafioso
25:48non è certo uno degli elementi più urgenti.
25:51Questo è un problema molto grosso che vede le imprese un pochino scoperte, perché le
25:57informazioni che le imprese possono avere rispetto a questo fenomeno sono limitatissime,
26:04noi possiamo contare solo alla fine della fiera sulla certificazione camerale della
26:11Camera di Commercio con dicitura antimafia, possiamo chiedere le autorizzazioni a subappalto
26:17nei lavori pubblici, però sono molto poche le informazioni.
26:21Qui dove abbiamo visto che c'è stata una pervasività e un controllo delle organizzazioni
26:26mafiose in edilizio, soprattutto quando delle imprese che erano in difficoltà e non potevano
26:33rientrare con le banche, si è facciato qualcuno, un signore vestito per bene, con un fare sua
26:40dente, con una capacità anche di proprietario di tre o quattro lingue, che ha detto signore
26:48mio siamo arrivati noi, la sua impresa quanto vale, col valigino la aprivano e gli davano
26:53due, tre, quattro volte.
26:55Gerry Hassan Maslo viene dal Sudafrica dell'Apartheid, quello di prima di Nelson Mandela, era scappato
27:01dal suo paese nel 1988, c'era stata una manifestazione, la polizia si era messa a sparare e aveva
27:07ucciso la figlia di 7 anni di Gerry, poi aveva arrestato suo padre e aveva ucciso anche lui,
27:12Gerry allora era scappato lasciando a casa la moglie e due figli piccoli, dal Sudafrica
27:17Gerry Maslo era scappato in Italia.
27:19Arrivò in Italia alla fine degli anni 80, nella seconda metà degli anni 80 e non gli
27:26venne riconosciuto l'asilo politico, perché in Italia all'epoca c'era un disposto normativo
27:34che filtrava le domande di asilo politico, quindi solo chi scappava dal blocco comunista
27:40poteva in Italia usufruire dell'asilo politico, Gerry Maslo nonostante provenisse dal Sudafrica,
27:47non poteva avere l'asilo politico in Italia, perché c'era la riserva geografica, si ritrovò
27:53così senza status giuridico definito e Gerry Maslo si rimbocò le maniche avendo saputo
28:01che a Villa Literno si faceva la raccolta del pomodoro, scese con alcuni compagni di
28:07avventura per fare questo lavoro. Il progetto di Gerry è quello di andare in
28:12Canada e di farsi raggiungere dalla moglie e i figli, per questo cerca lavoro dove può
28:19e quando arriva la stagione dei pomodori va a raccoglierli a Villa Literno in provincia
28:23di Caserta, non è un granché come lavoro, è in nero, dipende dalla discrezione dei
28:28caporali che scelgono i braccianti e naturalmente è pagato poco.
28:31E anche la sistemazione in baracche di fortuna, quando non all'aperto e senza servizi è
28:39degradante e umiliante, al limite dello schiavismo.
28:42Il mio problema, il mio vero problema è che quello che ho sperimentato in Sudafrica non
28:51voglio vederlo qui in Italia, è proprio qualcosa che sta accadendo qui in Italia, nessun nero,
28:59nessun africano dimentica che cos'è il razzismo e io l'ho sperimentato qui, una cosa inaccettabile.
29:05Ma non importa, non importa la delusione, il trattamento, la fatica, i soldi anche se
29:10pochi sono sempre soldi e Gerry li manda a casa, alla sua famiglia e poi c'è sempre
29:15quel progetto, tutti in Canada, tutti assieme, lui, la moglie e i figli, senza paura di essere
29:21ammazzati dalla polizia. E invece no, in una intervista televisiva
29:28Gerry Maslow aveva detto, prima o poi qualcuno di noi verrà ammazzato e allora ci si accorgerà
29:33che esistiamo, è proprio quello che accade il 25 agosto 1989 e accade proprio a lui,
29:39a Gerry Maslow. Ci sono 4 persone a volto coperto, armate
29:45di pistole e spranghe che fanno irruzione nel capannone in cui Gerry dorme assieme
29:49ad altri 28 lavoratori stagionali africani, come lui.
