https://www.pupia.tv - Bologna - FIORI DOVE MORÌ BADER, "AMAVA LA VITA, ERA MODELLO INTEGRAZIONE"
Bologna, 29 apr. - C'è la fidanzata, inconsolabile, prima in raccoglimento davanti ai fiori insieme a un'amica, poi sotto alla scritta sul muro con una "B" raffigurata dentro a un cuore. Poi c'è lo zio Rashed, che "chiede giustizia", i suoi compagni di viaggio in città, tra accoglienza e musica, e le istituzioni: il Consolato di Tunisia, la Comunità islamica, il Comune di Bologna. È il mondo del giovane Bader Eddine Essefi, 19enne originario della Tunisia, che oggi lo ricorda in via Colombi, a due passi dal Poliambulatorio Reno, proprio nel punto dove venerdì ha perso la vita dopo una lite in strada, in circostanze ancora da chiarire. Bader, racconta il console Afif Traouli, era in Italia da quattro anni, era "un modello di integrazione, ora siamo in contatto con la famiglia in Tunisia", dove doveva tornare a luglio per il matrimonio della sorella, come racconta lo zio Rashed Mhat, fratello della madre di Bader, presente oggi. "Chiediamo giustizia. Questo è un crimine e vogliamo giustizia. È un ragazzo giovane, vogliamo sapere le circostanze del crimine. Era un giovane che amava la vita, pieno di vita sempre, ed è veramente un peccato che abbia perso la sua energia e la sua vita così presto". Sul marciapiede dove ci sono fiori, messaggi e pupazzetti portati nei giorni scorsi, davanti alla scritta "Bader vive", il console Afif Traouli appone una corona per "esprimere la nostra solidarietà con la famiglia, gli amici, i colleghi che hanno conosciuto la vittima" e per "mandare un messaggio di speranza per dire che la vita di tutti è preziosa e dovremmo fare insieme tutto il possibile per salvare queste vite. La violenza è qualcosa che non può essere accettata", aggiunge, ringraziando le autorità italiane e locali per star facendo il "necessario per rimpatriare la salma in Tunisia al più presto". Tra gli amici giunti, c'è anche Youssem Ben Rabia, fondatore dell'associazione Diasporart, fondata a gennaio. È stato l'operatore sociale che lo ha seguito nel corso di molti mesi fino a settembre scorso. "Già dai primi eventi gli ho parlato dell'iniziativa, e visto che era molto appassionato di musica, di rap e di trap, parlavamo quasi quotidianamente di questa cosa, di fare video, musica... Siamo molto commossi, siamo molto toccati da questa tragedia, perchè Bader lo conoscevamo di persona". Anche per Youssem il ragazzo "era un esempio di integrazione, per la sua storia, per il percorso che stava facendo. Era un ragazzo con le sue fragilità ma anche un ragazzo molto determinato per andare avanti nonostante tutto. Adesso ci ha lasciato, è in un altro mondo speriamo migliore, ma dobbiamo assolutamente rivelare la verità su questa tragedia perchè non succeda più". In questo senso, sottolinea l'amico, "c'è tanta violenza in questa città, soprattutto tra i giovani, e questa violenza è frutto anche della discriminazione generale che stiamo vivendo". Per l'amministra
Bologna, 29 apr. - C'è la fidanzata, inconsolabile, prima in raccoglimento davanti ai fiori insieme a un'amica, poi sotto alla scritta sul muro con una "B" raffigurata dentro a un cuore. Poi c'è lo zio Rashed, che "chiede giustizia", i suoi compagni di viaggio in città, tra accoglienza e musica, e le istituzioni: il Consolato di Tunisia, la Comunità islamica, il Comune di Bologna. È il mondo del giovane Bader Eddine Essefi, 19enne originario della Tunisia, che oggi lo ricorda in via Colombi, a due passi dal Poliambulatorio Reno, proprio nel punto dove venerdì ha perso la vita dopo una lite in strada, in circostanze ancora da chiarire. Bader, racconta il console Afif Traouli, era in Italia da quattro anni, era "un modello di integrazione, ora siamo in contatto con la famiglia in Tunisia", dove doveva tornare a luglio per il matrimonio della sorella, come