Rispetto alla Marzal le originali portiere ad ali di gabbiano in favore di 2 tradizionali e ribaltava lo schema meccanico portando il motore posteriore all'anteriore. Ciò fu necessario sia per liberare spazio per le poltrone posteriori e offrire un bagagliaio capiente che per adattarsi al pianale della 400 GT. Le linee tese della coupè fastback definitiva ricalcavano quelle dei prototipi pur accresciute nelle dimensioni esterne.
Il frontale con 4 fari rotondi incassati in una grande griglia nera sopra un piccolo paraurti cromato era molto aggressivo, il logo della casa di Sant’Agata Bolognese era collocato sul lungo cofano insieme a due prese d’aria NACA. La fiancata era divisa in due da una modanatura nera opaca, sul parafango anteriore erano presenti due aperture per lo sfogo dell’aria calda, le lunghe portiere si aprivano in maniera tradizionale, la linea dei finestrini posteriori apribili a compasso anziché discendere saliva gradualmente verso il tetto, dietro di essi venne aperta una griglia per lo sfogo dell’aria viziata dall’abitacolo. Completavano il tutto la mostrina con il nome dell’auto attraversato da una spada da matador e le grandi ruote in lega leggera Campagnolo, identiche a quelle della Miura.
Il posteriore tronco era caratterizzato dal lunotto separato in due parti, quella superiore apribile e quella inferiore fissa, da un sottile paraurti cromato e da quattro aggressivi scarichi sportivi ANSA.
La meccanica è la stessa della coupé 400 GT Touring, con l’inevitabile allungamento di 15 cm del passo necessario per fare posto ai 4 occupanti; operazione di cui si occupano, in sede progettuale, niente meno che Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani.
Il motore V12 è il 3929 cm³ alimentato da sei carburatori Weber doppio corpo, progettato da Giotto Bizzarrini e poi sviluppato da Paolo Stanzani. La potenza sulla prima serie è 325 CV, sulla seconda sale a 350 CV e sulla terza a 375 CV, perciò la velocità massima passò da 245 a 260 km/h. Il cambio è un Lamborghini manuale a 5 marce.
Il frontale con 4 fari rotondi incassati in una grande griglia nera sopra un piccolo paraurti cromato era molto aggressivo, il logo della casa di Sant’Agata Bolognese era collocato sul lungo cofano insieme a due prese d’aria NACA. La fiancata era divisa in due da una modanatura nera opaca, sul parafango anteriore erano presenti due aperture per lo sfogo dell’aria calda, le lunghe portiere si aprivano in maniera tradizionale, la linea dei finestrini posteriori apribili a compasso anziché discendere saliva gradualmente verso il tetto, dietro di essi venne aperta una griglia per lo sfogo dell’aria viziata dall’abitacolo. Completavano il tutto la mostrina con il nome dell’auto attraversato da una spada da matador e le grandi ruote in lega leggera Campagnolo, identiche a quelle della Miura.
Il posteriore tronco era caratterizzato dal lunotto separato in due parti, quella superiore apribile e quella inferiore fissa, da un sottile paraurti cromato e da quattro aggressivi scarichi sportivi ANSA.
La meccanica è la stessa della coupé 400 GT Touring, con l’inevitabile allungamento di 15 cm del passo necessario per fare posto ai 4 occupanti; operazione di cui si occupano, in sede progettuale, niente meno che Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani.
Il motore V12 è il 3929 cm³ alimentato da sei carburatori Weber doppio corpo, progettato da Giotto Bizzarrini e poi sviluppato da Paolo Stanzani. La potenza sulla prima serie è 325 CV, sulla seconda sale a 350 CV e sulla terza a 375 CV, perciò la velocità massima passò da 245 a 260 km/h. Il cambio è un Lamborghini manuale a 5 marce.
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