29:55Vogliono i soldi delle loro paghe, vogliono i soldi che Gerry manda a sua moglie e ai
30:00suoi figli, quelli che servono a portarli tutti in Canada, Gerry non ci sta, reagisce
30:05e i rapinatori gli sparano 3 colpi nella pancia.
30:08Si diceva che gli extracomunitari portassero troppe malattie, che si comportassero nelle
30:14vie del paese come bestie, che facessero i loro bisogni fisiologici sul ciglio della
30:21strada, quindi è naturale che se si dicono queste cose, le persone si sentono ammazzate,
30:29nei confronti degli stranieri che arrivano così numerosi nell'interesse del paese,
30:34ma sempre numerosi, quindi persone non gradite. Sarebbe stato ideale, penso, per gli ternesi
30:43dell'epoca, che questi braccianti non si portassero a casa, non si portassero a casa
30:48e non si portassero a casa e non si portassero a casa.
30:53Sarebbe stato ideale, penso, per gli ternesi dell'epoca, che questi braccianti facessero
30:59il loro lavoro nei campi, rimanessero lì, che nessuno potesse mai vederli, quindi lontano
31:06dagli occhi della cittadinanza, invece si giravano nelle vie del paese, il che dava
31:13molto fastidio, quindi penso che fu un messaggio molto forte che era giunto allora che i braccianti
31:22immigrati andassero via da Villa Literno, quindi una buona carica di razzismo, di avversione
31:32nei confronti degli stranieri.
31:36Gerry Maslow aveva ragione, bisognava che morisse qualcuno perché ci si accorgesse
31:40della situazione e in un'Italia non ancora così assuefatta dai problemi dell'immigrazione
31:45e non ancora così spaventata dagli immigrati.
31:49I funerali di Gerry Maslow vengono seguiti in diretta dal Tg2 e un mese dopo a Roma si
31:54svolge la più grande manifestazione contro il razzismo mai tenuta in Italia, seguita
31:59da più di 200.000 persone. Nel nome di Gerry Maslow nasce anche un'associazione fondata
32:04dall'ex sindaco di Casal di Principe, Renato Natale. Ma non è per questo che le cose cambiano.
32:11In realtà la questione si ascrive alla tematica dello sfruttamento perché i lavoratori stranieri
32:19vengono visti come arnesi strumenti per la produzione di vari generi, sia in agricoltura
32:29sia in altri settori della vita economica, quindi se sono arnesi da lavoro sono soltanto
32:36da utilizzare, se sono arnesi sono oggetti, dal momento in cui noi veniamo oggettivizzati
32:43la nostra umanità viene meno, rimaniamo confinati a quello.
32:48Rosarno è un paese di 15.000 abitanti in provincia di Reggio Calabria nella piana di
32:53Gioia Tauro. È anche un paese agricolo e ci si coltivano arance e mandarini e ad ogni
32:58stagione arrivano a Rosarno migliaia di braccianti, 2.500 di questi sono africani.
33:07Il pomeriggio del 7 gennaio 2010 da un grosso fuoristrada scuro qualcuno spara con un fucile
33:13da caccia caricato a pallini su due lavoratori africani che stanno camminando sulla statale
33:18Chevaglio a Gioia Tauro. Aiva Saibou, un lavoratore di 26 anni che arriva dal Togo viene ferito
33:23al linguide. Intanto si sta diffondendo un'altra notizia molto diversa, qualcuno sta dicendo
33:29in giro che i lavoratori feriti sono 4 e che non sono soltanto feriti, sono morti, qualcuno
33:35sta dicendo in giro che ci sono 4 lavoratori morti.
33:49Non è vero, non è morto nessuno ma è come una scintilla che fa scoccare un'esplosione.
33:53La sera stessa un centinaio di lavoratori africani bloccano la statale sulla quale è
33:57avvenuto il ferimento e fermano le auto, poi puntano sul paese rovesciando auto e cassonetti
34:02e spaccando le vetrine. Interviene la polizia che si scontra con i manifestanti per qualche
34:07ora prima di riportare la camera.
