Breve storia del rapporto fra deficit al 3% del PIL e di oltre 25 anni di vincoli di bilancio in Europa, per capire se e come possono cambiare le cose
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NovitàTrascrizione
00:00Buongiorno, io sono Dario Colombo e sono un giornalista.
00:09Buongiorno, io sono Francesco Maggio e sono un economista.
00:15Francesco, la scorsa settimana ci siamo lasciati con un numero che alleggiava sopra di noi,
00:233%, un numero che simboleggia la storia dell'Europa, perché è, indica il rapporto che deve esserci
00:36tra il deficit e il PIL di un paese, ed è un numero che con questa richiesta continuativa
00:44che faceva ogni anno ci ha accompagnato come europei, come italiani, come europei per 25
00:50anni, una storia di 25 anni di vincoli, di bilancio, una storia molto lunga che adesso
00:55si comincia a mettere non in discussione ma si chiede, l'Europa si sta chiedendo di rivedere,
01:03di rivedersi anche con la possibilità di mettere mano ai trattati, modificare i trattati non
01:09solamente in ordine al 3%, ma stiamo sul pezzo perché ci siamo soffermati e perché è importante
01:17oggi parlare del 3%. Allora Caro Dario, ti devo un pizzico corregge perché sono 30 gli anni più
01:28che 25, nel senso che l'introduzione di questa misura avviene con la firma dei trattati di
01:33Maastricht nel 92, il 7 di febbraio, come una precisione, articolo 104, protocollo allegato
01:41all'articolo 104, cioè non è menzionato nell'articolo, non è menzionato nel protocollo,
01:45si dice che per costruire un'unione monetaria, anche quella è la funzione parametri di Maastricht,
01:50bisogna rispettare alcuni macro parametri, tra questi ce ne sono due fondamentali, rapporto
01:56debito pubblico PIL al 60%, cioè il debito che si accumula negli anni, e rapporto deficit PIL,
02:03cioè la differenza tra entrate uscite e disavanzo dell'anno, rispetto al prodotto interno lordo,
02:08non può superare il 3%. E questa misura poi, tu hai detto 25, ma tu hai detto giusto,
02:14non è che hai sbagliato, perché 25 anni fa, cioè nel 97, fu firmato il trattato di Amsterdam,
02:19nel quale fu introdotto il patto di stabilità e crescita, che è quello che attualmente è
02:24stato sospeso per un altro anno, perché è intervenuta la guerra. Allora, perché questa
02:30misura è importante? Tante volte abbiamo sentito nelle finanziarie, bisogna tagliare
02:34per rispettare questa misura. Questa misura fu barata, ci sono due versioni, c'è quella
02:41ufficiale, perché allora, in fase di negoziazione, la crescita mediamente nell'area euro-europea
02:48era del 3%, l'inflazione più o meno si agitava attorno a quello, allora un rapporto quasi
02:53a 1 a 1 non avrebbe compromesso l'altro parametro del 60%. E questa è la spiegazione che ci
02:58siamo sentiti dire sempre. Però ce n'è un'altra, se vuoi, anche molto più succosa,
03:04molto più gustosa, e che anche fa riflettere un po' su come nascono certi dogmi, e l'ha
03:09raccontata qualche anno fa Guy Abel, che allora era un funzionario del ministero del
03:14bilancio francese, che fu colui che materialmente la notte del 9 giugno 1981 si inventò questa
03:21misura. E come arrivarono lì? Era stato appena eletto Mitterrand e si trovava in eredità
03:27dal precedente presidente Gicard d'Este, non aveva un deficit di circa 26 miliardi
03:33di franchi francesi. Si insedia il primo governo socialista e già le previsioni che fa l'allora
03:39ministro Laurent Fabiù, che arriveremo a 55. Mitterrand si rende conto che di questo passo
03:45il bilancio sarebbe esploso, allora fissa una soglia intorno ai 100 miliardi. Più di questa
03:52soglia il deficit non deve andare. Però è una misura intera, una misura intera fa impressione,
03:59perché qui entra morto anche l'aspetto della comunicazione. Allora si dà mandato al ministero
04:04del tesoro di trovare assieme ai funzionari il modo di riuscire a trovare una misura che abbia
04:10un suo appello. E il funzionario della questione è Guy Abel, il quale fa questo ragionamento. Dice
04:18100 miliardi è la soglia da non superare. Il prodotto interno della Francia viaggia intorno
04:22ai 3300 miliardi di franchi francesi all'anno. Stabiliamo il 3% e buona lì. E la misura viene
04:31in quella notte comunicata al presidente Mitterrand, il quale accetta. E poi questa
04:37misura non solo verrà rispettata in Francia, tranne il 1986 questo parametro verrà rispettato
04:44in Francia, ma poi in fase di negoziazione tra i trattati di Maastricht, e allora era Jean-Claude
04:50Cliché che poi divenne presidente della Banca Centrale Europea prima di Mario Draghi, e fu
04:55a portare il 3% nei consessi europei e tutti accettarono senza discutere. E infatti Guy Abel
05:02racconta un po', dice ma come mai è stato accettato così? E lui rifà la risposta che diede Edmond
05:10Hillary, che è stato il primo a scalare l'Everest nel 49. Dice ma perché hai scalato l'Everest? E
05:15lui disse perché era lì. E quindi si sono trovati il 3% e l'hanno preso così come era. Anche perché
05:25il 3% è un numero quasi sciamanico, le tre grazie, i tre stadi della conoscenza di August
05:32Comte, loro che sono nazionalistici, tengono i filosofi di casa, e quindi l'aspetto dei tre
05:37giorni dell'esurrezione, quindi l'aspetto marketing, ha avuto una funzione molto forte.