racconta lo zio Rashed Mhat, fratello della madre di Bader, presente oggi. "Chiediamo giustizia. Questo è un crimine e vogliamo giustizia. È un ragazzo giovane, vogliamo sapere le circostanze del crimine. Era un giovane che amava la vita, pieno di vita sempre, ed è veramente un peccato che abbia perso la sua energia e la sua vita così presto". Sul marciapiede dove ci sono fiori, messaggi e pupazzetti portati nei giorni scorsi, davanti alla scritta "Bader vive", il console Afif Traouli appone una corona per "esprimere la nostra solidarietà con la famiglia, gli amici, i colleghi che hanno conosciuto la vittima" e per "mandare un messaggio di speranza per dire che la vita di tutti è preziosa e dovremmo fare insieme tutto il possibile per salvare queste vite. La violenza è qualcosa che non può essere accettata", aggiunge, ringraziando le autorità italiane e locali per star facendo il "necessario per rimpatriare la salma in Tunisia al più presto". Tra gli amici giunti, c'è anche Youssem Ben Rabia, fondatore dell'associazione Diasporart, fondata a gennaio. È stato l'operatore sociale che lo ha seguito nel corso di molti mesi fino a settembre scorso. "Già dai primi eventi gli ho parlato dell'iniziativa, e visto che era molto appassionato di musica, di rap e di trap, parlavamo quasi quotidianamente di questa cosa, di fare video, musica... Siamo molto commossi, siamo molto toccati da questa tragedia, perchè Bader lo conoscevamo di persona". Anche per Youssem il ragazzo "era un esempio di integrazione, per la sua storia, per il percorso che stava facendo. Era un ragazzo con le sue fragilità ma anche un ragazzo molto determinato per andare avanti nonostante tutto. Adesso ci ha lasciato, è in un altro mondo speriamo migliore, ma dobbiamo assolutamente rivelare la verità su questa tragedia perchè non succeda più". In questo senso, sottolinea l'amico, "c'è tanta violenza in questa città, soprattutto tra i giovani, e questa violenza è frutto anche della discriminazione generale che stiamo vivendo". Per l'amministra
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NovitàTrascrizione
00:00Una violenza insensata che non può avere giustificazioni.
00:10Sicuramente emerge un disagio giovanile, una crisi valoriale che deve interrogare tutti gli attori della nostra città che si occupano appunto di minori.
00:20Stiamo giocando ciascuno di noi il proprio ruolo, le moschee, le parrocchie, i servizi sociali, le autorità giudiziarie,
00:28ma secondo me è importante mettere ordine, creare una regia per poter lavorare insieme e prevenire queste situazioni.
00:36Noi non possiamo e non dobbiamo abituarci alla violenza.
00:39Voglio anche mandare un messaggio, un messaggio di speranza, un messaggio per dire che tutta la vita è preciosa e dovremo fare insieme tutto il possibile per salvare queste vite.
00:58La violenza è qualcosa che non può essere ascettata.
01:08Grazie alle autorità italiane e locali per la collaborazione, per fare l'incessario per rimpatriare la Salma alla Tunisia al più presto.
01:24Era un giovane che amava la vita, che era pieno di vita sempre ed è veramente un peccato che abbia perso la sua energia e la sua vita in questo modo, così presto.
01:36Chiediamo giustizia, chiediamo giustizia e un crimine.
01:42Siamo molto toccati da questa tragedia perché Badr lo conoscevamo di persona.
01:50Io personalmente lo seguivo come operatore sociale.
01:57Era un esempio dell'integrazione per la sua storia, per il suo percorso che stavo facendo.
02:06Era un ragazzo con le sue fragilità, ma anche un ragazzo molto determinato per andare avanti, nonostante tutto.
02:16Dobbiamo assolutamente rivelare la verità su questa tragedia perché non succede più.
02:29Perché c'è tanta violenza in questa città, soprattutto tra i giovani, e questa violenza è frutto anche della discriminazione generale che stiamo vivendo.