34:09Bilancio della nottata, 20 feriti, 6 lavoratori africani e 14 abitanti di Rosarno, tra cui
34:33una donna che è stata tirata fuori violentamente dalla sua auto.
34:37Stavo attraversando lo spazimento quando di colpo mi sono ritrovata bloccata la macchina
34:43con extra comunitari addosso.
34:46Quanti?
34:47Quasi 100 credo.
34:49Intanto però è successo qualcosa, si è sparsa un'altra notizia, che è stata picchiata
34:54una donna, una donna incinta e che ha perso il bambino.
35:02Ma neanche questa notizia è vera.
35:04Le forze dell'ordine hanno fatto ricerche in tutti i pronti soccorso della zona, tutta
35:10la provincia, fino anche a Vibbo, a Nicotra, dappertutto, non vi era traccia di una donna
35:15incinta che aveva perso il bambino.
35:17Riferirla di fronte a una telecamera è stato un gesto di irresponsabilità in un momento
35:21in cui bisognava gettare acqua sul fuoco, non benzina sul fuoco.
35:26Il giorno dopo sono gli abitanti di Rosarno a scendere in piazza, tra questi ci sono anche
35:30alcuni ragazzi armati di spranga e alcuni armati anche di fucile.
35:34C'è anche chi cerca di investire i lavoratori africani con la macchina.
35:37Non vogliamo i negri, punto. Perché? Perché siamo costrutti da qui.
35:42L'abbiamo trattato con i guanti bianchi, gli abbiamo dato da mangiare, l'abbiamo sfamato
35:46di tutti i modi, va bene, ok? Dopodiché ci hanno fatto tutto questo.
35:50Loro qui a Rosarno non possono più stare.
35:53Le persone civili noi non le vogliamo.
35:58Questi sono per loro, andate a firma.
36:02La sera i manifestanti di Rosarno si concentrano attorno ad una vecchia cartiera nella quale
36:07i lavoratori africani hanno trovato una sistemazione di fortuna.
36:11Arriva anche la polizia e la tensione sale.
36:16Alla fine della giornata il bilancio è di 32 feriti, 14 lavoratori africani e 18 uomini
36:22delle forze dell'ordine con 7 arresti. Ma non finisce lì.
36:26Il giorno dopo all'ospedale di Gioia Tauro continuano ad arrivare lavoratori africani
36:30feriti a colpi di fucile. Almeno una trentina di feriti.
36:34È diventato proprio una caccia all'uomo. Così la polizia è venuta a questa fabbrica
36:41per dire adesso voi non siete in sicurezza qui a Rosarno, devi andare via.
36:47Abbiamo parlato con i poliziotti, anche io ho parlato con loro.
36:52Adesso non possiamo anche andare alla stazione di treno per prendere biote per andare via.
36:57Perché quando vai alla stazione quella ti ferma, ti bastona e ti ammassa.
37:01Così loro hanno portato con le bus, 4-5 autobus, hanno portato tutti gli africani da Crotona, da Bari.
37:13La tensione è tale che le forze dell'ordine non possono proteggere i lavoratori africani
37:18che o se ne vanno da soli o vengono portati via da polizia e carabinieri.
37:23Una decisione che a mio modo di vedere è stata una vera e propria deportazione,
37:29perché teniamo conto che l'80% di quei cittadini erano cittadini che si trovavano nel territorio italiano
37:37in modo regolare, nel senso che avevano permesso di soggiorno, erano in una situazione dal punto di vista legale a posto.
37:46Ecco perché parlo di deportazione, ma anche con molta onestà intellettuale che non c'era altra soluzione,
37:56perché ormai la situazione era molto critica.
37:59Per cui per la prima volta nella Repubblica Italiana di fatto lo Stato mandava via da un luogo cittadini che erano regolari dal punto di vista delle leggi.
38:19Lei è accompagnata alla stazione?
38:33Adesso sono qui perché hanno minacciato quei ragazzi che stanno in quella casa e questi devono andare alla stazione, hanno paura.
38:41Ho fatto dire alla polizia per ascoltarli.
38:43Quindi è una situazione davvero difficile ancora?