05:42Oh caspita, è musica per le mie orecchie, lo dice uno, io sono senese e sono della Contrada
05:51della Torre, il cui numero cabalistico è il 3, per cui per me già rappresenta la perfezione. Però
05:56tu hai detto una bellissima cosa relativa al marketing, che sicuramente è un numero che buca
06:03lo schermo, è qui come si usa dire, e quindi arriva e la leva del marketing non è del tutto
06:10avulsa. Proprio quel periodo storico che tu hai indicato, hai parlato di Guy Abel, hai parlato di
06:15Mitterrand. Mitterrand arriva a guidare la Francia nel 1981 vincendo le elezioni, dopo averle perse
06:24nel mandato precedente, un po' come fece Nixon, al secondo tentativo. Ma perché lui arriva a
06:30vincere? Perché si affida al marketing, si affida a un genio del marketing che è Jacques Seguelat,
06:39che è passato dalla storia, che è colui che ha creato il marketing moderno, quello dei mezzi di
06:48comunicazione, soprattutto televisivi, e crea la figura Mitterrand. Fa anche riflettere il fatto
06:56che un socialista si affidi a una comunicazione, se facciamo la tara con quello che era all'epoca,
07:04una comunicazione fortemente mercificata, commerciale. Si usa dire che a volte è la
07:09sinistra che fa le riforme che dovrebbe fare la destra. Lui impone il marketing come strumento di
07:15vittoria politica, si affida a un genio del marketing per il quale vendere un politico è
07:23come vendere un prodotto. Lui lo dice apertamente, così fa, così conia uno slogan, la forza tranquilla,
07:33cui impone il personaggio Mitterrand alla Francia e lo porta a vincere le elezioni. Jacques Seguelat
07:43è davvero, l'abbiamo dipinto come un genio del marketing istrionico e innovativo. Sicuramente
07:54molte cose che lui ha creato e ha fatto in quegli anni sono ancora super valide,
08:00le potrebbero essere anche in quella che è l'economia degli influencer, ma ci torneremo
08:04in una delle prossime puntate a parlare di questo. Fatto sta, la vittoria del marketing,
08:09la vittoria del 3%, un 3% che così fa carriera in Europa, entra nei trattati come tu hai ricordato
08:18e diventa il numero simbolo della stabilità per eccellenza, quindi tre uguali stabilità. Se vuoi
08:27anche un leviatano della politica economica, con tutto ciò che ne consegue, con i benefici,
08:32ma anche con le zavorre che si porta dietro, perché non sempre l'economia politica, anzi quasi
08:40mai, rimane fedele a se stessa. Quindi ciò che il 3% vale nel 1997 non può più valere nel 2020 e
08:49ce ne siamo accorta. Quindi adesso io ti proporrei questa cosa, forse ho anche parlato fin troppo,
08:54ma un 3% ha ancora senso con le crisi, con i cambiamenti in atto, ma soprattutto la grandezza
09:02a cui si rapporta ha ancora senso? Ecco questo è il grande tema, hai fatto bene a metterlo a fuoco,
09:08cioè quel 3% noi lo percepiamo e viene veicolato come dogma, ma estremamente ballerini, innanzitutto
09:14perché essendo il risultato di una frazione, è chiaro che per esempio se il deficit rimane lo
09:21stesso, ma si modifica il denominatore prodotto interno lordo perché c'è una contrazione,
09:26c'è una recessione, diventa estremamente difficile rispettarlo, quindi bisogna fare per esempio
09:31molti tagli di spesa pubblica in un frangente nel quale essendo in recessione l'economia invece
09:37c'è più bisogno di spesa pubblica. Oppure al contrario viviamo un frangente in cui l'inflazione
09:45purtroppo sta salendo, poiché il prodotto interno lordo è una misura nominale, l'inflazione gonfia
09:53i prezzi, gonfia i costi e quindi complessivamente nominalmente gonfia anche il valore della
09:57ricchezza, ma rispetto all'economia reale non è una crescita, bensì è un aggravio della situazione
10:07economica. Ecco allora, e in più, che poi questo secondo me è dove volevi andare a parlare tu
10:12giustamente, questa famosa categoria, questo famoso indicatore prodotto interno lordo, ma
10:18davvero è anche lui a sua volta un dogma? E qui devo dirti assolutamente no, e tra l'altro c'è
