Allattare al seno dopo un tumore alla mammella non solo è possibile, ma anche sicuro. A dimostrarlo due studi internazionali guidati da team italiani che saranno presentati al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo) 2024 a Barcellona. Le ricerche hanno mostrato che nutrire in modo naturale un neonato dopo un trattamento per il cancro al seno non aumenta il rischio di recidiva o lo sviluppo di nuovi tumori.
[idgallery id="2206518" title="Tumore al seno e diagnosi precoce: le risposte ai dubbi più comuni"]
I risultati dei due studi
Il primo studio, guidato dalla dottoressa Eva Blondeaux dell'Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha monitorato 474 donne con mutazioni dei geni BRCA che hanno allattato dopo aver affrontato un tumore al seno. Circa il 23% di queste donne ha scelto di allattare, e dopo un follow-up di sette anni, non sono emerse differenze significative nel rischio di recidiva tra le donne che hanno allattato e quelle che non lo hanno fatto. Questo dato rassicura le pazienti, suggerendo che l’allattamento non influisce negativamente sul rischio di recidiva.
[idarticle id="2401158" title="Allattare dopo un tumore al seno è sicuro: non aumentano le recidive"]
Il secondo studio, diretto dal professor Fedro Alessandro Peccatori dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha coinvolto 518 donne con cancro al seno positivo ai recettori ormonali. Tra queste, 317 avevano sospeso temporaneamente la terapia endocrina per poter avere una gravidanza e successivamente hanno allattato. Anche in questo caso, i tassi di recidiva due anni dopo il parto sono risultati simili tra le donne che hanno allattato e quelle che non lo hanno fatto, dimostrando che l’allattamento non comporta rischi aggiuntivi per le pazienti con tumori ormono-sensibili.
[idgallery id="1986482" title="Tumore al seno: che impatto ha sulla vita di una donna?"]
Allattare al seno: sfatare i miti per le pazienti oncologiche
«È ora di iniziare a pensare alle sopravvissute al cancro al seno come donne con tutti i diritti, i bisogni e le possibilità delle donne che non hanno mai avuto il cancro», ha spiegato il professor Fedro Alessandro Peccatori. «I medici erano preoccupati di dare a queste donne la possibilità di avere un bambino, ma recentemente abbiamo dimostrato che ciò è sicuro a breve termine. Ora, con queste nuove informazioni possiamo sfatare il mito secondo cui l'allattamento al seno non è né possibile né sicuro per le sopravvissute al cancro al seno. Possono avere una gravidanza e un rapporto normali con il loro bambino, compreso l'allattamento al seno».
[idarticle id="435415,2336801" title="Tumore al seno: allattare è possibile dopo la malattia,Gravidanza sicura dopo un tumore al seno BRCA: con la PMA il rischio recidiva non aumenta"]
Questi risultati rappresentano una svolta significativa nella pianificazione della vita post-oncologica. Le evidenze suggeriscono che le donne che hanno superato un tumore al seno possono continuare a vivere esperienze di maternità senza preoccupazioni aggiuntive riguardo all’allattamento. La dottoressa Maria Alice Franzoi dell’Istituto Gustave Roussy (non coinvolta direttamente negli studi) sottolinea che è cruciale iniziare a discutere di opzioni come la gravidanza e l’allattamento fin dalla diagnosi, per preparare le pazienti a prendere decisioni informate lungo tutto il percorso della malattia. L'esperta ha però aggiunto che «il follow-up degli studi dovrebbe, idealmente, continuare più a lungo».
[idgallery id="1776913" title="Tumore al seno e ricostruzione mammaria: cosa serve sapere"]
Prospettive future
Le nuove scoperte offrono una rinnovata speranza e una prospettiva più serena per le donne sopravvissute al cancro al seno. Con queste informazioni, è possibile sfatare il mito che l’allattamento non sia né possibile né sicuro per le pazienti oncologiche. Ora, le donne possono affrontare la maternità e l’allattamento con maggiore fiducia, sapendo che questi aspetti non comprometteranno la loro salute oncologica.
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I risultati dei due studi
Il primo studio, guidato dalla dottoressa Eva Blondeaux dell'Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha monitorato 474 donne con mutazioni dei geni BRCA che hanno allattato dopo aver affrontato un tumore al seno. Circa il 23% di queste donne ha scelto di allattare, e dopo un follow-up di sette anni, non sono emerse differenze significative nel rischio di recidiva tra le donne che hanno allattato e quelle che non lo hanno fatto. Questo dato rassicura le pazienti, suggerendo che l’allattamento non influisce negativamente sul rischio di recidiva.
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Il secondo studio, diretto dal professor Fedro Alessandro Peccatori dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, ha coinvolto 518 donne con cancro al seno positivo ai recettori ormonali. Tra queste, 317 avevano sospeso temporaneamente la terapia endocrina per poter avere una gravidanza e successivamente hanno allattato. Anche in questo caso, i tassi di recidiva due anni dopo il parto sono risultati simili tra le donne che hanno allattato e quelle che non lo hanno fatto, dimostrando che l’allattamento non comporta rischi aggiuntivi per le pazienti con tumori ormono-sensibili.
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Allattare al seno: sfatare i miti per le pazienti oncologiche
«È ora di iniziare a pensare alle sopravvissute al cancro al seno come donne con tutti i diritti, i bisogni e le possibilità delle donne che non hanno mai avuto il cancro», ha spiegato il professor Fedro Alessandro Peccatori. «I medici erano preoccupati di dare a queste donne la possibilità di avere un bambino, ma recentemente abbiamo dimostrato che ciò è sicuro a breve termine. Ora, con queste nuove informazioni possiamo sfatare il mito secondo cui l'allattamento al seno non è né possibile né sicuro per le sopravvissute al cancro al seno. Possono avere una gravidanza e un rapporto normali con il loro bambino, compreso l'allattamento al seno».
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Questi risultati rappresentano una svolta significativa nella pianificazione della vita post-oncologica. Le evidenze suggeriscono che le donne che hanno superato un tumore al seno possono continuare a vivere esperienze di maternità senza preoccupazioni aggiuntive riguardo all’allattamento. La dottoressa Maria Alice Franzoi dell’Istituto Gustave Roussy (non coinvolta direttamente negli studi) sottolinea che è cruciale iniziare a discutere di opzioni come la gravidanza e l’allattamento fin dalla diagnosi, per preparare le pazienti a prendere decisioni informate lungo tutto il percorso della malattia. L'esperta ha però aggiunto che «il follow-up degli studi dovrebbe, idealmente, continuare più a lungo».
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