38:45Certo che è difficile, questo ragazzo sta piangendo, adesso dove va?
38:49Perciò è difficile a misura in cui lo Stato non interviene, perché lo Stato non sta intervenendo.
38:53Quali sono i provvedimenti? Lo Stato non doveva mandar via gli ex comunitari, doveva solo proteggerli, che è diverso.
39:02La situazione diventa pericolosamente insostenibile, anche perché sui fatti di Rosarno si allunga un'ombra inquietante, quella dell'andrangheta.
39:12Rosarno in quei giorni è un comune sciolto per infiltrazioni mafiose e quella è la zona dell'endrine di Gioia Tauro, dei bellocco e dei pesci.
39:21L'andrangheta che controlla il territorio e parte delle attività produttive.
39:29L'andrangheta non c'è qui in paese?
39:31Non c'entra niente qui.
39:33Sono fottevite, hanno bruciato la macchina l'andrangheta pure.
39:37Questo dovete spiegare voi.
39:42Nei giorni successivi i carabinieri fermano tre giovani di Rosarno. Uno di questi, accusato di aver aggredito un lavoratore africano, è il nipote del boss Carmine Bellocco.
39:51Non è indifferente per la criminalità organizzata in un territorio controllato fortemente come la piana di Gioia Tauro
40:00perché ci sono dei cittadini che non rispondono alle regole non scritte del territorio, che si permettono di denunciare e di rivendicare diritti in un territorio in cui non lo fa nessuno.
40:10E quindi è probabile che l'andrangheta abbia, se non alimentato, almeno legittimato in maniera forte la repressione dei rosarnesi nei confronti dei lavoratori migranti.
40:22Non vorrei ancora lavorare nella stessa condizione come in Rosarno, dove facciamo il lavoro.
40:27Perché dobbiamo iniziare a lavorare alle 5 del mattino, fino alle 12 del mattino, 25 euro.
40:36Quindi diventiamo esclavi, come prima. Siamo esclavi, come prima.
40:46Ci sono state molte cose che sono passate.
40:52Le persone non hanno detto niente, le persone continuano a lavorare.
40:55Fino a quando ci sono stati attaccati, abbiamo detto che non siamo animali.
41:01Siamo esseri umani, come quelli che fanno queste cose.
41:06Perché ogni volta che ci troviamo facciamo queste cose?
41:09Quindi abbiamo detto che eravamo fatichi di subire queste cose.
41:13Alla base dei fatti di Rosarno, però, potrebbero non esserci soltanto problemi di convivenza, di sfruttamento o anche di razzismo.
41:20Secondo qualcuno, dopo una prima, iniziale, spontanea esplosione di tensione e di violenza, sarebbe seguita una vera e propria strategia della tensione.
41:29Perché, dicono, i lavoratori africani di Rosarno non sono più una risorsa, anzi, sono un problema.
41:36Il sistema economico delle arance è servito, diciamo, a far vivere quel territorio per decenni.
41:44L'ha fatto vivere spesso con dei piccoli trucchi e delle piccole truffe nei confronti dell'Unione Europea che dà i contributi ai produttori agricoli.
41:56C'è di più. La presenza dei lavoratori migranti serve a gestire il consenso da parte dei poteri forti del territorio.
42:04Perché i lavoratori migranti occupano il posto nei campi dei lavoratori italiani che, con poche giornate di lavoro, riescono a garantire, invece, i contributi dell'Inps.
42:15Quindi si sfruttano dei lavoratori invisibili per avere dei contributi per i lavoratori italiani che sono iscritti, diciamo, alle liste previdenziali.
42:27Non è sempre così, naturalmente, e non lo è per tutti, ma lo scandalo dei contributi della Comunità Europea ottenuti con la truffa c'è e, ad un certo punto, scoppia.
42:36Così, nel 2008, la Comunità Europea cambia sistema di contribuzione, legandolo non più al prodotto, ma agli ettari coltivati.
42:43I proprietari degli agrumeti incassano un quinto di quello che prendevano prima e, dal momento che le arance sul mercato valgono pochi centesimi, non vale la pena di raccoglierle.