10:28una frase bellissima che ha oggi ormai 54 anni perché la pronunciò Bob Kennedy il 18 marzo 1968
10:36all'università del Kansas in cui disse il pil misura tante cose, chi ci ascolta se vuole va
10:43a digitare su Google, c'è la frase bellissima e si conclude in questi termini, il prodotto interno
10:47lordo misura tante cose tranne ciò per cui una vita è degna di essere vissuta, cioè se aumenta
10:55il pil perché vengono prodotte più ambulanze, il pil aumenta però vuol dire che ci sono più
11:00incidenti quindi non è un indicatore di benessere e su questo visto che tu, anzi abbiamo parlato
11:06di un presidente socialista, c'è un socialista di casa nostra che è stato un bravissimo ministro
11:11dell'ambiente, mi riferisco a Giorgio Luffolo, che a proposito di pil, lui con questa espressione,
11:17noi che siamo a Milano possiamo facilmente equivocare, pil nel senso di prodotto interno
11:24rozzo e lordo, lui in un libro degli anni 90 aveva parlato della pirlandia dell'economia dove il pil
11:36non è più pil ma pirl perché è un indicatore rozzo e quindi pirl prodotto interno rozzo e lordo.
11:43Visto che siamo in vena di citazioni te ne faccio un'altra perché abbiamo esordito dicendo che
11:48insomma l'Europa si sta interrogando, si sta preparando a modificare i trattati, siamo ai
11:53voti per farlo, il futuro dell'Europa passerà anche da una revisione delle politiche sui veti,
11:59sulle unanimità, deve diventare un'Europa più al passo con la flessibilità che richiedono i
12:08tempi, però lo deve fare nel modo che lo contraddistingue, quindi con la forza gentile
12:18che la connota. Chi diceva che l'Europa era una forza gentile è stato Tommaso Padua Schioppa che
12:29lo ha messo in un libro, ce lo ha spiegato, ha intitolato un libro e ci ha spiegato che l'Europa
12:38deve avere la forza di fare le riflessioni e di mettere poi a terra nell'unico modo che sa fare,
12:47con gentilezza e questa ovviamente è l'Europa che nasce dal secondo dopoguerra in poi e credo
12:56che questa possa essere una strada da battere e da continuare a divulgare centellinandone gli
13:05sforzi ma con fermezza, credo che tu sia d'accordo con me. Totalmente d'accordo con te, uno dei
13:13padri fondatori dell'Europa, Henry Spark, diceva che il processo integrazione europea è come una
13:18bicicletta, se non corre cade a terra. Tanti problemi dell'Europa derivano dal fatto che spesso
13:25si è seduta. Noi oggi parliamo d'Europa, facciamo riferimento a dei trattati che hanno più di vent'anni,
13:32l'ultimo trattato attorno al quale è rotta tutto è quello di Lisbona del 2000, del 2001, dei primi
13:39anni 2000, quindi questo processo di evoluzione, trasformazione deve riprendere e ricorsa e come
13:46spesso succede anche nella vita delle persone, ci sono eventi esogeni che producono queste
13:51accelerazioni, eventi che magari uno di cui farebbe volentieri a meno, che però alla fine
13:56diventano un'occasione per riprendere un cammino. E oggi si prima la pandemia, adesso la guerra,
14:07mettono l'Europa alle strette, non può rinviare questi processi di riforma, di rivisitazione delle
14:16stesse sue iniziative politiche ed economiche. Il nostro quarto d'ora accademico giunge al termine,
14:25quindi io sono sicuro che nella prossima puntata parleremo di qualcosa che abbiamo toccato in
14:31questa e lo approfondiremo. Nel frattempo vi sarete accorti, chi ci ha seguito, che noi
14:37accompagniamo le nostre discussioni anche con dei consigli di lettura per approfondire quello
14:44che diciamo, perché siamo una comunità di kenesiani come tali e ci piace che ciascuno
14:53porti la propria goccia di esperienza e la propria goccia di conoscenza sul tema. Quindi
15:03vi diamo appuntamento alla prossima puntata e non dimenticate di seguire i nostri consigli
15:08di lettura e di approfondimento. Grazie a tutti, grazie Francesco, alla prossima.
15:13Grazie a te Dario, grazie a tutti gli ascoltatori, alla prossima.