42:53E così i lavoratori stagionali, da una risorsa, diventano un problema.
42:57È strano che in una cittadina come Rosarno, dove spesso si vedono vetrine infrante da bombe o sparate o macchine fatte saltare in aria,
43:12nessuno mai si è sceso in strada con spranghe per protestare contro l'andrangheta. Sono scesi per gli africani, però.
43:20Questo è un dramma.
43:23E' chiaro che c'è un problema politico molto serio, perché la storia di Rosarno si inquadra anche in una storia di questo paese dove, purtroppo, gli immigrati non hanno diritto di entrare.
43:40E' una storia di chiusure, è una storia brutta, questa, del nostro paese, una storia di respingimenti, una storia dove l'immigrato viene visto come pericolo e non come risorsa.
43:55E quindi anche questo clima, a mio modo di vedere, ha contribuito, questo clima generale del nostro paese, a far sì che a Rosarno accadesse tutto quello che è accaduto.
44:09I fatti di Rosarno avevano avuto anche un altro precedente, più vecchio, più vecchio ancora della rivolta che era scoppiata l'anno prima.
44:16Era accaduto in Francia, a Degmort, in Camargue. Anche lì una falsa notizia aveva fatto da detonatore ai cattivi rapporti tra la popolazione locale e i lavoratori stranieri, accusati di portare via il lavoro e di portare soltanto degrado e criminalità.
44:31La falsa notizia, che gli immigrati avessero ucciso alcuni francesi, aveva fatto scattare la caccia allo straniero, con almeno nove morti e tutti gli altri immigrati che erano scappati via, come a Rosarno.
44:46Solo che quella volta gli immigrati stranieri non sono africani, ma italiani, soprattutto piemontesi, perché è il 1893 e allora gli immigrati eravamo noi.
44:56Sono tante le brutte storie della morte sul lavoro, così tante che non c'è il tempo di raccontarle tutte.
45:09Sono stragi come quella del Molino Cordero di Fossano, in provincia di Cuneo, del 2007, cinque morti per un'esplosione.
45:16Come quella della Truck Center di Molfetta, in provincia di Bari, del 2008, cinque operai che entrano uno dopo l'altro nella cisterna di un'autobotte per pulirla e muoiono tutti, uccisi dalle esalazioni di acido solforico.
45:30O come quella di Mineo, in provincia di Catania, nel 2008, sei operai estratti dalla vasca di un depuratore irrigiditi dal fango come i calchi degli uomini uccisi dall'eruzione di Pompei.
45:41Un grande impegno civile, che però è anche un impegno politico, dovrebbe essere quello di rinforzare le persone, di rinforzare le persone, di rinforzare le persone, di rinforzare le persone.
45:55Un grande impegno civile, che però è anche un impegno politico, dovrebbe essere quello di, usando una parola un po' incongrua, un po' forzata,
46:15dovrebbe essere quello di togliere al lavoro la sua connotazione di merce che invece l'è stata impressa negli ultimi venti, trent'anni. Bisognebbe demercificare il lavoro.
46:29E questo non dovrebbe essere soltanto un impegno morale o, come si dice, etico-politico o simile. Questo deve trovare il suo fondamento, la sua collocazione nella legislazione.
46:40Quando si fanno discussioni sul mondo perfetto, sui diritti perfetti, ottimo, però bisogna stare attenti che se tu vuoi diritti perfetti nella fabbrica ideale, rischi di conservare i diritti perfetti, ma di perdere la fabbrica che va da un'altra parte.
46:59Io credo che dobbiamo cominciare a pensare che una certa quantità di diritti e di regole è un lusso che non possiamo più permetterci.
47:08Si muore per mancanza di sicurezza, perché non si rispettano le norme, perché mancano le cose che servono per lavorare bene o perché non si investe nell'ammodernamento degli impianti.
47:17Si muore perché non si investe in formazione e si prendono giovani operai inesperti per lasciarli poco dopo.
47:40Si muore perché le norme ci sono, potrebbero essere meglio ma un po' ci sono, ma le istituzioni non fanno i controlli o non possono farli per mancanza di risorse.
48:05Si muore perché neanche i lavoratori rispettano le norme, perché sono costretti ad accettare qualunque lavoro, a qualunque condizione, anche a costo di rimetterci la pelle.
48:32Si muore perché è arrivata la criminalità organizzata a fare da imprenditore, con una cultura del lavoro che è quella del crimine.
48:56La necessità, a mio parere, di creare una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro, cioè un ufficio che metta a disposizione per fare le indagini un'organizzazione già esistente, già collaudata, quindi un'organizzazione in grado poi di intervenire sui fatti che accadono nel nostro paese.
49:24Una procura nazionale per la sicurezza sul lavoro, una procura nazionale come per la mafia, ed è giusto perché i morti provocati dagli incidenti sul lavoro sono una strage continua che va presa sul serio e non può essere ignorata, come il terrorismo e come la mafia.
49:39Anche se per cambiare veramente le cose bisogna cambiare il modo di pensare il lavoro, per sconfiggere la morte sul lavoro bisogna pensare che il lavoro è vita, non soltanto soldi o guadagno, e come la vita va amato e rispettato.
49:51Non è normale che una persona esca di casa, io per esempio, forse divento una routine dopo vent'anni di matrimonio, però penso che io da quella notte ho rivalutato il fatto che andare a lavorare e salutare la famiglia sia una cosa…
50:12…sia una cosa che bisogna fare, perché comunque nessuno penso che pensi di andare a lavorare e non tornare più a casa.
50:42Vedendo le storie di morte sul lavoro viene una rabbia incredibile, sono storie di ingiustizia, sono storie tremende. Secondo te c'è rabbia nel mondo del lavoro? Come si esprime questa rabbia o come si esprimerà?
51:11Questa rabbia da una parte è stata ritrascritta attraverso i mezzi di comunicazione di massa, per cui diventa la rabbia del terzo morto del giorno, il quarto morto del giorno, dei cinque morti tutti insieme, dei sette morti tutti insieme.
51:31Quella rabbia è diventata un linguaggio televisivo, giornalistico, quello che vuoi, quindi non è più una rabbia che in qualche maniera rappresenta la maggioranza delle persone.
51:42Dall'altra parte c'è invece chi, quelli morti se li sente addosso perché gli è morto il marito, il figlio, il padre, in genere quelli sono proprio quelli che tacciono, quelli che non parlano, quelli che a un certo punto fanno veramente dei passi indietro,
51:58che anche loro nel momento in cui sono raggiunti dai giornali e dalle televisioni diventano delle star e però poi il giorno dopo sono morti almeno quanto i loro parenti.
52:08Per cui anche lì c'è una rabbia che è molto adolescenziale, quella rabbia che ti fa dire la prima parolaccia dentro casa o la prima bestemmia o il primo cazzotto contro il muro.
52:21Però poi purtroppo questa rabbia è frenata dalla mancanza di coscienza, noi non abbiamo bisogno della rabbia, noi abbiamo bisogno della coscienza che è un'altra cosa.
52:29Cosa rispondiamo a tanta gente, non uno solo comunque, a tanta gente che dice siamo in periodo di crisi, il problema è questo e quindi certe cose come magari certe sommature di sicurezza sono un lusso che non ci possiamo permettere?
52:43La morte è una cosa che non possiamo permetterci insomma, anzi proprio perché siamo in crisi, la crisi dovrebbe in qualche maniera evidenziare che la crisi non è prodotta dal fatto che si consuma meno, ma dal fatto che siamo andati troppo oltre.
53:00C'è crisi perché, non voglio dire banalmente perché abbiamo comprato il terzo televisore, perché abbiamo la quarta macchina e roba del genere, è tutto un insieme di oggetti, di parti, di pezzi della nostra vita che sono andati oltre.
53:17E' chiaro che poi la crisi è un po' come quando si fa l'embargo ad una nazione, la vive chi c'entra meno e chi è meno responsabile della crisi, però di fatto ognuno, per questo io dico, ognuno deve tornare ad essere responsabile per se stesso e dire dobbiamo fare molti passi indietro.